giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Quando le botte ai detenuti sono ignorate dai giudici

“I segni sul corpo del detenuto Fallanca vennero rilevati  anche dal medico del carcere dottor Manenti che lo visitò al ritorno dall’udienza… La visita avvenne alla presenza degli stessi poliziotti della penitenziaria dai quali il recluso sosteneva di aver  ricevuto abusi. Purtroppo il presidente invece di raccoglierne doverosamente la denuncia lo interruppe e lo fece cacciare dall’aula. Si tratta di una ricostruzione altamente credibile risultante da prove assunte nel contraddittorio tra le parti. Lo stesso Falanca aveva denunciato i fatti in una lettera dal carcere”.

A ricordare i fatti del novembre 2018  è l’avvocato Eugenio Losco in una istanza al Riesame di Roma dove il legale aveva fatto ricorso contro l’arresto del suo assistito militante anarchico che nell’occasione sarà l’unico scarcerato per insussistenza delle esigenze cautelari di un gruppo al quale si contesta l’associazione sovversiva finalizzata al terrorismo. Tutti gli altri si sono visti confermare la detenzione.

L’aggressione a Falanca era avvenuta durante una precedente detenzione. Il presidente del Tribunale di Firenze sbottava: “Fallanca si tratta di una questione che esula dagli atti processuali”. “Ma riguarda la mia custodia cautelare sono stato aggradito da più di dieci persone” la replica dell’imputato detenuto. Il pubblico presente rumoreggia, il presidente fa sgomberare l’aula è espelle Falanca. Due imputati a piede libero lasciano anche loro il processo per solidarietà con Fallanca.

In tempi di abusi su persone arrestate da parte delle forze di polizia vale la pena di ricordare l’episodio per far capire che appare molto difficile in casi del genere avere tutela dalle istituzioni e da chi dovrebbe garantire la legalità in tutti i sensi. Ci sono avvocati che ormai sconsigliano i proprio assistiti di denunciare ”gli abusi minori” anche perché il rischio di essere incriminati per calunnia è molto alto.

Fallanca ha inoltre ricordato di essere stato scortato in seguito dagli stessi agenti della polizia penitenziaria che aveva cercato di denunciare. (Frank Cimini)

Anarchici, perché il Riesame ha bocciato pm Dambruoso

“Non sono enucleabili incitamenti alla commissione di reati rivolti ai loro lettori trattandosi di documenti che esprimono spesso ricorrendo a meri slogan posizioni radicalmente critiche proprie dei gruppi cosiddetti antagonisti verso le politiche migratorie senza però trascendere nell’istigazione a delinquere”.  È questo dei tanti passaggi in cui il Riesame di Bologna boccia su tutta la linea il pm Stefano Dambruoso e il gip che con la richiesta della procura aveva fatto copia e incolla arrestando        7 anarchici accusati di associazione sovversiva finalizzata al terrorismo. Tutti scarcerati appunto dal Riesame il 30 maggio dopo tre settimane di detenzione.

Adesso sono state depositate le motivazioni in cui si sottolinea che i documenti scritti del gruppo “non contengono espressioni idonee a indurre i lettori a passare alle vie di fatto per realizzare gli obiettivi selezionati costituendo piuttosto tesi di programmazione di un’azione politica voora a porre in atto la cosiddetta controinformazione in vista di una futura aggregazione di soggetto sociali subalterni”.

I giudici affermano inoltre che l’incendio di un tetto collegato a un manufatto con alcuni ripetitori televisivi “non aveva messo in pericolo la pubblica incolumità“. Inoltre non era stato necessario nemmeno l’intervento dei pompieri.

Il Riesame ricorda inoltre che in relazione al detto incendio “considerando la pena edittale di due anni non è possibile disporre alcuna misura cautelare”.

E la solidarieta’ ad alcune persone detenute per fatti di terrorismo “non può essere ritenuta istigante a commettere atti violenti in quanto ci si limita a esortare gli aderenti al movimento a non abbassare la testa”.

Dalle motivazioni emerge quello che gli stessi inquirenti avevano detto in conferenza stampa parlando di arresti nell’ambito di una strategia di tipo preventivo in vista di disordini originati dalla crisi economica dovuta al diffondersi del corona virus. Insomma era un processo alle intenzioni.

Il Riesame ricorda che la Cassazione in materia di 270 bis, associazione sovversiva, fissa dei paletti molto concreti. Va detto che in materia il Riesame di Bologna la pensa all’esatto opposto di quello di Roma che di recente ha confermato tutti gli arresti di anarchici tranne uno e che spieghiera’  i motivi intorno a Ferragosto.

Al centro di entrambe le inchieste ci sono azioni di solidarietà con immigrati reclusi in strutture senza aver commesso reati e con detenuti mentre si continua a non sapere nulla dei motivi per cui nella prima decade di marzo 15 reclusi morirono nel corso di rivolte. L’unico dato certo al riguardo è che 34 detenuti saranno processati per devastazione a Milano. (frank Cimini)

Steccanella: perché lascio la difesa di Vallanzasca

 


Visto che ieri è emersa la notizia a seguito dell’articolo sul carlino di Bologna, Ti mando la lettera-segnalazione che il 29 giugno ho inviato al Presidente del Tribunale di sorveglianza di Milano in cui racconto la (pessima) esperienza direttamente sperimentata nel caso in oggetto in questi 4 anni, motivando le ragioni della mia (dolorosa) rinuncia al mandato depositata il giorno stesso (24 giugno) in cui mi è stato notificato l’ennesimo rigetto dopo l’ultima udienza del 23 giugno.

Chiarisco che la Presidente del TDS di Milano (Dr.ssa Di Rosa) gode della mia massima stima, ma quanto accaduto nel caso in oggetto dimostra l’assurdo di un sistema organizzativo che prevedendo un continuo turn over fa si che ogni singolo magistrato che si trova quel giorno in udienza adotti decisioni che quello successivo disattende, risultando quindi incomprensibili e come tali non spiegabili al cliente (o almeno io non ci riseco non capendole io per primo).

Con grande amarezza ho quindi dovuto rinunciare ad un incarico che avevo assolto per oltre 4 anni con il massimo impegno e senza alcun compenso al solo fine di consentire per una persona che aveva trascorso 50 anni in galera (credo sia il record assoluto in Itala) il rispetto della nostra Costituzione che, contrariamente a quanto ritengono i vari Salvini et similia, non prevede che debba “marcire in galera” per un tentato furto di mutande di sei anni fa, neppure se si chiama V.

In sintesi mi sono sentito “preso in giro” anche nella mia (evidentemente ritenuta inutile) funzione oltre che vedere frustrato un faticoso lavoro di anni con operatori del carcere di Bollate, mediatori, cooperative di recupero ecc (tutti, debbo dire, straordinari)

Non ho neppure ritenuto di leggere il provvedimento di rigetto nella sua interezza dopo avere visto scritto che necessita di un percorso graduale un detenuto 70enne che ha trascorso l’intera vita dietro le sbarre e al quale restano non troppi anni di vita. (Avvocato Davide Steccanella)

 

 

 

 

 

 

 

Non risponde al gip. Negato colloquio con genitori

L’indagato in stato di arresto si avvale della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio di garanzia. Pochi giorni dopo il giudice delle indagini preliminari di Roma Anna Maria Gavoni rigetta l’istanza di colloquio con i genitori e la sorella del detenuto accogliendo il parere contrario del pubblico ministero che aveva messo nero su bianco l’esplicita motivazione.

”Con parere allo stato contrario anche alla luce dell’esito dell’interrogatorio di garanzia” sono le parole del magistrato della procura, il sostituto Francesco Dall’Olio. Il protagonista della vicenda è Nicola Aurigemma uno degli anarchici arrestati il 12 giugno scorso con ll’accusa di associazione sovversiva finalizzata al terrorismo. Si tratta della famosa ordinanza musicale dal momento che tra gli eventi contestati agli indagati destinatari delle misure cautelari c’era “utilizzo dell‘Hip Hop.

”Non mi era mai capitato di vedere rigettata un’istanza di colloquio con una motivazione del genere” è il commento dell’avvocato difensore Ettore Grenci il quale sta preprando insieme ai colleghi le memorie in vista dell’udienza del Riesame in programma per il prossimo 30 giugno.

Il detenuto Aurigemma insomma paga dazio per aver esercitato il suo diritto di avvalersi del,a facoltà di non rispondere davanti al gip. E per questa ragione si vede negare un altro diritto quello di poter ricevere la visita o di parlare per telefono con i genitori e la sorella.

Una giustizia emergenziale in cui ovviamente le responsabilità maggiori in negativo sono del gip che aveva già fatto copia-incolla con la richiesta di custodia cautelare della procura per i sette anarchici, cinque finiti in carcere e due ai domiciliari (frank cimini)

Riesame di Bologna libera anarchici, “no terrorismo”

Il Riesame di Bologna ha scarcerato i sette anarchici arrestati il 12 marzo scorso con l’accusa di associazione sovversiva in relazione a un attentato contro due antenne di trasmissione avvenuto nel dicembre 2018. Per decisione dei giudici dei 12 indagati adesso 6 sono liberi e sei hanno l’obbligo di dimora.

I giudici hanno accolto le istanze dei difensori anche riqualificando l’incendio in danneggiamento. Sono state cancellate tutte le aggravanti a cominciare da quella di aver agito a fini di terrorismo.

L’inchiesta condotta dal pm Stefano Dambruoso viene fortemente ridimensionata La procura che in conferenza stampa aveva parlato esplicitamente di operazione nell’ambito di una strategia di tipo preventivo aveva anche puntato sulla “pericolosità “ delle manifestazioni sotto le carceri e contro i centri di detenzione per immigrati in tempi di corona virus.

La difesa aveva replicato spiegando che in questo modo si metteva in discussione fino a negarlo del tutto il diritto al dissenso. Il gip aveva impiegato quasi un anno a decidere gli arresti dal momento che la richiesta del pm era data luglio 2019. Al momento si conosce solo il dispositivo mentre per la motivazione bisognerà aspettare alcuni giorni anche se appare chiara la sconfitta bruciante per il pm Dambruoso al quale anni fa Time aveva dedicato la copertina come “cacciatore di terroristi islamici” a Milano.

Nell’udienza davanti al Riesame il pm aveva dato sulla voce all’avvocato Ettore Grenci il quale in riferimento agli indagati arrestati collegati in videoconferenza aveva usato il termine “ragazzi”. “No sono terroristi” gridava il rappresentante dell’accusa che sicuramente farà ricorso in Cassazione.

Del resto Dambruoso per non farsi mancare niente aveva imposto come conseguenza degli arresti la censura sulla corrispondenza a tre indagati. Nell’udienza la difesa aveva ricordato che l‘attività politica degli anarchici  inQi siti era sempre stata alla luce del sole (Frank cimini)