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Allo stadio il territorio è tutto. Quello che è mio non è tuo, dove stai tu non vengo io. Altrimenti saltano le barriere. E volano le botte. Lo dimostrano i fatti di San Siro del 14 settembre scorso e lo spiega bene la Digos di Milano nell’informativa che costituisce il documento più importante delle indagini appena chiuse dal pm Marcello Musso nei confronti di 12 ultras. Una relazione di poche pagine in cui si parla in continuazione di “calci e pugni”, “regolamenti di conti”, “propositi di vendetta” e “inaudita ferocia”. Violenze scatenate da un gesto la cui gravità non è comprensibile se non all’interno delle regole – non dette, incivili, infantili, ma pur sempre regole chiare – della tifoseria organizzata: un capo ultras si è permesso di mettere piede dove i tifosi della squadra avversa stanno esultando per la rete della propria compagine, la Juventus. Cos’è successo? Guardatevi questi:
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“E’ noto che le due tifoserie, con particolare riferimento alle frange ultras più estreme delle stesse, sono divise da un acerrimo rapporto di rivalità che spesso è sfociato in episodi di violenza, situazione questa che si è riproposta anche in occasione dell’evento in questione e culminata con violenti scontri fisici”, scrive la Digos. Parliamo della terza giornata del campionato di serie A in corso. Inter-Juve. Il primo tempo finisce a reti inviolate, nel secondo Icardi insacca per i padroni di casa al 73esimo. Ma due minuti dopo Vidal, per bianconeri, segna l’1 a 1. Che sarà poi il risultato finale. Quel secondo gol è l’inizio di tutto.
“Il noto ultrà interista Dario B., appartenente al gruppo degli ‘Irriducibili’, in occasione della rete siglata dalla squadra torinese, trovandosi indebitamente all’interno del settore ‘secondo anello arancio’, ha ingaggiato un’animata discussione con alcuni tifosi bianconeri, i quali avevano appunto esultato per il gol della loro squadra. L’animata discussione degenerava, passando alle vie di fatto, in una violenta colluttazione durante la quali B. aveva la peggio. Violentemente percosso, rovinando lungo la scalinata e terminando la sua caduta a ridosso della balaustra delimitante gli spalti”.
In tre, spiegano gli investigatori che per ricostruire i fatti hanno utilizzato anche i filmati postati su Youtube, infieriscono con alcuni calci. E contemporaneamente “numerosi tifosi ultras appartenenti per la maggior parte al medesimo gruppo dell’aggredito, attraverso la balaustra scavalcavano la barriera porta tra i due settori per andare in soccorso di B.”.
Interviene uno steward di San Siro, allontana il gruppo e si becca un bel “colpo alla nuca”. Intanto l’aggredito indica ai compagni chi l’ha picchiato e quelli fanno marcia indietro “con il chiaro intento di regolare i conti e mettere in atto propositi di vendetta“. Uno dei capi degli Irriducibili, Massimo L., raggiunge un avversario “colpendolo violentemente al volto con un pugno”: trauma facciale e naso spaccato. Non contenti, una quindicina di amici dell’ultrà nerazzurro “per vendicare B. si accaniscono con ferocia inaudita” su due avversari. Botte da orbi. Segue una scia di altri pestaggi di piccolo cabotaggio.
Ma ragionare sulle tifoserie e sullo stadio è come passare dalla fisica classica a quella quantistica. O dalla fisica quantistica alla teoria della relatività di Einstein. Le regole note non riescono più a spiegare i fenomeni e allora bisogna entrare in un’ottica diversa, quella dello stadio. E’ ciò che tentano di fare i poliziotti che hanno condotto le indagini. Ecco il ragionamento su cause ed effetti, allora. ”La causa scatenante è stata data dal fatto che il noto ultrà Baldi si trovasse indebitamente in un settore ‘neutrale’ dello stadio ove è notorio che in partite come quelle disputate nell’occasione, vi siano tifosi e sostenitori della squadra avversaria, che, come la Juve appunto, vanta, sopratutto nel capoluogo lombardo, numerosissimi supporters”, si legge nell’informativa depositata agli atti il 13 gennaio. “Si aggiunga inoltre che la maggior parte dei restanti ultras interisti effettuano una vera e propria invasione indebita del settore attiguo con la chiara e inequivocabile intenzione di vendicare la precedente aggressione (…) A rendere ancora più grave l’azione violenta è il fatto che tutto il gruppo, dopo aver scavalcato attraverso la balaustra, non aggredisce immediatamente i soggetti indicati, ma con lucidità e premeditazione prepara l’aggressione (…) colpendo con freddezza le vittime e accanendosi con inaudita ferocia”.
E mentre alcuni picchiano, altri, “pur partecipando all’aggressione, si pongono attorno quasi a voler coprire l’azione dei compagni”. Voi pestate, noi tentiamo di farvela passare liscia. Invece ora in dodici, difesi dagli avvocati Mirko Perlino, Federico Puggioni, e Barbara Carraro, rischiano il processo, a vario titolo, per violazione del Daspo e lesioni aggravate. (giustiziami.it)