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A Milano le denunce di furto, anche quando si hanno sospetti ben precisi su chi sia stato l’autore, non vengono prese in considerazione “a meno che non si tratti di casi clamorosi” dove per “clamorosi” non si capisce esattamente cosa si intenda. Ce lo racconta l’avvocato Alessia Sorgato che se lo è sentito dire dall’impiegata all’ufficio ricezione atti della Procura. “Mi ero presentata con tutti i sacri crismi: atto di nomina della parte lesa, sua carta di identità e denuncia in caserma in cui la mia cliente identificava chi aveva commesso il reato. Sappiamo tutti da 20 anni che le denunce contro ignoti non hanno seguito, ma qui la persona era ben identificabile! L’impiegata però ci ha detto che non l’avrebbe rubricata nel sistema e me l’ha restituita spiegandomi che queste sono le direttive a meno che non sia qualcosa di clamoroso. E mi ha invitata a fare apposita istanza se il nostro fosse un caso particolare”.
Al di là dello sconcerto per il no incassato alla ricezione atti, Sorgato fa notare le gravi conseguenze sui cittadini che può avere questo orientamento: “La prova del reato di ricettazione passa attraverso la denuncia di furto. Senza, non è possibile far valere nessun diritto su un oggetto di cui siamo stati derubati, nemmeno se lo riconosciamo come nostro”. (manuela d’alessandro)