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Ecco la carta ‘storica’ (qui integrale) che riabilita Silvio Berlusconi dopo anni di agonie giudiziarie e l’esilio dal Parlamento. Non è ancora definitiva perché la Procura Generale sta meditando se impugnarla. Ha tempo 15 giorni, a partire da venerdì scorso, per opporsi alla decisione dei giudici della Sorveglianza e, in particolare, all’argomento garantista per cui gli altri pesi sul groppone dell’ex Cavaliere (tornerà ad esserlo, ora?), a cominciare dal Ruby tre, ”non escludono di per sé la sussistenza della regolarità della condotta”. Sul punto, i giudici spiegano di aver seguito la Cassazione, secondo la quale “la mera pendenza di un procedimento penale per fatti successivi a quelli per cui è intervenuta la condanna” non è di ”ostacolo” all’accoglimento della riabilitazione, perché vale la ”presunzione di non colpevolezza”. Ma qualche sostituto procuratore generale fa notare che si poteva anche dare una valutazione diversa delle inchieste ancora pendenti sull’ex premier. La parola finale spetterà al procuratore generale Roberto Alfonso che oggi ha fatto sapere di non avere ancora preso alcuna decisione. Intanto emerge qualche curioso retroscena sull’udienza in camera di consiglio non indicata negli ‘statini’ , come avviene di solito, appesi alle porte. Tutto si è svolto in gran segreto in un venerdì pomeriggio in cui la riabilitazione di Berlusconi è finita nel calderone di una videoconferenza per discutere la posizione di alcuni detenuti in 41 bis. A proposito: tra le grane ancora attuali, i giudici hanno omesso di citare l’indagine fiorentina in cui, stando a notizie di stampa, il fondatore di Forza Italia è indagato per le stragi di mafia del 1992 e 1993. (manuela d’alessandro)