Questo post è stato letto 12554 volte.
Giorgio Dini Ciacci, piaccia o no, per anni è stato la colonna sonora del Palazzo di Giustizia. La sua unica hit, ‘Bella ciao”, riproposta ogni giorno infinite volte, martellava beffarda con la pioggia e col sole chiunque entrasse in Tribunale o avesse la ventura di transitare per Corso di Porta Vittoria. Accovacciato su una sedia davanti all’ingresso principale, il barbuto menestrello, tra una suonata e un Tso e l’altro, riversava insulti su magistrati e giornalisti, con una predilezione per Ilda Boccassini e i cronisti di Mani Pulite.
Finché il 3 settembre dell’anno scorso la musica si è spenta dopo che i carabinieri lo hanno invitato a sloggiare e gli hanno sequestrato l’inseparabile fisarmonica. Ora, con somma gioia, è lo stesso Dini Ciacci ad annunciare in una delle periodiche mail a dir poco boccaccesche inviate a giornalisti e dipendenti del Palazzo che il gip Mannocci, su richiesta del pm Renna, ha archiviato il suo caso disponendo la restituzione dell’organetto al legittimo proprietario “ritenuto che non è possibile ravvisare gli estremi del reato di cui all’articolo 659 c.p. (rumori molesti, ndr) nei casi in cui le emissioni rumorose non superino la normale tollerabilità ed in quelli in cui sia oggettivamente impossibile il disturbo di un numero indeterminato di persone, ma siano offesi solamente soggetti che si trovano in luogo contiguo a quello da cui provengono i rumori”.
O voi che passate davanti al Palazzo, non dite mai più a Dini Ciacci ‘smettila di suonare sempre la stessa canzone”, non pensate mai più che la sua fisarmonica produca note moleste. La Cassazione, su cui si basa il provvedimento del giudice, gli da’ ragione e se il ritornello è sempre lo stesso chi se ne importa, basta che il volume sia non troppo alto. Mica siamo a Sanremo, qui. (manuela d’alessandro)