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Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Il dossier Schiavi della vendetta 41bis come pena di morte

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Ha per titolo “Schiavi della vendetta” a cura della associazione “Yaraiha”. Si tratta di “un viaggio infernale tra 41bis, ergastolo e tortura psicologica”.

Luna Casarotti l’autrice scrive di tortura di Stato e spiega: “Il regime del 41bis caratterizzato da severe misure di isolamento si traduce i un costante preoccupante esempio di abuso di potere all’interno del sistema penitenziario, disumanizzando i detenuti e riducendoli a meri strumenti da controllare. Questa  modalità di detenzione concepita per raccogliere informazioni e mantenere il predominio sui prigionieri considerati pericolosi, infligge una tortura silenziosa con effetti devastanti sia sul piano psicologico che fisico”.

Tra le conseguenze gravi vi sono disturbi mentali che colpiscono gli individui più vulnerabili. Un esempio di questo deterioramento è rappresentato dalla sindrome di Ganzer un raro disturbo psichico che si manifesta con risposte a semplici a domande che vengono definite approssimative. I detenuti che ne soffrono hanno amnesie dissociative aggravate dallo stress esterno. Ricercatori americani hanno documentato che l’isolamento prolungato può portare a depressione, ansia, istinti suicidari.

Nelle celle del 41bis le finestre sono spesso oscurate o protette da reti e plexiglas privando i reclusi dell’opportunità di vedere l’esterno e di orientarsi nel tempo. La percezione di sorveglianxa costante amplifica l’angoscia e il senso di oppressione rendendo ogni giorno una lotta contro forze invisibili.

Il 41bis tende a spogliare le persone di ogni identità e senso di appartenenza. In questo è il degno erede dell’articolo 90 ideato e applicato ai tempi dell’emergenza antiterrorismo. Il 41bis serve non solo per punire ma anche per estorcere informazioni. Tendenzialmente è una fabbbrica di “pentiti”. I diritti sono sacrificati in un ambiente in nome di obiettivi politici e di sicurezza. La Corte Costituzionale del 2019 aveva sancito l’illegittimita di parte della normativa sull’ergastolo ostativo diove si negava l’accesso ai benefici in assenza di “collaborazione” con la giustizia.

In questo contesto anche il divieto di possedere foto di familiari come accaduto a Alfredo Cospito può apparire una misura minore eppure assume un significato simbolico di controllo e privazione emotiva. Infatti i magistrati accogliendo il ricorso del difensore Flavio Rossi Albertini ordinarono la restituzione delle immagini perché non c’erano rischi di violazione del regime detentivo in assenza di messaggi criptati.

L’ergastolo può essere considerato col 41bis una pena di morte mascherata. Per chi crede nella possibilità di recupero del reo il 41bis rappresenta una delle pagine più oscure del nostro diritto penale.
((frank cimini)

Categoria: Nera