Una nuova accusa per Beppe Sala legata a 6000 alberi piazzati per ingentilire il percorso tra i padiglioni e un episodio inedito di presunta corruzione che avrebbe soffocato alla nascita la regolarità dell’appalto sulla Piastra di Expo vinto dalla ditta Mantovani. Questo ‘racconta’ l’avviso di chiusura dell’inchiesta sull’appalto più importante dell’Esposizione riaccesa con l’avocazione sei mesi fa da parte della Procura Generale. La prima indagine, campo di guerra nello scontro tra l’allora procuratore Edmondo Bruti Liberati e il suo vice Alfredo Robledo, si era conclusa nell’autunno del 2016 con una richiesta di archiviazione. Ora l’esperto pg Felice Isnardi, prossimo alla pensione, vuole portare a processo il sindaco e allora commissario di Expo non solo per avere retrodatato due verbali, accusa già nota dal dicembre scorso, ma anche per il più grave reato di turbativa d’asta. Secondo il magistrato, l’appalto per il ‘verde’ sarebbe stato separato da quello per la Piastra e confezionato su misura per un vivaista lombardo dietro “pressioni” anche di esponenti politici della Regione.
Nonostante fosse sponsorizzato dalla ‘Sesto Immobiliare spa’, società che in cambio avrebbe ricevuto dalla politica la promessa di incarichi per affari importanti, il vivaista ‘Peverelli’ abbandonò l’impresa perché non era in grado di far fronte alle spese per la fornitura. Secondo l’accusa, quando l’appalto per gli alberi venne ‘staccato’ da quello principale si sarebbe dovuta riformulare la gara tenendo conto il valore delle piante di quasi 5 milioni di euro. Soldi che invece vennero spalmati su altre voci per lasciare inalterato il bando complessivo, determinando così la turbativa perché altre imprese che non avevano presentato offerte in quanto non competenti nel settore vivaistico avrebbero potuto partecipare alla gara per la Piastra. Alla fine, l’appalto è andato con affidamento diretto proprio alla Mantovani che già si era aggiudicata i lavori per l’infrastruttura di base dell’Esposizione con una maxi ribasso del 42% per 149 milioni.
Per questa tortuosa vicenda,Sala è accusato assieme agli ex manager di Infrastrutture Lombarde Pierpaolo Perez e Antonio Rognoni di avere turbato la gara “con mezzi fraudolenti”. Ma l’appalto sulla Piastra per i magistrati sarebbe già stato viziato alla nascita da un episodio di corruzione. L’architetto Dario Comini, nelle sue vesti di dipendente di Metropolitana Milanese spa e coautore del progetto esecutivo della gara, avrebbe rivelato dettagli della gara che sarebbero dovuto rimanere riservati alla società Mantovani e, in cambio, gli sarebbe stato conferito “un simulato incarico di prestazione professionale da 30mila euro”. Entro giugno i magistrati chiederanno il processo per il sindaco del Pd che assicura di volere trovare in sé stesso le “motivazioni per andare avanti” nonostante l’”amarezza pensando a quanto ho sacrificato per Expo”. E quanto il Paese, sottolineando la presunzione d’innocenza per Sala, ha sacrificato al controllo della legalità per la necessità di far svolgere Expo visto che le indagini si fanno solo a ‘moratoria’ chiusa?
(manuela d’alessandro)