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Il 5 giugno dunque si terrà davanti al gip di Torino un’ udienza preliminare contro un apprezzato e valente scrittore italiano che ha scatenato, da più parti, nutrite e variegate manifestazioni di solidarietà. Trattasi di Erri De Luca, accusato dalla locale Procura di istigazione a delinquere (art. 414 Cp) per avere pronunciato,mesi orsono, le seguenti parole: “La TAV va sabotata. Ecco perché le cesoie servivano: sono utili a tagliare le reti. Hanno fallito i tavoli del governo, hanno fallito le mediazioni: il sabotaggio è l’unica alternativa” . L’art. 414 del Codice penale è reato inserito nel titolo V del Codice Penale “dei delitti contro l’ordine pubblico” e prevede una pena fino a 5 anni di reclusioneper chiunque pubblicamente istiga a commettere uno o più delitti.Rivendicando la libertà sancita dall’art. 21 della Costituzione che stabilisce che “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”, lo scrittore ha dichiarato: ”Se mi condannano per istigazione alla violenza non farò ricorso in appello. Se dovrò farmi la galera per avere espresso una opinione, allora la farò”.
“Ci deve essere una proporzione” devono avere pensato alla Procura di Torino, come noto da anni impegnata a perseguire ogni forma di dissenso alla TAV, e perciò, se da molti mesi quattro ragazzi sono detenuti con l’accusa di terrorismo in regime carcerario speciale per avere sabotato un compressore, schierarsicosì pubblicamente per il sabotaggio merita quanto meno un processo alle idee, quelle idee che, cantava molti anni fa il noto Guccini nella canzone dedicata a Silvia Baraldini, “non puoi rinchiudere in una galera”.
Sabotare non implica necessariamente atti di violenza, ci ricorda Erri De Luca, citando gli anni in cui alla Fiat gli operaibloccavano la catena di montaggio senza distruggere macchinari, è una forma di opposizione politica all’opera, ricorda.
Ma quel tempo sembra ormai dimenticato e rimosso, invano lo stesso De Luca tentò, con la poesia che da sempre lo contraddistingue, di ricordarlo allorquando fu incaricato di impreziosire, con suo scritto, l’annuale agenda di Magistratura Democratica ricorrendo al mito infranto di Orfeo ed Euridice per rievocare gli anni settanta del nostro paese. Proprio dalla Procura di Torino, nella persona dell’allora Procuratore capo Caselli, partì la più dura delle scomuniche, e quella agenda, ormai stampata, ha avuto ben poco corso, a causa di quello scritto.
La Corte di Cassazione per vero ha già demolito giuridicamente l’assunto di quel terrorismo al compressore, ma questo non ha modificato neppure di un’oncia la ferrea ideologia di chi continua a ritenere che opporsi a quella costosa e per la gran parte del paese del tutto irrilevante opera, è un reato di terrore, e quindi domani chiederà il pubblico processo contro Erri De Luca.
Fino ad oggi i giudici di merito paiono avere condiviso le scelte giuridiche della Procura, ma non è detto che siano altrettanto insensibili al severo giudizio di censura, recentemente arrivato a quella ferrea impostazione, dai supremi colleghi di legittimità.
Il buon senso, prima ancora che il diritto, suggerirebbe di non dovere attendere altri vagli extraterritoriali per ristabilire un diritto costituzionalmente sancito, ragion per cui non resta che sperare in una corretta e legittima interpretazione di quell’obsoleto art. 414 che, lo ricordo a me stesso, nessuno mai pensò di invocare, quando per anni insigni politici di mestiere hanno impostato appaganti campagne elettorali anti-fisco, anti-accoglienza et similia.
Ci si augura insomma che il gip incaricato concluda la vicenda con la Sentenza prevista dall’art. 425 del codice di procedura che vieta di procedere nei confronti di un cittadino in assenza di un accertato reato. (avvocato Davide Steccanella)