giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

In contatto con Amara anche il pg Saluzzo (caso Cospito)

Tra i magistrati interessati a incarichi direttivi che contattavano Piero Amara c’era anche il procuratore generale di Torino Francesco Saluzzo. Questo tra l’altro scrive il giudice per le indagini preliminari di Perugia Angela Avila che a distanza di un anno dalla richiesta conforme della procura retta da RaffaeleCantone ha archiviato l’indagine sulla loggia Ungheria nata dalle dichiarazioni rese a Milano da Piero Amara protagonista del caso Eni-Nigeria poi finito con l’assoluzione di tutti gli imputati e una  clamorosa spaccatura tra i pm del capoluogo lombardo.

”È stata accertata una rete di relazioni e rapporti di altissimo livello di Amara con persone operanti nelle istituzioni pubbliche. Aveva rapporti con magistrati, era entrato a far parte del comitato scientifico dell’Ocpo ed era considerato capace di intervenire nelle nomine per i vertici degli uffici giudiziari tanto è vero che veniva contattato dagli stessi magistrati interessati a ricoprire incarichi direttivi. Tra tutti Lucia Lotti, Carlo Maria Capristo, Francesco Saluzzo – scrive il gip – Amara aveva incontri con Luca Palamara per discutere di nomine e incarichi e riusciva ad avere notizie riguardo a procedimenti ancora in fase di indagine e quindi secretati, aveva rapporti con politici di primo piano come Luca Lotti, Saverio Romano, Denis Verdini”.

Il procuratiore generale di Torino Francesco Saluzzo di recente era stato alla ribalta della cronaca per aver chiesto senza successo la condanna all’ergastolo dell’anarchico Alfredo Cospito per la vicenda dei pacchi bomba di Fossano. Anche Saluzzo magistrato considerato inflessibile cercava appoggi esterni alla categoria  quando si trattava di ottenere incarichi. Insomma nessuno è perfetto.
E niente di penalmente rilevante in questa storia della loggia Ungheria.

”Tuttavia in nessuno degli episodi specufici riportati nella stessa prospettazio e del dichiarante e al di là dei riscontri esterni traspare nemmeno indirettamente un ruolo o comunque un’attività di un gruppo di persone sovrastante con vincolo di stabilità e programma criminoso comune – sono le parole del giudice – vedendo invece protagonisti anche esterni all’associazione, in ogni caso rendendo evidenti interessi personali e professionali di Piero Amara e delle singole persone a lui legate e che a lui si rivolgono”.

Per il gip si tratta di una serie di iniziative individuali non attratte nell’orbita dell’attività di una ‘associazione’, ma agevolate dalla rete di relazioni e inflenze che Piero Amara è riuscito a tessere nell’arco degli anni. Non emerge invece una azione programmata di condizionamento e interferenze di decisioni pubbliche.

Per il gip “la mancanza di struttura organizzativa escluce anche che si possa qualificare il diverso reato di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di delitti contro la pubblica amministrazion. Restano i singoli episodi narrati da Amara che escluso il vincolo associativo meritano di per se’ una autonoma valutazione da parte dell’autorità giudiziaria competente per la verifica della sussistenza di eventuali ipotesi criminose. In relazione a questo conclude il gip il pm ha dato atto nella sua richiesta di aver già effettuato le relative iscrizioni.

La montagna sembra aver partorito il topolino. Intanto sta per iniziare a Milano l’udienza preliminare in cui Amara risponde di calunnia ai danni delle persone chiamate in causa in relazione alla loggia Ungheria.

(frank cimini)

 

I giudici restituiscono a Cospito le foto dei parenti

”È del tutto ragionevole ritenere che le 29 fotografie di cui si discute siano le stesse che Alfredo Cospito poteva tenere già nel carcere di Milano”. È uno dei passaggi delle motivazioni con cui i giudici di Torino hanno deciso che siano restituite al detenuto anarchico le immagini di genitori e parenti oltre alle cartoline e a varia corrispondenza.

I giudici hanno accolto il reclamo presentato dal difensore Flavio Rossi Albertini. I giudici spiegano che non conta niente il fatto che le immagini possano riguardare persone sconosciute. “La consegna delle foto non pregiudica nulla. Si tratta di foto risalenti a decenni fa come si apprezza dall’abbigliamento delle persone in contesti domestici e familiari. Non appaiono celare messaggi critici e non mettono a repentaglio l’impostazione del regime penitenziario del 41bis”.

Nell’udienza di due giorni fa il pm della procura di Torino Paolo Scafi aveva affermato che le foto avrebbero potuto contenere messaggi criptici. Si tratta dello stesso pm che era stato applicato nel processo di appello per i pacchi bomba di Fossano e dello stesso pm che nei giorni scorsi aveva chiesto pene superiori a un anno di reclusione per una dozzina di studenti responsabili di aver occupato aulette universitarie. Scafi negava anche la sospensione condizionale della pena perché gli imputati non si erano pentiti.

Cospito è attualmente detenuto nel carcere di Sassari dove le foto erano state “bloccate” nonostante avessero avuto nella prigione di Opera in precedenza il visto favorevole della censura. Cospito protagonista di un lungo sciopero della fame attende che  l’udienza del prossimo 19 ottobre per discutere la revoca del 41bis dopo che l’apposita istanza mandata al ministro Nordio non aveva ricevuto risposta.

(frank cimini)

Cospito, ecco perché il Dap blocca le foto dei parenti

“Le fotografie raffigurano soggetti sconosciuti a questa direzione”. Lo scrive il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria distaccamento di Sassari per spiegare i motivi che impediscono al detenuto Alfredo Cospito la disponibilità delle foto dei genitori defunti e di altri familiari.

Nel reclamo contro il divieto sul quale i giudici del Tribunale di Torino si sono riservati di decidere  l’avvocato difensore Flavio Rossi Albertini osserva che le fotografie riportano tutte sul retro il visto di censura della casa di reclusione di Opera dove Cospito era ristretto sottoposto al regime del 41 bis.

”La motivazione contenuta nel provvedimento di trattenimento temporaneo inoltre è destituita di ogni fondamento – scrive il legale – perché i soggetti riprodotti nelle immagini sono persone già censite dall’istituto ovvero immortalano fratelli di Cospito già regolarmente autorizzati ad effettuare i colloqui visivi mensili con il congiunto”.

L’avvocato chiede di annullare il trattenimento che riguarda le foto dei genitori defunti già oggetto del procedimento davanti ai giudici di Torino e altre 27 immagini delle quali la difesa ha appreso solo successivamente fossero state nloccate.

Il legale sostiene che siamo davanti a divieti che finiscono per violare diritti di rango costituzionali attinenti alla sfera privata e personalissima dell’individuo.

”Non si comprende in che modo le fotografie possano essere ritenute pericolose” conclude il legale.

Nell’udienza di ieri a Torino il pm Paolo Scafi ha sostenuto che le foto potrebbero contenere messaggi criptici. Si tratta dello stesso magistrato che nei giorni scorsi per l’occupazione di due aulente universitarie ha chiesto pene superiori a un anno di reclusione per una dozzina di studenti universitari insistendo affinché fosse negata la sospensione condizionale perché benché incensurati non avevano dimostrato pentimento.

(frank cimini)

Giustiziami compie 10 anni! La nostra storia, i nostri grazie

Il 15 settembre 2013 Giustiziami pubblicava il suo primo articolo. Per ragioni di vita e di lavoro degli autori, è diminuita la frequenza dei post ma questo blog è sempre vivo, palpitante e pronto ad accogliere chiunque voglia scrivere di giustizia da punti di vista insoliti.

La sua longevità e l’amore dei lettori dimostrano quanti ed enormi spazi ci siano per raccontare in modo diverso quello che accade nelle procure, nei tribunali, nelle carceri, in qualsiasi luogo in cui ci sia un’ombra da provare a schiarire. Diverso significa con linguaggio schietto e una speciale attenzione alle persone e ai temi che vengono trascurati dalle cronache giudiziarie perché sono poco appetibili per il grande pubblico o perché  normalmente si è molto più attenti a dare voce al più forte (le Procure) o alla fonte che conviene  ‘alllisciare’ per avere notizie (qui siamo a Giustiziami ed è un mondo con regole a parte!).  Una curiosità: a ispirarne la nascita fu proprio un giudice durante una strampalata chiacchierata al settimo piano.

Alcuni articoli ci hanno privato del saluto di magistrati e avvocati, uno addirittura ha fatto così arrabbiare l’ente pensionistico dei giornalisti (!) che ci ha chiesto una valanga di soldi, salvo poi perdere la causa. E’ stata l’unica querela presa in più di duemila articoli. Di questo siamo grati a chi, pur essendo stato criticato in modo pungente, ha capito che dietro questo blog c’è solo un gruppo di matti che non ci ha mai guadagnato un centesimo e lo mantiene in vita per divertimento e perché c’è bisogno di un spazio libero anche per chi viene censurato e qui trova un ‘riparo’, anche in forma anonima, com’è successo più volte.

Il nostro grazie, in ordine sparso, a chi in diversi modi ha viaggiato con noi in questi dieci anni: Cristina Manara, Igor Greganti, Davide Steccanellla, Mauro Straini, Eugenio Losco, Jari Pilati, Lorenza Pleuteri, Jacopo Barigazzi, Jacopo Tondelli, Lorenzo Dilena, Luca (Orsola) Fazzo, Mirko Mazzali, Maurizio Maule, i nostri cari Cristina Bassetto ed Emilio Randacio. E a chi, colleghi e lettori, continua a mostrarci stima e affetto. Viva Giustiziami!

Manuela D’Alessandro e Frank Cimini

 

Csm, l’autoassegnazione del Mottarone da parte della giudice fu un atto generoso

Violare le regole si può, anche per i magistrati, se è per agevolare il buon funzionamento della giustizia. L’autoassegnazione da parte della giudice Donatella Banci Buonamici del procedimento sull’incidente della funivia del Mottarone che provocò 14 morti “non era regolare” ma “fu un atto di generosa disponibilità farsi carico di un procedimento particolarmente complesso e delicato”. Così  la sezione disciplinare del Csm ha motivato l’assoluzione dell’ ex presidente dell’ufficio gip del tribunale di Verbania, che era accusata dalla Procura Generale della Cassazione di avere violato “i criteri assegnati dalle tabelle” per avere deciso di attribuirsi il fascicolo in un momento di grande difficoltà del suo ufficio.

Sarebbe toccato alla collega Annalisa Palomba che stava sostituendo una collega impegnata a smaltire un grosso arretrato ma a sua volta era occupata anche in un dibattimento penale e c’era il rischio che non avrebbe finito in tempo per decidere la convalida dei fermi di alcuni indagati del 26 maggio 2021 nell’ambito dell’inchiesta sulla caduta della funivia. Nella decisione viene spiegato che il comportamento della giudice, difesa dall’avvocato Davide Steccanella, rispose “chiaramente a esigenze di buon funzionamento dell’ufficio giudiziario” e l’autoassegnazione “non poteva certamente, benché non regolare, essere percepita come condotta pregiudizievole dell’immagine del magistrato né del rapporto interno tra i magistrati dell’ufficio risultando in questa specifica prospettiva, a fronte delle difficoltà complessive dell’ufficio, un atto di generosa disponibilità”.  L’assegnazione “doverosa” a Palomba, spiega il Csm, “avrebbe con molte probabilità creato ulteriori gravi difficoltà all’ufficio”.

Il resto della storia è che il presidente del tribunale di Verbania, Luigi Montefusco, tolse il fascicolo a Buonamici, che non aveva convalidato i fermi creando molte polemiche.