Prima di dare corso ad una manifestazione è sempre meglio mettersi d’accordo su quel che si desidera richiedere. Altrimenti si rischia di non fare proprio una bella figura se, a favore di taccuini e telecamere, un politico invoca l’ergastolo e se la prende con i pm troppo teneri, mentre un altro dello stesso partito, dopo essersi consultato con i cronisti di giudiziaria perché nel merito non era molto ‘sul pezzo’, dice che va bene così, che la richiesta di condanna sembra corretta. E allora perché manifestare e forse, in generale, se proprio si deve, non è meglio aspettare la sentenza?
E’ successo stamattina davanti al Tribunale di Milano, dove è andato in scena un presidio di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale nel giorno in cui sarebbe potuta arrivare (ma non è arrivata, rinvio al 15 aprile) la sentenza per Adam Kabobo, il ghanese che ha ucciso tre passanti a colpi di piccone lo scorso maggio, ma anche lo schizofrenico paranoide che la Lega pare avere preso a modello di immigrato con cui vedrai che alla fine la giustizia sarà clemente. Quando il pm Isidoro Palma, infatti, nella scorsa udienza ha chiesto per lui 20 anni di reclusione, con l’applicazione dello sconto per il rito abbreviato e il riconoscimento della semi-infermità mentale, è partito repentino il tweet del leader del Carroccio Matteo Salvini per esprimere grande indignazione. E i Fratelli d’Italia, che non volevano essere da meno, si sono ritrovati oggi in corso di Porta Vittoria per un sit-in contro ”l’ingiustizia” di ”tutte quelle sentenze che umiliano le vittime e i loro parenti”. La sentenza nel caso Kabobo, facciamo notare, non c’è ancora stata, ma il capogruppo in Consiglio comunale ed ex vicesindaco, Riccardo De Corato, ci ha tenuto a chiedere ”l’ergastolo” per il ghanese, perché ”se non si dà l’ergastolo a chi ha ammazzato tre persone, a chi lo si dà?”. Evidentemente, però, non si era messo d’accordo, e ciò forse è anche un bene per la genuinità dell’iniziativa, con il deputato ed ex ministro e avvocato, Ignazio La Russa, che prima l’ha presa più alla larga, parlando di ”massima severità per i condannati e certezza delle pene”, e poi ha definito ”adeguata” la richiesta di condanna a 20 anni per Kabobo.
Quando i cronisti si stavano allontanando con i taccuini saturi di dichiarazioni, sono stati, però, raggiunti da La Russa, che nel frattempo era venuto a conoscenza del contrasto interno al partito. ”Voglio precisare che noi ci saremmo aspettati una richiesta di ergastolo, ma in ogni caso non è questo l’argomento della manifestazione”, ha spiegato. E poi ha consultato i cronisti, i quali gli hanno chiarito che il pm, dato il rito abbreviato e la semi-infermità mentale, aveva chiesto il massimo che poteva, 20 anni appunto. ”Allora il magistrato ha correttamente applicato la legge – ha precisato ancora La Russa – Diciamo che sono reati da ergastolo, ma il pm ha applicato bene la legge”. Intanto, ‘fuori onda’ De Corato giustificava la sua più pesante richiesta, precisando a sua volta: ”Sì ma io non sono mica avvocato”. Degna conclusione di un sano dibattito interno al partito. (Roger Ferrari)