giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Non ci sarà il processo di appello Rubyter

Non ci sarà un processo di appello per la vicenda denominata Rubyter. E non c’entra assolutamente niente che l’imputato principale Silvio Berlusconi è passato a miglior vita il 12 giugno scorso. La procura della Repubblica di Milano dopo molte discussioni e riunioni ha deciso di non impugnare la sentenza del Tribunale che a febbraio scorso aveva assolto tutti gli imputati.

Alla fine è passata la linea del procuratore capo Marcello Viola di non presentare alcun ricorso. Il verdetto del Tribunale viene considerato inappuntabile e inattaccabile. L’impugnazione insomma si sarebbe risolta in una perdita di tempo, di lavoro e di denaro pubblico. E va considerato anche che la procura generale della Repubblica non avrebbe sostenuto il ricorso come era accaduto nel processo per corruzione internazionale ai vertici dell’Eni.

E’ la prima volta che un’assoluzione in un processo a carico di Berlusconi non viene impugnata.

Nel motivare l’assoluzione i giudici della settima sezione penale del Tribunale di Milano avevano parlato di una “omissione di garanzia”. Le ragazze che frequentavano le feste e le cene nella villa di Arcore avrebbero dovuto essere indagate già all’epoca dei processi Ruby e Rubybis per gli indizi di corruzione presenti a sentire come tali quindi con l’assistenza di un avvocato e la facoltà di non rispondere.

Il fatto che ciò non sia accaduto ha irrimediabilmente pregiudicato l’operatività di fattispecie di diritto penale sostanziale. E per queste ragioni sono cadute le accuse a carico di Silvio Berlusconi e di altri 28 imputati.

Nel caso le ragazze fossero state imputate si sarebbe potuto discutere di contestare l’induzio e a non rendere dichiarazioni nei confronti del solo Berlusconi. Ci sarebbe questo errore di qualificazione giuridica alla base dell’esito del processo finito con l’assoluzione “perché il fatto non sussiste”.

Nel caso le ragazze fossero state sentite in modo corretto sarebbe stato possibile anche discutere dell’accusa do corruzione in atti giudiziari con riferimento a quelle che avessero consapevolmente deciso di rendere dichiarazioni sulla responsabilità altrui.

Insomma le cosiddette “Olgettine” sarebbero dovuto essere indagate già all’epoca dei fatti non ascoltate come testimoni semplici. Per cui non si può contestare il reato di salsa testimonianza ne’ quello di corruzione in atti giudiziari.

L’autorita’ giudiziaria deve assicurare come ha spiegato il collegio della settima penale il rispetto del caso concreto del bilanciamento tra la garanzia dell’individuo e le istanze della collettività di accertamento dei reati come nelle norme sullo statuto dei testimoni.

Va ricordato che il processo sarebbe finito con le assoluzioni si era già capito alla fine dell’anno scorso quando i giudici del Tribunale avevano accolto l’apposita eccezione formulata dall’avvocato Federico Cecconi, il difensore di Silvio Berlusconi. In sede di requisitoria il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e il sostituto Luca Gaglio comunque chiedevano la condanna degli imputati senza successo. I pm avrebbero voluto presentare ricorso contro la sentenza del Tribunale ma alla fine è stato il capo della procura a imporsi.

Va ricordato che in questa intricata vicenda c’erano stati altri comportamenti anomali della procura retta all’epoca da Edmondo Bruti Liberati. Berlusconi venne iscritto tra gli indagati il 21 dicembre del 2010 mentre le ragazze frequentatrici di Arcore venivano pedinate dalla primavera. Insomma avevano indagato su Berlusconi da mesi senza formalizzarlo.
(frank cimini)

Volantini alla Santa Messa e lo zampirone terrorista

La nuova inchiesta della procura Bologna, reduce da diversi insuccessi sugli anarchici, comprende tra l’altro un lancio di volantini il 27 novembre dell’anno scorso nella parrocchia del Sacro Cuore di Gesù in occasione della Santa Messa in solidarietà con Alfredo Cospito.

Un paio di settimane prima nel parcheggio della M.A.R.R. Spa viene contestato il posizionamento di quattro ordigni incendiari artigianali mediante l’innesco costituito da uno zampirone e il tutto recita l’accusa veniva reso vano da circostanze contingenti non dipendenti da chi agiva sempre nell’ambito della campagna in chiave antimilitarista in solidarietà con Cospito allora impegnato in un lungo sciopero della fame contro l’articolo 41bis del regolamento carcerario.

L’azione di sabotaggio si legge nel provvedimento della procura che contesta l’associazione sovversiva a fini di terrorismo seppure non concretizzata veniva rivendicata mediante la pubblicazione di un comunicato “intriso di invettive formulate in chiave anticarceraria e in appoggio al già menzionato militante del “Nucleo Olga – FAI/FRI pubblicata sul sito di controinformazione ‘il rovescio.info’”.

Le 6 persone indagate rispondono di aver organizzato una associazione di stampo anarco-insurrezionalista “strutturata in modo non gerarchico e spontaneista che agisce secondo il patto di mutuo appoggio e attraverso la solidarietà rivoluzionaria in ambito nazionale e internazionale con l’accordo sulla scelta dell’azione diretta compiuta con l’uso di ogni mezzo, benzina, materiali incendiari”.

C’e’ anche la storia di chi saliva in un cantiere in cima a una gru di proprietà della Iba Spa “fissando alla struttura portante della predetta macchina la scritta “Il 41bis uccide – Alfredo Libero – Tutti liberi – Morte allo Stato”. Poi veniva costituito un cordone di sicurezza lungo il perimetro del cantiere, accendendo alcuni fumogeni e innalzando striscioni per impedire le eventuali operazioni di videoripresa e individuazione dei rei”.

La procura di Bologna aveva già messo sotto inchiesta le manifestazioni di solidarietà con i detenuti nel bel mezzo dell’emergenza Covid. Gli arrestati venivano liberati nel giro di poco tempo dal Tribunale del Riesame. L’indagine era coordinate dal sostituto procuratore Stefano Dambruoso che da pm a Milano era finito sulla copertina di Time come cacciatore di fondamentalisti islamici.

Adesso, e non poteva essere diversament, è il turno della manifestazioni a favore di Alfredo Cospito equiparate ad azioni di eversione dell’ordine democrstico. Insomma c’è sempre una pista anarchica da perseguire. Restando a questa nuova inchiesta l’appuntamento è per i 5 luglio al fine di eseguire accertamenti irripetibili sul materiale repertato e se ne occupa il Ris di Parma. Gli indagati sono stati invitati a nominare legali e consulenti di fiducia.

((frank cimini)

Insulti ai gay e allo Sci club Lgbt
Chiuse indagini per omofobo social

A 24 ore dal pride di Milano, la procura dà una piccola ma significativa bacchettata agli omofobi sbracati da social. Il pm Mauro Clerici notifica una chiusura indagini per diffamazione a carico di un gentiluomo che, il 28 aprile scorso, venuto a sapere dell’esistenza dello “Sci club Lgbtqia+“, si prendeva la briga di far conoscere il proprio pensiero in merito, “comunicando con più persone” e “offendendo la reputazione dell’associazione”. Su Twitter.
Vorrebbe insultarli usando il termine “froci”, ma nel suo tweet non ci riesce, dalla sua penna elettronica esce solo un buffo ma non meno antipatico “forci”. così: “I forci sono così, bisogna rassegnarsi, stanno riuscendo a sessualizzare e a trasformare un un putt***** per s***are pure il club dello scig milano, non si riesce ad andare oltre, no ddlzan“. Gli asterischi sono nostri – siamo famosi per il nostro pudore – i refusi e gli spazi saltati sono invece originali.
Quelli dell’associazione non hanno lasciato correre e hanno presentato denuncia. Ora l’indagato ha tempo per presentare memorie o farsi interrogare, cercando di fare in modo che il suo 415bis sfoci in una richiesta di archiviazione invece che in una di rinvio a giudizio. E chissà, magari in quella sede vorrà spiegarsi meglio, oppure chiedere scusa.

Fame di case? Pista anarchica tutti condannati

C’è fame di case a Milano come in tutte le grandi città dove abbondano invece gli appartamenti sfitti e per studenti lavoratori famiglie non c’è niente da fare. Per chi occupa stabili va malissimo. Oggi sono stati condannati al temine di un processo con rito abbreviato a otto mesi pena sospesa una trentina  di anarchici che nell’ottobre del 2020 avevano occupato uno stabile in via dei Mille. Disabitato e in disuso da tempo.

I protagonisti sono gli anarchici del Corvetto così definiti nella relazione con cui la Digos li aveva denunciati alla magistratura.

“È opportuno sottolineare come esiste un modus operandi che caratterizza le modalità con cui avvengono le occupazioni e la difesa degli spazi delle aree e degli edifici da parte di questo collettivo anarchico – è la prosa della polizia nella denuncia – una chiara dimostrazione dell’esistenza di un gruppo omogeneo e ben organizzato che mutuando ideologicamente dal passato alcune delle battaglie del movimento anarchico sceglie modalità di lotta politica e sociale che passano attraverso il rifiuto di qualsiasi forma di controllo sociale delle regole e delle leggi in generale esprimendo un dissensò che si manifesta spesso in uno scontro aperto con le istituzioni”.

La Digos parlava anche di “blitz occupativo a ridosso dei weekend è chiamata solidaristica a sostegno delle occupazioni attraverso la rete internet utilizzando il profilo Facebook Galipettes Occupato”.

(frank cimini)

Corriere della Sera condannato diffamò giovane anarchico

Il “Corriere della Sera” è stato condannato per aver diffamato l’anarchico Marco Re Cecconi in occasione del suo arresto in Francia. Il giornalista Andrera Galli dovrà pagare una multa di 1.800 euro, il direttore Luciano Fontana per omesso controllo di 2.000 euro. Entrambi, in solido,  dovranno risarcire la parte offesa con 20.000 euro.

”Gli avvenimenti ricostruiti dal giornalista non corrispondono a quanto realmente accaduto e vengono illustrati con modalità espositive prive di obiettività – scrive il giudice nel motivare la sentenza -. Re Cecconi viene definito quale devastatore del Primo Maggio, pregiudicato soggetto noto alle Forze dell’Ordine per un passato di furti, occupazioni, ed è probabile che dall’Italia l’abbiano foraggiato con i soldi, che contava sulla storica ospitalità concessa dalla Francia a fuggiaschi italiani di ogni sorta di crimine, balordi che ancora oggi dopo anche aver ucciso vivono la‘ in pace è serenità “.

”Si denota dalle espressioni terminologiche usate dal giornalista l’uso di un tono sproporzionalmente sdegnato, il riferimento a insinuazioni nonché a sollecitazioni emotive, espedienti che compromettono la leale chiarezza a cui l’informazione deve essere improntata – continua il giudice -; emerge che la persona offesa ha partecipato alla manifestazione del Primo Maggio 2015 contro l’Expo. Al momento della pubblicazione dell’articolo la persona offesa non poteva essere definita né devastatrice n tantomeno pregiudicata e nota per i reati indicati dal giornalista in quanto Re Cecconi è stato giudicato con sentenza del gip di Milano solo nel 2021 e tra l’altro risultando poi assolto dai reati di devastazione e incendio “.

Quanto ai riferimenti all’ ospitalità ricevuta dalla Francia e al fatto che sia stato foraggiato con i soldi sono solo “insinuazioni”, è la posizione del giudice. La richiesta di rettifica dell’articolo fu ignorata dal “Corriere”, anche se la pubblicazione non fa venir meno la diffamazione. Il giudice scrive di non ritenere possibile la concessione delle circostanze attenuanti generiche. La Procur di Milano aveva chiesto l’archiviazione.

(frank cimini)