Sul 41bis di Alfredo Cospito confermato dalla Cassazione che ha respinto il ricorso del difensore la giustizia riesce ad andare in corto circuito con una motivazione che risulta il massimo della contraddittorietà. I supremi giudici da una lato citano le parole della procura nazionale antimafia e antiterrorusmo secondo cui Cospito pur da detenuto “continuava a compiere condotte apologetiche della violenza anarchica”.
Dall’altro lato viene letteralmente bocciato il parere della stessa Dna che dava atto di una ridotta pericolosità dell’anarchico e concludeva per sostituire il regime del 41bis con quello dell’alta sorveglianza un gradino appena più sotto mantenendo la censura sulla corrispondenza.
Secondo la Cassazione il parere della Dna “seppure particolarmente autorevole non costituisce un ‘fatto nuovo’ ma piuttosto una valutazione di carattere meramente giuridico come tale non decisiva ai fini della revoca anticipata del regime carcerario di cui si tratta”.
Insomma la Cassazione gira e rigira la frittata affinché Alfredo Cospito sia seppellito vivo. Nemmeno le sentenze che avevano dichiarato insussistente l’associazione sovversiva nei procedimenti “Bialystock” e “Sibilla” non influiscono in alcun modo sulla “operatività della Federazione Anarchica Informale”.
Per la Suprema Corte non c’è stata nessuna violazione di legge perché la motivazione del Tribunale di Sorveglianza di Roma non risulta mancante avendo dato risposta a tutte le argomentazioni contenute nella richiesta di revoca anticipata.
Il ricorso viene così dichiarato inammissibile e il ricorrente condannato a pagare le spese processuali e 3000 euro in favore della cassa delle ammende.
La Cassazione spiega la sua decisione facendo riferimento al ruolo di Alfredo Cospito “descritto come figura di vertice del movimento anarchico insurreziinalista Fai-FRI “ancora attivo e pericoloso”.
Gli eventi prospettati dalla difesa di Cospito per la Cassazione “erano già stati valutati in sede di ricorso avverso il decreto genetico del regime speciale oppure non potevano considerarsi nuovi e come tali indicativi del venir meno delle condizioni poste a fondamento di detto provvedimento prima della sua scadenza naturale”.
La realtà è che Cospito viene considerato ancora più pericoloso dopo il lunghissimo sciopero della fame che ne avrebbe aumentato il carisma nell’ambito dei movimenti anarchici. Insomma siamo alla creazione di una sorta di nuovo reato, “il digiuno a scopo di terrorismo”. Per cui reclami e ricorsi non servono. La continuazione dell’ apologia della violenza anarchica serve a confermare il regime del 41bis tradendolo e travisandolo nello spirito e nella lettera perché il regime speciale dovrebbe (condizionale d’obbligo) servire esclusivamebte a impedire contatti con le organizzazioni esterne. L’apologia insomna è un alibi perché non sanno che pesci pigliare.
(frank cimini)
Processo politico Cospito condanna confermata 23 anni
La Cassazione ha confermato le condanne di Alfredo Cospito a 23 anni di reclusione di Anna Beniamino a 17 anni e 9 mesi come aveva sollecitato il procuratore generale Perla Lori spiegando che la sentenza della corte di assise di appello di Torino aveva ben interpretato i fatti ed era corretta. La Suprema Corte ha rigettato sia il ricorso della procura generale di Torino tendente a ottenere la celebrazione di un nuovo processo di appello per aumentare le pene ai due anarchici sia quello delle difese che avevano presentato eccezioni di incostituzionalità. Anche le difese puntavano a celebrare un altro appello per ottenere riduzioni di pena.
Si chiude così la vicenda dei pacchi bomba di Fossano del 2006 nei pressi della scuola carabinieri che non provocarono morti e nemmeno feriti. La procura generale di Torino si era battuta per l’ergastolo a Cospito e per una condanna a 27 anni per Beniamino spiegando che solo per un caso non c’erano state vittime.
Cospito è detenuto nel carcere di Sassari Bancali sottoposto al regime del 41bis ed era stato protagonista di un lungo sciopero della fame proprio perché protestare contro il carcere duro. Anna Beniamino reclusa a Rebibbia aveva interrotto invece il digiuno per ragioni di salute.
Durante l’udienza in Cassazione c’era stato un presidio degli anarchici in solidarietà con Cospito e Beniamino. Su uno striscione la scritta “Fuori Alfredo dal 41bis” e su un altro “Con Alfredo Cospito per la solidarietà internazionale”. La notte precedente tre cassonetti venivano messi in mezzo alla strada in zona Tuscolano e dati alle fiamme con tentativi di appiccare il fuoco a un postamat e di sfondare la entrata di una banca. Sui muri sono state trovate scritte legate ad ambienti anarchici. Gli inquirenti seguono la pista delle proteste contro il 41bis che si svolgono spesso in coincidenza delle scadenze processuali di Cospito.
Nei giorni scorsi a Torino erano state emesse diverse misure cautelari tra arresti domiciliari e obblighi di dimora e di firma in relazione agli incidenti del 4 marzo 2023 durante una manifestazione di solidarietà con Cospito.
Cospito aveva di recente dal tribunale di sorveglianza ottenuto la possibilità di disporre di un Cd per ascoltare musica nel carcere di Sassari ma non ne dispone ancora perché i vertici della prigione sostengono di non riuscire a reperire un lettore di Cd. I suoi avvocati inoltre hanno presentato reclamo contro il trattenimento di alcune missive dirette all’anarchico per decisione prese a Sassari e dalla corte di asse di appello di Torino.
Insomma alla vigilia del 25 aprile trionfa il fascismo dell’epoca moderna con la tortura del 41bis. Ora c’è pure il timbro della Cassazione.
(frank cimini)
Pista anarchica eterna, arresti per corteo pro-Cospito
La pista anarchica è eterna. A Torino sono state emesse 18 misure cautelari tra arresti domiciliari e obblighi di dimora in relazione alla manifestazione a favore di Alfredo Cospito allora impegnato in un lunghissimo sciopero della fame. Gli indagati sono 75, le accuse vanno dal danneggiamento all’istigaziine a delinquere alle lesioni aggravate a pubblico ufficiale. La manifestazione è quella del 4 marzo del 2023.
Tra le persone raggiunte dalla misura degli arresti domiciliari c’è Pasquale Valitutti detto Lello figura storica del movimento anarchico solitamente in testa ai cortei a bordo della carrozzina sulla quale è costretto per disabilità. Valitutti è l’indagato più citato nell’ordinanza emessa dal gip Valentina Giuditta Soria che ha rigettato la misura dell’arresto in carcere chiesta dalla procura per diversi indagati.
Pasquale Valitutti era in questura a Milano la notte tra il 14 e il 15 dicembre del 1969 accanto alla stanza del quarto piano dove veniva interrogato Giuseppe Pinelli poi volato giù in circostanze che formalmente la magistratura non ha mai chiarito. Valitutti da testimone ha sempre detto che il commissario Luigi Calabresi non si allontanò mai dalla stanza dell’interrogatorio di Pinelli, fermato e trattenuto illegalmente per tre giorni in relazione alle indagini sulla strage di Piazza Fontana.
Secondo l’accusa nella manifestazione del 4 marzo 2023 “è stata evidenziata una organizzazione militare dell’area insurrezionalista con una precisa ripartizione di ruoli, con una copertura di un nucleo centrale che si rendeva responsabile delle azioni violente e poi con una copertura circolare che garantiva impunità”.
L’operazione fa registrare l’esultanza del sottosegretario alla Giustizia Andrea Del Mastro perché “viene ribadito che la galassia anarchica è delinquenza. Cagionare 630mila euro di danni, manifestare con mazze e bombe carta non è libertà di pensiero ma illegalità diffusa che deve essere fermata anche con il carcere duro per l’ispiratore Cospito”.
Del Mastro è sotto processo a Roma per violazione di segreto perché rivelò al collega deputato Giovanni Donzelli notizie e dettagli sulla detenzione di Cospito. Per Del Mastro la manifestazione fu colpa dell’anarchico al 41bis. Domani è fissata la Cassazione per i pacchi bomba di Fossano che in appello portarono alla condanna a 23 anni. Insomma Del Mastro prepara l’udienza. Secondo un avvocato difensore invece gli arresti di ieri sembrano voler impedire al maggior numero di anarchici possibile la partecipazione al corteo del primo maggio.
Secondo l’avvocato Claudio Novaro difensore di molti indagati “A fronte della richiesta da parte dei PM di 22 arresti domiciliari, 10 custodie cautelari in carcere e 13 misure non custodiali, il Gip ha disposto tre arresti domiciliari e 15 misure non custodiali, operando un notevole filtro rispetto alle domande cautelari iniziali.
Ciò che stupisce è che per le condotte addebitate a ciascun indagato, nessuna delle quali riguarda quei fatti materiali che la Polizia aveva definito di devastazione e saccheggio, sia rimasta inalterata tale qualificazione giuridica, che appare, obiettivamente, sproporzionata e scarsamente in sintonia con i diversi profili di responsabilità individuale indicati nell’ordinanza applicativa”.
(frank cimini)
Mattarella per Ilaria? Per ora contro Meloni poi si vedrà
La telefonata del Presidente della Repubblica all’ingegner Roberto Salis per esprimergli solidarietà almeno al momento può tranquillamente essere rubricata come una iniziative contro la premier Giorgia Meloni nell’ambito della disputa sul premierato. Se la telefonata può portare beneficio alla situazione di Ilaria Salis lo scopriremo soltanto in seguito ma appare più che lecito nutrire dei dubbi considerando i ristrettì quasi inesistenti margini di azione di cui dispone formalmente il Capo dello Stato che del resto non ha mancato di accennarvi.
Tutto ciò va considerato insieme al niente o quasi che il governo ha fatto pur essendo a conoscenza del caso ben prima che ne parlassero i giornali e intervenissero le telecamere del Tg3.
La sensazione è che all’interno del potere tra le cosiddette istituzioni e i loro personaggi vi sia un regolamento di conti anche sulla pelle di una ragazza detenuta in violazione del diritto e dei suoi diritti.
Non è la prima volta che accade e sicuramente non sarà neanche l’ultima. Anche perché giusto di recente era accaduto per il caso di Alfredo Cospito. Una guerra tra i partiti sulla pelle di un anarchico detenuto e torturato al 41bis dove il sottosegretario Andrea Del Mastro aveva spifferato dettagli riservati al collega di partito Giovanni Donzelli per mettere in difficoltà una delegazione di parlamentari del Pd in visita al carcere di Sassari Bancali.
Del Mastro è finito sotto processo per violazione del segreto d’ufficio e gli esponenti del Pd hanno chiesto di costituirsi parte civile. Il Tribunale deciderà domani sulla richiesta di costituzione. Dei destini degli anarchici agli uomini del potere storicamente interessa sempre poco. Questo emerge dai casi di Ilaria Salis e Alfredo Cospito. Intanto la pista anarchica è eterna con inchieste disseminate in diverse procure basate sul niente o quasi e dove a operare sono soprattutto magistrati collegati alla “sinistra” a caccia di fantasmi e uffici Digos disoccupati per mancanza di materia prima in un’epoca di repressione senza sovversione.
(frank cimini)
Morto avvocato Piscopo un pezzo della storia anni ‘70
Stamattina è morto l’avvocato Francesco Piscopo, un pezzo della storia degli anni ‘70, un fiero oppositore dei processi e delle leggi di emergenza. Aveva difeso molti arrestati e imputati insieme ad altri colleghi. Chi scrive queste poche righe ricorda della sua figura il senso dell’umorismo e dell’ironia.
Parafrasando le requisitorie e le ordinanze dei magistrati diceva in occasione degli avvocati arrestati come “complici dei terroristi” che “se l’avvocato non viene pagato dai clienti è perché fa parte della banda. E se prende la parcella? “Sono soldi frutto di rapine e attività illecite quindi se ne deduce che è colpevole, l’avvocato c’entra sempre”.
E ancora: “È quando sembra le prove non vi siano che in realtà ci sono. Se ci sono se ne può discutere”.
Francesco Piscopo raccontava degli interrogatori di Toni Negri davanti al pm Pietro Calogero. “Gli davo gran calci sotto il tavolo per costringerlo a stare zitto. Perché lui tendeva a rispondere quando il magistrato tendeva a impostare una sorta di conversazione diceva lui perche’ voleva capire”.
Piscopo interrompeva il pm: “Scusi dottore se dobbiamo conversare tolga le manette al professore e andiamo al ristorante”. Piscopo intanto continuava a dare calci “perché Negri era convinto di convincere il magistrato che lui non c’entrava. Impresa impossibile. Non aveva davanti un magistrato ma un avversario politico. E lo sapeva benissimo ma era portato a rimuovere perché presumeva molto da se stesso”.
(frank cimini)