giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Il refuso del Governo: errore o profezia sul futuro di Vegas in Consob?

A volte i lapsus nascondono semplici errori, in altri casi potrebbero celare profezie. E se a farli ci si mette il Governo ai giornalisti non resta che farne la cronaca. Venerdì sera Anna Genovese si è trovata ‘a sua insaputa’ presidente della Consob, dopo alcune ore però l’errore (fotografato da Giustiziami e ora irreperibile sul sito di Palazzo Chigi) è stato corretto: la dicitura in neretto da “Avvio procedura incarico a presidente di Consob” è diventata “Avvio procedura incarico nella commissione Consob”. Auguri dunque al neo commissario Genovese, ma in bocca al lupo anche al presidente Giuseppe Vegas in caso di ulteriori errori. (oriana lupini)

Minenna, “Consob mi ha impedito di scoprire i guai di Unipol”.

I capi della Consob non hanno permesso di fare un’analisi veritiera del portafoglio bilanci di Unipol. Parola di Marcello Minenna, il responsabile dell’ Ufficio Analisi Quantitative della Commissione, che per sei volte si è seduto di fronte al pm di Milano Luigi Orsi per raccontare come la fusione tra Unipol e l’ex galassia Ligresti (Fonsai, Milano Assicurazioni e Premafin) mostri troppe criticità, con Unipol che sopravvaluta i suoi titoli strutturati messi a bilancio,  e detti le regole invece che rispettarle.

A fine novembre del 2012 viene affidato all’Ufficio Analisi Quantitative l’incarico di analizzare il portafoglio di titoli strutturati di Unipol. Il  12 dicembre l’autorità di vigilanza “non era ancora in possesso – svela il dirigente dell’ufficio – delle basilari informazioni sui derivati in pancia a Unipol nonostante nel prospetto del 13 luglio Unipol scriva che Consob sta svolgendo accertamenti su questi titoli”. Secondo Minenna, i dirigenti della Consob gli hanno rivolto tre richieste ‘sospette’: l’analisi “dovrà essere condotta prescindendo dagli effetti che potrà avere sugli stessi bilanci”, deve essere esaurita “in meno di venti giorni, entro il 10 dicembre” e deve far riferimento “alle date del 31 dicembre 2011 e 30 giugno 2012″, nonostante l’unica data davvero utile sia quella a cui si riferisce il bilancio.

Ma c’è di più: “non è una mera illazione – spiega – ritenere che Unipol abbia comunicato la sopravalutazione proprio di quei titoli che sapeva noi stavamo analizzando”. E di un’ipotetica interferenza da parte dell’ad di Unipol Carlo Cimbri, di recente indagato per aggiotaggio dalle procure di Milano e Torino, parla più esplicitamente quando racconta di una missiva del direttore generale “che a sua volta fa riferimento ad una lettera del 31 luglio 2013 spedita da Cimbri al presidente Vegas. Incredibilmente Cimbri lamenta che l’Ufficio Analisi Quantitative non avrebbe ancora svolto confronti nel merito con Unipol nonostante le dieci richieste ex art. 115 Tuf e le numerose mail e telefonate. (…) Rimanevo stupito che non si censurassero i contenuti della lettera di Cimbri ma mi si chiedesse conto della infondata sua doglianza”.

Accuse che Minenna restituisce al mittente. Così come quando spiega che l’analisi del portafoglio titoli strutturati al 31 dicembre 2011 “sarebbe potuta terminare ben prima di giugno 2013 se le proposte dell’Ufficio fossero state in qualche modo tenute in considerazione e se si fosse potuto operare in un’atmosfera lavorativa più serena”. Dichiarazioni da prendere con le dovute precauzioni – i contrasti tra Minenna e Consob sono noti – ma che accendono un faro su chi di solito vigila. (oriana lupini)

Unipol, Gdf porta via 45 pc a Consob che se la prende con la stampa

La Consob mostra un’ incredibile solerzia nell’aprire indagini sui giornalisti ma non altrettanta, stando a quanto emerge dalle prime battute dell’indagine su UnipolSai , ne avrebbe profusa sull’analisi dei conti della compagnia assicuratrice bolognese.  In una nota di venerdì scorso, l’organo di vigilanza prometteva di approfondire le variazioni del valore del titolo in relazione alle informazioni diffuse a mercato aperto, con chiaro riferimento alla notizia della perquisizioni nella sede del nuovo gigante delle assicurazioni, avvenute il giorno prima.

Non è la prima volta che la Consob  reagisce stizzita alla diffusione di notizie sull’indagine coordinata dal pm Luigi Orsi.  Nei mesi scorsi aveva aperto un’inchiesta su Giovanni Pons e Vittoria Puledda del quotidiano La Repubblica: in un articolo dell’11 dicembre 2012 avevano messo in fila  le possibili debolezze dei bilanci Unipol, che aveva in corso la fusione con Fonsai.  Proprio per verificare se ci siano responsabilità di funzionari dell’autorità di controllo nell’abbellire i conti della società che stava per convolare a nozze con le macerie dell’impero Ligresti, la Guardia di Finanza ha portato via 45 computer dalla sede romana di Consob. Dall’analisi del materiale informatico il pm si aspetta di capire se il Presidente Giuseppe Vegas (non indagato) non solo non avrebbe vigilato sulla fusione, com’era suo compito istituzionale, ma avrebbe anche ostacolato nei fatti la verifica su quanto valesse davvero Unipol. Anzitutto, impedendo che il funzionario Marcello Minenna, capo dell’Ufficio Analisi Quantitative, calcolasse il valore dei derivati in pancia a Unipol e poi tenendo all’oscuro delle operazioni in corso uno dei commissari della Consob, Michele Pezzinga. (manuela d’alessandro)

Saipem condannata a dare più di 1 mln a ex manager indagato per mazzette

Il giudice del Tribunale del Lavoro di Milano Pietro Perillo ha dichiarato illegittimo il licenziamento dell’ex direttore operativo di Saipem Pietro Varone, arrestato nel luglio 2013  nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Milano su presunte mazzette pagate da Saipem per ottenere contratti in Algeria. La società è stata condannata a versare all’ex manager circa un milione e 200.000 euro,  mentre il Tribunale ha respinto la richiesta di risarcimento danni presentata dall’azienda nei confronti dell’ex dipendente.
Varone era stato licenziato l’8 gennaio 2013 al termine di una procedura interna all’azienda. Tra le tesi portate da Saipem per giustificare il licenziamento c’era quella che i presunti comportamenti illegittimi di Varone si spiegassero solo con la sua iniziativa autonoma e individuale. Non sono ancora note le motvazioni del provvedimento che verranno depositate nei prossimi giorni, ma è possibile che il giudice abbia tenuto conto del fatto che il licenziamento disciplinare sarebbe stato recapitato a un domicilio diverso da quello indicato da Varone alla società. Saipem è stata condannata “a corrispondere a Varone 423.614,36 euro a titolo di indennità di mancato preavviso oltre a una incidenza sul TFR per 31.378,92 euro, nonché 741.326,88 euro a titolo di indennità supplementare, oltre interessi e rivalutazione su tali importi dalla cessazione del rapporto al saldo effettivo”.
Il giudice Perillo ha anche respinto la richiesta di risarcimento danni per 10 milioni di euro avanzata da Saipem nei confronti di Varone. (manuela d’alessandro)

La clamorosa requisitoria che ‘assolve’ Dolce e Gabbana

‘Botte’ per tutti. Per la Guardia di Finanza, per la Procura e i giudici di primo grado che hanno cucito un’accusa addosso agli stilisti Dolce e Gabbana che “contrasta col buon senso giuridico” e gli è costata nel giugno dell’anno scorso la condanna in primo grado a un anno e otto mesi di carcere per omessa dichiarazione dei redditi. Mai richiesta di assoluzione è stata sostenuta con più vigore da un rappresentante della pubblica accusa con affermazioni che ‘superano’ il processo investendo le relazioni tra giustizia e finanza. Tra un fendente e l’altro, il pg Gaetano Santamario Amato a un certo punto ’esplode’ persino in una dichiarazione d’amore verso gli imputati: “Un grande gruppo industriale presente nel mondo che nel 2004 pensa in grande e decide di trasferirsi nel Paese con la Borsa più vivace in Europa, il Lussemburgo”. Una realtà economica che, “in controtendenza con l’industria italiana”, scoppia di salute e non scappa nel Granducato per beffare il fisco ma per crescere quando “i  tempi sono maturi”. Continua a leggere