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Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Verifica, chi è costei? A Rozzano è andata in onda la macchina della bufala

Verifica? Chi è costei?

Due mamme che, evidentemente con molto tempo libero, vorrebbero insegnare ai bambini delle primarie (le vecchie elementari) i canti di Natale. Un preside che, laicamente, dice di no. E’ tutta qui l’ultima (non) notizia che ha infettato l’agonizzante informazione italiana e non solo (è finita anche su France Press e The Guardian) e che si è trasformata in un’ abolizione del Natale in una scuola di Rozzano che pure storicamente ha altri e ben più gravi problemi.

Ne dà notizia un quotidiano, venerdì scorso, e scatta l’autistica caccia alla  ‘ripresa’ da parte degli altri organi d’informazione tutti che, citando il quotidiano ma anche no, la fanno propria. Il preside, poi  ci mette del suo, con delle dichiarazioni riguardo il pericolo di reazioni dopo gli attentati di Parigi e la frittata è fatta. Con tanto di sit in di rozzanesi (non solo genitori) inferociti contro gli islamici e, lunedì, passerella di big della politica, Matteo Salvini, Mariastella Gelmini e Ignazio la Russa a rivendicare le nostre radici e a dire che “Il Natale non si tocca”. Il preside aveva già domenica sul sito della scuola la sua versione: nessuna festa vietata perché non era nemmeno stata programmata; nessun attentato alla libertà. Nulla di nulla. La macchina della bufala, però si era già messa in moto, inesorabilmente. E si sa che i giornalisti, come i politici, sono come Fonzie, per chi se lo ricorda, hanno un blocco psicologico, quando devono articolare un “Ho sbagliato!”. 

NoTav, i pm si aggrappano al caso Moro e alla jihad

Al fine di dimostrare che l’azione contro il cantiere di Chiomonte fu eseguita con la finalità di terrorismo da parte dei NoTav (tesi smentita dalla corte d’assise di Torino e per ben due volte dalla Cassazione) i pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo si aggrappano al caso Moro e agli attentati della jihad  ”rimproverando” i giudici che avevano assolto gli imputati dall’accusa specifica.

I giudici di primo grado avevano assolto i militanti NoTav dall’aggravante relativa al terrorismo spiegando che l’azione contro il cantiere è cosa profondamente diversa dal comportamento delle Br che, in cambio della liberazione di Moro, chiesero la scarcerazione di persone legittimamente detenute e da richieste analoghe avanzate da esponenti del fondamentalismo islamico. Continua a leggere

Pm: 8 mesi a Erri De Luca. A tutela di Tav banche e “sistema”

Erri De Luca ha istigato a commettere sabotaggi ai danni del treno a alta velocità e per questo deve essere condannato a 8 mesi carcere. Il pm torinese Antonio Rinaudo, già protagonista della causa persa sulla finalità di terrorismo contestata alle manifestazioni NoTav, non si smentisce. Aggiunge di chiedere una pena non alta per il comportamento processuale dell’imputato che non si è sottratto alle domande. Bontà sua. Per sua eccellenza in toga sottrarsi alle domande è una specie di reato.

La volontà censoria dell’accusa è evidente. Sul Tav deve trionfare il pensiero unico. Perché la procura agisce, non solo in questo processo, a tutela di un’opera dannosa, violentatrice del territorio, devastante, ma allo stesso tempo capace di muovere un sacco di soldi per un grande affare in cui c’è la regìa delle banche che direttamente o indirettamente controllano i giornaloni. E quindi “chi tocca il Tav muore”. Non c’è spazio per altre idee.

Il sistema nel suo complesso anche al fine di riprodurre potere di quell’opera ritiene di avere necessità assoluta. La magistratura non solo si adegua ma è ben contenta di tutelarla. Basta ricordare che gli appalti del Tav appaiono gli unici onesti e trasparenti, mai scalfiti da un’inchiesta seria. Tutte le attenzioni investigative sono riservate a chi protesta, al punto che un compressore rotto nel cantiere di Chiomonte è diventato una sorta di rapimento Moro, stando al teorema Caselli, finora sconfessato da corte d’assise e per ben due volte dalla Cassazione.

Ora a farne le spese dovrebbe essere Erri De Luca, colpevole d’aver detto che il re è nudo. Tutti i partiti sono per il Tav. Insieme ai poteri forti spesso evocati a sproposito in questo “strano” paese, ma non è questo il caso. Anzi. (frank cimini)

Sui siti le foto di Boettcher in gabbia e dello sfigurato. Fermateci, per favore

 

Guardate i siti dei principali giornali italiani. In altro, tra le principali notizie, ci sono la foto di un ragazzo sfigurato e quella di un ragazzo in gabbia, messe una di fianco all’altra. Stefano Savi con un cappellino che non fa ombra sull’oscenità del martirio e Alexander Boettcher in tuta dietro le sbarre, vittima e imputato del processo sulle aggressioni con l’acido.

Esiste un limite al diritto di cronaca? Sì, esiste. Non sono solo le carte deontologiche la cui conoscenza dovrebbe essere necessaria a un giornalista per fare il suo mestiere ma anche le regole della fratellanza o almeno del rispetto tra umani a stabilirlo. Inoltre, il pm Marcello Musso aveva chiesto di non riprendere o fotografare Savi per rispetto della sua “identità offesa”.

A meno che i due non abbiano dato il consenso a essere ripresi, fotografarli e metterli online è come picchiare un disabile, come aggredire in quattro una sola persona inerme.

Qualcuno ci fermi, per favore. (manuela d’alessandro)

 

Assistenti sociali: spegnere riflettori sul piccolo A. Finalmente…

“Per il bene del piccolo A. si spengano immediatamente tutte le luci mediatiche che hanno illuminato questi suoi primi giorni di vita dalla sua nascita data morbosamente in pasto all’opinione pubblica…Nessuno ha riflettuto sul gravissimo danno che è stato fatto a questo bambino”. E’ l’invito-appello lanciato dal consiglio nazionale dell’ordine degli assistenti sociali. Finalmente da un organo istitituzionale arrivano parole sensate in questa terribile vicenda dove in troppo hanno sguazzato strumentalizzandola al fine di farsi pubblicità e di lucrarci anche concretamente.

Il messaggio parte dal vertice della categoria degli assistenti sociali e non sembra proprio rivolto solo ai media. Si tratta di parole dirette a tutti, giornalisti e magistrati compresi. Ovvio, in pole position c’è lui, don prezzemolino, al secolo Antonio Mazzi, puntuale a prendere parte a qualsiasi fatto di cronaca con grande rilevanza mediatica.

Il piccolo ha diritto a una vita normale. Non ha colpe. Arriva in un mondo di pazzi per responsabilità di genitori  i quali “per purificarsi” prima della sua nascita hanno aggredito con acido muriatico Pietro Barbini, ex fidanzato di lei, e altri. Per questo dopo la condanna a 14 anni subiranno un nuovo processo.

“Il rischio concreto è che il piccolo sia marchiato per sempre della vicenda che ha visto protagonisti i suoi genitori” dice il consiglio dell’ordine degli assistenti sociali. Il rischio è che sia stravolta la sua vita. Insomma ci vuole un bel silenzio stampa che duri il più a lungo possibile. Era ora che qualcuno lo dicesse esplicitamente, lo gridasse. Perché sinceramente di tutta questa attenzione mediatica morbosa fino a mettere in prima pagina i minimi dettagli non se ne poteva più. E non se ne può più. I rappresentanti dei media che puntano a vendere copie in più o ad avere tanti clic sfruttando il dramma relativo alla conseguenza delle aggressioni con acido si occupino d’altro oppure cambino mestiere. L’invito ovvio riguarda tutti quelli che hanno scelto questa tragedia per apparire. Insomma, “appaiano” altrove. (frank cimini)