Questo post è stato letto 9386 volte.
Fate in fretta se avete nel cassetto una denuncia contro ignoti da presentare alla Procura di Milano (ogni giorno ne arrivano un migliaio). Se lo farete adesso è molto probabile che prima di un anno quel foglio non si muova dalla scrivania su cui è stato posato. Ma se la presenterete dopo il 10 novembre passerà molto più di anno perché quella denuncia cominci la sua ‘strada giudiziaria’ verso un processo o un’archiviazione.
Miracoli al contrario della rivoluzione informatica che sta per travolgere la giustizia milanese: tra 2 settimane spira il buon vecchio Re.ge., il registro informatico delle notizie di reato, quello su cui ogni avvocato, sospettato o cronista vorrebbe allungare le mani, lo ‘scrigno’ dei segreti del Palazzo. Al suo posto ecco il Sicp (Sistema Informativo Cognizione Penale), che minaccia di ibernare le attività della giustizia milanese. Di per sé, l’innovazione è promettente. Il nuovo ‘registro’ sarà molto più ricco di contenuti: non solo notizie di reato, ma anche quelle sulle misure cautelari e su tutti i passaggi clou dei procedimenti penali. Inoltre, mentre il Re.ge è consultabile solo dai pm, il Sicp sarà a disposizione di tutti gli altri uffici, dal Tribunale alla Corte d’Appello alla Procura Generale.
E allora, perché la sua introduzione è accolta con sgomento dagli addetti ai lavori? Intanto, perché l’informatica senza l’uomo è perduta. A Milano, non a caso l’ultima città assieme a Roma in Italia ad affidarsi al nuovo sistema, per ogni ufficio di pubblico ministero ci sono 0, 80 dipendenti. Calcolando che tutto il carico del ‘sistemone’ graverà sulla Procura, da cui poi partirà il flusso delle informazioni per gli altri uffici, è intuibile il disagio. Aggiungiamoci che per aprire una nuova maschera bisogna aver compilato quelle precedenti altrimenti non si va avanti, con un notevole dispendio di tempo. A dirlo è anche il Csm in una delibera del 17 ottobre nella quale candidamente ammette: “ormai è chiaro che alcuni sistemi informatici, come il Sicp, rallentano e non velocizzano le attività ed assicurano un ritorno su altre dimensioni come quello della qualità”. Nella relazione inaugurale dell’anno giudiziario 2015 a Torino, si legge che il Sicp “è lento e farraginoso perché lo scaricamento di qualsiasi evento richiede molti più passaggi di prima e il personale non è stato formato”. Simili problemi sono emersi in molti altri distretti italiani e ora vanno immaginati in una realtà sofisticata come quella milanese, dove il problema più grave sono i ritardi nelle iscrizioni delle denunce contro ignoti.
Il Sicp, infine, fa molto affidamento, nelle intenzioni, sulla consolle del magistrato, una sorta di ‘scrivania informatica’ che dovrebbe essere messa a disposizione delle toghe. Peccato che a Milano le consolle, in teoria finanziate coi famosi fondi Expo per la giustizia, non siano ancora a disposizione delle toghe. (manuela d’alessandro)