giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Bruti – Robledo caso chiuso
con l’incredibile auto – censura del Csm di fronte al Colle

Con l’epilogo della vicenda Bruti – Robledo la magistratura ha perso una grande occasione di essere e mostrarsi libera. Dopo il nitido manifestarsi della volontà del capo dello Stato Giorgio Napolitano (che è anche Presidente del Csm) attraverso una “lettera non ostensibile” consegnata al fedele luogotenente Michele Vietti, i cittadini devono chiedersi di cosa parliamo quando parliamo di “autogoverno” della magistratura. Perché quello che abbiamo visto nella ultime ore, su qualunque fronte si voglia stare in questa sfida, è apparso un rassegnato inchinarsi alla volontà di un sovrano da parte della (presunta) assemblea libera delle toghe.  Due commissioni del Csm hanno modificato le loro risoluzioni da presentare al plenum piegandosi al diktat del Presidente. Sono state cambiate all’ultimo secondo le parole dei documenti faticosamente ‘costruiti’ in settimane di istruttorie e analisi, smussando le critiche al procuratore capo Bruti Liberati ed esaltando quelle al denunciante Robledo. Il plenum ha ratificato il volere di Napolitano e archiviato l’esposto presentato dal procuratore aggiunto. Parte degli atti sono stati mandati alla Procura Generale della Cassazione, ma non quelli  sul caso Ruby, mentre i titolari dell’azione disciplinare dovranno pronunciarsi su Sea ed Expo. E Vietti non ha avuto nemmeno il pudore di tacere. “Sono state rispettate le indicazioni di Napolitano”, ha esultato.

A cosa serve dunque il Csm se non è che la grancassa di un uomo solo? A cosa è servito convocare mezza Procura di Milano a Roma se poi all’ultimo secondo sono state stravolte le conclusioni dei magistrati? Nella sua lettera “segreta” Napolitano si sarebbe limitato a ricordare che “i poteri di organizzazione dell’ufficio sono divenuti prerogative del capo della Procura”. Ma questo il Csm l’ha sempre saputo e non significa che siano poteri lunatici o senza regole. Per questo il Csm godeva di un illimitato spazio di libertà e anche dopo il diktat di Napolitano non c’era nessuna necessità di cambiare le risoluzioni. Invece i rappresentanti dei magistrati si sono macchiati del peccato più  imperdonabile contro la libertà: l’auto – censura. (manuela d’alessandro)

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Processo a Podestà sospeso per scontro Bruti – Robledo.
A rischio anche quelli a Formigoni e Berlusconi.

La cruenta sfida in Procura blocca il processo, ormai in dirittura d’arrivo, a Guido Podestà, accusato di falso ideologico in relazione alle presunte firme false raccolte a sostegno della candidatura di Roberto Formigoni alle regionali del 2010.  Il giudice della quarta sezione penale Monica Amicone, come prevede la legge, ha sospeso l’udienza a carico del Presidente della Provincia di Milano dopo che i suoi legali, gli avvocati Gaetano Pecorella e Paolo Veneziani, avevano presentato alla Cassazione un ricorso per chiedere lo spostamento da Milano a Brescia a causa dello scontro tra il procuratore Edmondo Bruti Liberati e l’aggiunto Alfredo Robledo. Nell’istanza i difensori ricordano che l’inchiesta è uno dei ‘casus belli’.

Dalla lite tra i due ‘galli’ della Procura, secondo la difesa, sarebbe derivata una “anomala e irrituale duplicazione” del procedimento: quello iscritto per prima all’epoca e poi archiviato, che era assegnato a Bruti, e quello aperto da Robledo mentre pendeva la decisione del gip  sulla richiesta di archiviazione dell’altro fascicolo.  L’indagine sulle firme false è tra quelle indicate come motivo del contendere davanti al Csm anche perché Bruti ha accusato Robledo di non averlo avvisato con tempestività dell’iscrizione nel registro degli indagati di Podestà, mentre Robledo sostiene di avere infomato subito il suo capo dell’interrogatorio della teste Clotilde Strada che aveva indicato elementi d’accusa contro il politico del Pdl. Il processo è stato sospeso in attesa di una decisione della Suprema Corte. E adesso, sull’esempio della difesa Podestà, potrebbero presentare analoghe istanza anche i legali di Berlusconi e quelli di Formigoni nei processi Ruby e Maugeri, entrambi portati al Csm come ‘pomi della discordia’. Qui sotto riportiamo l’istanza di Podestà, se avessero bisogno di ispirazione.(m. d’a.)

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Sea, ora l’inchiesta della ‘guerra’ in Procura rischia l’avocazione della Pg

Il fascicolo Sea, prima ‘dimenticato’ nell’armadio dal capo della Procura e poi ‘pomo della discordia’ tra Bruti Liberati e Robledo, rischia di finire avocato dalla Procura Generale su richiesta delle difese. L’istanza  sarebbe motivata dalla mancanza di serenità in Procura dove il litigio interno ha portato a una paralisi dell’attività investigativa che riguarda altre numerose inchieste dei dipartimenti guidati da Francesco Greco, reati societari e finanziari, e Alfredo Robledo, reati contro la pubblica amministrazione.

Sempre in relazione alla Sea, c’è un’indagine per aggiotaggio in mano al pm Sergio Spadaro. Il caso che suscita maggiori perplessità e interrogativi inquietanti è quello del cosiddetto ‘Ruby ter’. I giudici dei processi Ruby uno (Berlusconi) e Ruby due (Fede, Minetti e Mora) hanno in pratica ordinato alla Procura di svolgere indagini sulle presunti corruzioni e false testimonianza di ‘olgettine’, poliziotti e varia umanità. Invece non si muove foglia perché, riferiscono le ‘voci’ del Palazzo, la Procura avrebbe deciso di aspettare le sentenza di appello dei due processi che potrebbero arrivare in estate ma anche oltre. L’impressione è che Berlusconi, in questo momento, interessi molto meno che in passato sia per il suo ruolo nelle riforme sia perché messo all’angolo dall’affidamento ai servizi sociali.
Lungo è l’elenco delle inchieste che da mesi segnano il passo e si tratta di indagini equamente distribuite tra i due dipartimenti al centro della contesa di cui si stanno occupando  il Csm con tre commissioni e il pg della Cassazione per l’aspetto disciplinare. Continua a leggere

Giudice critica giudici, il popolo voleva pena solenne per Berlusconi

Giudice non mangia giudice, ma a volte sì, se in ballo c’è la libertà di Silvio Berlusconi vista da correnti diverse della magistratura.  “Credo che oggi siano chiari i sentimenti che animano gran parte dei cittadini. Si aspettavano che venisse ribadita l’importanza di rispettare le regole e le leggi dello Stato. Si aspettavano che una grave condanna non finisse miseramente nel nulla e soprattutto non finisse con quella che sembra una presa in giro, con quelle quattro ore settimanali a intrattenere i vecchini”.  Non è Marco Travaglio, non è un opinionista, non è Giustiziami.  Chi critica con questi toni la decisione del Tribunale di Sorveglianza di evitare i domiciliari a Silvio Berlusconi è l’ex Procuratore Generale di Firenze Beniamino Deidda, direttore di ‘Questione Giustizia’, la rivista della corrente Magistratura Democratica. In un sorprendente editoriale che potete leggere su www.magistraturademocratica.it, Deidda si richiama  alla “volontà popolare” di cui si fa interprete, per deplorare la scelta di giudici “che hanno sottovalutato la difficoltà del loro compito”. “Se ne sono liberati con questa uscita un po’ curiosa delle quattro ore settimanali di impegno sociale, senza chiedersi cosa il condannato avrebbe fatto nelle restanti 164 ore della settimana. E in passato – chiosa malevolo – Berlusconi ha già mostrato di non sapere sempre impiegare il suo tempo in opere edificanti”. “Sarebbe stato bello – insiste Deidda – che i giudici sapessero interpretare il profondo sentimento popolare secondo cui la legalità sarebbe stata ripristinata solo con una decisione ferma e solenne, distante dalle polemiche contingenti, capace di riaffermare il primato del diritto e, nello stesso tempo, di recuperare una personalità con forti venature di ribellione alle regole e di preoccupante disinvoltura anti – sociale”.  L’esponente di Md precisa che la sua è un’analisi di carattere  “giuridico – sociale” e spiega che “i giuristi si aspettavano anche che il Tribunale cogliesse l’occasione per affrontare il tema delle misure alternative nei confronti di un uomo ricco, fortunato, con immensa disponibilità economica in Italia e all’estero, titolare di incarichi politici prestigiosi (…) un uomo che ha seminato pessimi esempi destinati purtroppo a fare scuola”. Poi censura il collegio presieduto da Pasquale Nobile de Santis, corrente Unicost,   perché non ha tenuto abbastanza in conto gli attacchi dell’ex Cavaliere alla magistratura che, giustamente, lui da ‘pari’ si permette invece di bastonare senza pietà. Con una foga da politico o da tribuno del popolo più che da giurista, invocando una sorta di giudizio ad personam per l’uomo delle leggi ad personam. (manuela d’alessandro)

Da stasera Silvio non potrà più uscire di casa senza questo foglio

Ecco il ‘foglietto’ che da questa sera Silvio Berlusconi dovrà portare sempre in tasca. Non stropicciarlo, non dimenticarlo in qualche cambio d’abito, non fargli cadere sopra il caffé. Sarà la sua ‘bussola’, gli indicherà cosa può fare e cosa no, chi può vedere e chi no, a che ora deve andare a coricarsi con Francesca e Dudù, quando può fare politica e quante volte deve andare al centro anziani di Cesano Boscone.  E’ l’ordinanza pronunciata il 10 aprile scorso dal Tribunale della Sorveglianza di Milano che, come scrivono i giudici Beatrice Crosti e Pasquale Nobile de Santis, il leader di Fi”dovrà portare sempre con sé”.

SORVEGLIANZA SILVIO