Ecco il testo della sentenza con cui il Tribunale Civile di Roma ha respinto la richiesta di risarcimento calcolato in 75mila euro avanzata dall’Inpgi nei confronti dei cronisti Manuela D’Alessandro e Frank Cimini per questo articolo
Ecco il testo della sentenza con cui il Tribunale Civile di Roma ha respinto la richiesta di risarcimento calcolato in 75mila euro avanzata dall’Inpgi nei confronti dei cronisti Manuela D’Alessandro e Frank Cimini per questo articolo
“Beato chi ha fiducia nella giustizia perché sarà giustiziato” è il motto del nostro blog. E invece questa volta abbiamo fatto bene ad avere fiducia nel Tribunale Civile di Roma che ha sancito la nostra vittoria nei confronti dell’Inpgi, l’ente pensionistico dei giornalisti, per l’articolo in cui censuravamo l’operato del suo allora presidente coinvolto in una vicenda giudiziaria da cui poi è uscito assolto. Ma torniamo alla sera del giugno 2018 quando ci vediamo recapitare via posta una richiesta di risarcimento per danni quantificati in 50mila euro più una sanzione pecuniaria da 25mila euro per diffamazione dell’ente in persona. Settantacinquemila euro per avere posto dei dubbi, in nome di quello che oggi il giudice Luciana Sangiovanni definisce “legittimo esercizio del diritto di critica politica in ordine a un evento correttamente riportato”, sulla mancata costituzione di parte civile dell’ente in un procedimento in cui, in teoria, erano stati lesi i diritti dei giornalisti suoi iscritti. Potete immaginare lo sgomento di fronte a quella somma. Coi tempi della giustizia civile arriva una sentenza che dà ragione su tutta la linea alle tesi dei nostri legali e condanna l’ente al pagamento di 4.850 euro di spese legali che, per la cronaca, saranno sempre gli iscritti a pagare. Il giudice ha riconosciuto: “l’interesse pubblico dell’informazione su una vicenda che ebbe un forte impatto mediatico tanto da coinvolgere la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero dell’Economia e delle Finanze”; “il legittimo esercizio del diritto di critica politica in relazione a un evento di cronaca giudiziaria correttamente riportato, con l’uso sapiente del condizionale e della forma dubitativa sintomatica dell’assenza di ogni intenzione manipolativa o lesiva”; il fatto che “ai fini della verità a nulla rileva la costituzione di parte civile dell’Inpgi un anno dopo la pubblicazione dell’articolo e l’assoluzione di Camporese per il reato ascrittogli”.
C’è stato un momento in cui avremmo potuto chiudere la faccenda con qualche centinaio di euro. I legali dell’Inpgi, ora presieduto da Marina Macelloni, in sede di mediazione ci hanno chiesto una somma simbolica come via d’uscita. Abbiamo detto no dichiarando al mediatore che andavamo avanti perché la vicenda non riguardava solo noi ma il diritto di cronaca. E ora i ringraziamenti: ai nostri avvocati Valerio Vallefuoco e Dafne Alastra che si sono spesi ‘pro bono’; al presidente dell’Ordine dei Giornalisti lombardo Alessando Galimberti che sin da subito si è esposto al nostro fianco; a una parte molto minoritaria del sindacato; ai tanti colleghi che ci hanno espresso solidarietà. A Massimo Bordin, che scrisse un articolo in nostra difesa molto sentito. A lui, maestro di garantismo, la nostra dedica.
(frank cimini e manuela d’alessandro)
“La conseguenza è paradossale. Sarà consentito anche a una persona non vaccinata di essere presente in aula come pubblico. Non sarà consentito di essere presente all’imputato se detenuto vaccinato o meno che sia. Ancora più paradossale se si considera che le persone detenute sono sottoposte a controlli sanitari e in gran parte anche vaccinate”. In un comunicato gli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini criticano la decisione del governo di disporre la proroga dello stato di emergenza Fini alla fine dell’anno.
“Ma è davvero sanitaria la ragione della proroga di tali limitazioni o per usare le parole dello stesso governo “molti degli istituti introdotti hanno permesso anche recuperi di efficienza dello stesso sistema e semplificato alcune incombenze avviando percorsi di ammodernamento e semplificazione delle procedure tanto da essere indicati anche come utili esiti da stabilizzare nell’ambito dei più complessivi progetti di riforma? A qualcuno interessano ancora i diritti dei detenuti?” chiedono gli avvocati Losco e Straini.
Nel comunicato si ricorda che si tratta di limitazioni assai incisive tanto che all’inizio di marzo del 2020 fu proprio la sospensione dei colloqui con i familiari a scatenare le proteste nel corso delle quali morirono 13 persone in circostanze non del tutto chiarite, è la tesi dei legali. Insomma l’intensità delle limitazioni è massima solo nei confronti della popolazione detenuta mentre per esempio non è stata prorogata la possibilità di udienze a porte chiuse che garantivano però la presenza fisica dei reclusi.
(frank cimini)
L’ormai famosa loggia Ungheria è esistita, esiste o si tratta di una bufala messa a verbale dall’avvocato Piero Amara? Non lo sappiano e c’è il rischio di non saperlo mai. Le procure di Milano, Perugia e Vattelapesca dovrebbero accertarlo. Il condizionale è d’obbligo perché a quanto pare nulla è stato fatto sia prima sia dopo l’emergere del caso.
Diciamo che le procure potrebbero (eufemismo) essere imbarazzate. Nel caso dovessero indagare finirebbero inevitabilmente per lanciare il messaggio di sospettare di altre toghe. Dal momento che Piero Amara ha affermato che ne facevano parte anche magistrati e giudici insieme a politici imprenditori avvocati e uomini di affari. Anche per intrallazzare sulle nomine del Csm.
Nel caso invece non dovessero indagare finirebbero per buttare a mare con un gioco di parole Amara che per molti versi ci si è buttato da solo. Ma, dettaglio importantissimo, l’avvocato siciliano viene ancora valorizzato al massino come testimone della corona dalla procura di Milano nel ricorso in appello contro la sentenza che ha assolto i vertici dell’Eni dall’accusa di concorso in corruzione in atti giudiziari nel tentativo in verità non facile di ribaltare il verdetto al processo di secondo grado. Delle due l’una. Non esiste una terza via, a meno che non dovesse trattarsi di non fare niente.
A non fare niente intanto anche sul punto è il Csm che pare non toccato dalla vicenda. A cominciare dal suo presidente Sergio Mattarella che è anche il capo dello Stato e di questi tempi parla di tutto persino dell’istituto di previdenza dei giornalisti ma non della bufera che ha investito la categoria nel suo complesso.
A tacere poi è la politica tutta. Storicamente quando la politica è in difficoltà, basta ricordare il mitico 1992, viene azzannata dalla magistratura che in questo modo aumenta il proprio potere.
Quando la magistratura è in difficoltà la politica sembra avere paura. È riuscita a tacere in sostanza anche sul caso del senatore Caridi assolto dopo 5 anni compresi 18 mesi di carcere dove lo mandò il Parlamento accogliendo la richiesta di arresto dei giudici.
Tornando a botta. Cosa farà per esempio sulla famosa loggia Ungheria la procura di Milano in pratica delegittimata dal Csm che ha deciso di non trasferire il pm Pm Paolo Storari il quale aveva rotto con il capo Francesco Greco proprio su quelle indagini mancate? Cosa può coordinare Greco a pochi mesi dalla pensione e indagato a Brescia giusto per lo scontro con Storari?
E nel caso in cui Greco anticipasse la pensione chi lo dovesse sostituire come facente funzione in attesa della nomina del successore riprenderebbe subito in mano la patata bollente? E a Perugia sono tutti presi solo dal caso Palamara senza avere tempo per altro? Non resta che aspettare magari nella consapevolezza di non doversi aspettare niente se non che il tempo scorra.
(frank cimini)
Dalla visita ispettiva effettuata dai Senatori Gregorio de Falco e Simona Nocerino, accompagnato da assistenti collegate alla rete “Mai più Lager – No ai CPR” presso il Centro per il Rimpatrio di Via Corelli a Milano, gli scorsi 5 e 6 giugno 2021 emerge una dettagliata istantanea, il report “Delle pene senza delitti”.
La pubblicazione del Report segue varie diffide volte alla liberazione di singoli trattenuti in condizioni sanitarie incompatibili con il trattenimento in un CPR e si accompagna al deposito di due esposti penali: il primo fa riferimento alle testimonianze dei trattenuti che hanno raccontato di pestaggi da parte di agenti delle forze dell’ordine il 25 maggio 2021. Con questo esposto si ipotizza il reato di lesioni e tortura aggravata in concorso. Il secondo esposto ipotizza, tra gli altri, il reato di rifiuto di atti d’ufficio e chiede il sequestro preventivo del centro per la situazione ben conosciuta di totale indisponibilità di cure sanitarie specialistiche all’interno del Centro, dovuta al mancato accordo tra Prefettura e Regione
Il dossier parte raccontando l’ingresso “shock” che ha visto il Senatore e le sue assistenti di fronte ad un evento di autolesionismo da parte di un trattenuto, che stava per essere affrontato da agenti in tenuta antisommossa. Si evidenziano, poi, la mancanza di registri e procedure, e le testimonianze dei trattenuti che fanno emergere una dilagante condizione di forte disagio psicofisico, che sfocia in frequenti atti di autolesionismo o in tentativi di suicidio. Nel corso dei colloqui sono state registrate anche notizie di pestaggi da parte delle forze dell’ordine.
Il dossier analizza, inoltre, la gestione approssimativa e le carenze strutturali di un centro nel quale impera l’arbitrio, causato da una legislazione lacunosa che ha prodotto un non luogo dei diritti umani, laddove non esistono nemmeno garanzie minime di tutela per il diritto alla salute, alla difesa, alla comunicazione.
Vengono indicate, inoltre, le responsabilità delle istituzioni che delegano a privati la custodia di esseri umani, con bandi al ribasso che consentono che per il profitto si taglino i servizi. Si evidenzia, altresì che la struttura stessa del CPR è anche inutile e costosa, non potendo ottenere lo scopo per cui sarebbe nata: la limitata permanenza ed il rimpatrio di persone che non hanno titolo per rimanere in Italia.