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L’uomo molto magro che vedete seduto e girato all’indietro tra i banchi dell’aula del processo Maugeri è Pierangelo Daccò. Il 17 novembre compirà quattro anni di carcerazione preventiva a Bollate dove è detenuto dopo l’arresto per bancarotta fraudolenta nell’ambito di un’indagine sul crac dell’ospedale San Raffaele. Quattro anni di carcerazione preventiva: un’enormità. Difficile ricordare casi analoghi, anche per reati più gravi. “In materia di custodia cautelare – spiegò uno dei più brillanti giuristi italiani, Valerio Onida intevistato sugli abusi della galera preventiva - dovrebbero valere sempre elementari principi di civiltà giuridica, tante volte affermati dalla Corte Costituzionale e dalla Corte europea del diritti dell’uomo. L’accusato in attesa di giudizio si presume non colpevole (…). Le condizioni che legittimano la misura restrittiva devono di norma essere accertate in concreto e le misure adottate devono essere proporzionate e ristrette al minimo indispensabile per fronteggiare in concreto le riscontrate esigenze cautelari”. Il 7 maggio 2014 la Cassazione ha annullato in parte la sentenza d’appello con la quale Daccò era stato condannato col rito abbreviato a 9 anni di carcere per il dissesto finanziario del San Raffaele. L’ex uomo d’affari, 59 anni, dovrà attendere ancora molto per una sentenza definitiva: un nuovo appello e una probabile nuova Cassazione. Nel frattempo, partecipa alle udienze del processo Maugeri, dove è accusato di associazione per delinquere e corruzione, da detenuto per altra causa. (manuela d’alessandro)
ps abbiamo mostrato la foto di un detenuto perché riteniamo che la sua carcerazione preventiva sia un abuso. Da parte nostra, nessuna valutazione sulla sua innocenza o colpevolezza che spetterà ai giudici stabilire in via definitiva.
ps2 finalmente, il 3 dicembre sono stati concessi i domiciliari a Daccò