giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Rubare gli avvocati è molto pericoloso

Ci sono ladri cattivelli, quelli che puntano al colpo sicuro, mettendo in conto la violenza. La vecchietta indifesa per strada, il coltello per minacciare.

Ladri che puntano alto. Il quadro al museo, l’operazione pianificata nei dettagli, il fascino criminale di Lupin.

Poi ci sono i ladri che sfidano l’abisso, cacciandosi nei guai a tutti i costi, per inseguire il sogno di un televisore 4k, di una vacanza di lusso in Polinesia. Come lei, I., 54 anni, che tra tutti i posti in cui poteva mettersi a rubare ha deciso di puntare all’unica categoria con cui i guai sono sicuri: gli avvocati.

Si faceva assumere come segretaria. Si presentava benissimo. Seria, sorridente.

Con l’avvocato Francesco Molfese, studio in viale Montenero, secondo la procura ha giocato un po’ sporco, approfittando dell’età e della salute. Ad agosto 2022 gli ha preso la carta di credito, ha falsificato una delega e si è presentata in banca per effettuare tre bonifici con causali finte. Due a se stessa, uno al compagno. Totale 15.450 euro. Poi ha usato quella stessa carta per fare acquisti: Unieuro, Rinascente, Micheal Kors, Coin, profumeria Mazzolari in Galleria Vittorio Emanuele. Agosto 2021. Fanno altri 8900 euro.

All’avvocato Alessandro Limatola sottrae due bancomat e si impossessa di 6mila euro in pochissimi giorni di prelievi seriali. Passarla liscia era davvero una missione impossibile, una sfida al destino: uno dei bancomat era collegato al conto di una Fondazione di studi economici e giuridici. Settembre 2022.

Anche con l’avvocato Alessandro Orsenigo, operazione bancomat: mille euro.

Nello studio dell’avvocato Lorenza Biglia, in via Lanzone, si presenta invece per un colloquio. Ma l’attesa è sfibrante, così la donna esplora lo studio e scova la borsa incustodita dell’avvocatessa Rossana Spagnolli. Intanto si intasca i 250 euro in contanti, poi col bancomat spende 48 euro in tabaccheria.

A dicembre 2022, tre prelievi con la tessera dell’avvocato Massimo Bonacina. Fanno 1250 euro.

Dallo studio dell’avvocato Claudio Acampora prende la carta di credito “eludendo la sorveglianza” direttamente dal cassetto della scrivania del titolare. Le marche da bollo sottratte sono un di piu. Coi prelievi arriva a 4850 euro in due giorni (gli avvocati non hanno il limite quotidiano di 500 o 1000 euro come gli umili redattori di questo blog).

Alla fine, di un avvocato ha avuto bisogno lei. Prima il carcere, a San Vittore, poi l’immediato disposto dalla giudice Lorenza Pasquinelli, infine ieri la condanna davanti alla quarta monocratica. Il pm aveva chiesto sei anni, il giudice gliene ha dati quattro. La morale però è anche che evidentemente gli avvocati milanesi non si parlano abbastanza tra loro. E come sempre noi siamo qui per aiutare.
(N.d.r)

In Cassazione Davigo gioca la carta Coppi

In Cassazione il professor Franco Coppi considerato il più importante penalista italiano affiancherà Davide Steccanella con l’obiettivo di ribaltare la condanna di primo grado confermata in appello a un anno e tre mesi comminata a Piercamillo Davigo in relazione alla consegna al pm Paolo Storari dei verbi di Piero Amara.
Nel ricorso alla Suprema Corte i difensori dell’ex pm di Mani Pite ed ex membro del Csm fanno osservare che il loro assistito è stato condannato per concorso nel reato con un imputato Storari assolto in via definitiva dalla stessa imputazione.
Inoltre sempre nel ricorso si fa notare in via subordinata che la procura avrebbe al limite dovuto modificare l’accusa a Davigo contestando la norma che punisce il concorrente che trae in inganno l’altro in buona fede e quindi incolpevole. Ma si tratta all’evidenza di un fatto diverso da quello per il quale Davigo è stato condannato.
La procura avrebbe dovuto mutare l’imputazione ma non l’ha fatto è la tesi dei difensori.
Gli avvocati fanno osservare che a conclusione di una vicenda giudiziaria che ha interessato quattro procure con diversi imputati che ebbero a che fare con i verbali di Amara l’unico condannato è stato Davigo.
(frank cimini)

Emergenza infinita processo a Curcio Moretti 50 anni dopo

L’udienza preliminare è fissata per il prossimo 24 settembre.La procura della Repubblica di Torino chiede di processare Renato Curcio, Mario Moretti, Lauro Azzolini e Pierluigi Zuffada per l’omicidio del carabiniere Giovanni D’Alfonso in relazione alla sparatoria alla Cascina Spiotta nell’Alessandrino dove il 5 giugno del 1975 fu uccisa anche Margherita Cagol. La procura utilizza intercettazioni eseguite prima che l’indagine venisse formalmente riaperta dopo il proscioglimento di Azzolini senza che si potesse leggere e riesaminare il vecchio fascicolo perché scomparso causa alluvione.
È la classica storia da emergenza infinita, una “malattia” dei magistrati che ne hanno fatto una ragione di vita e di conseguenza di morte per gli altri.
Margherita Cagol venne colpita dal fuoco degli operanti nel corso del blitz che portò alla liberazione dell’imprenditore Vallarino Gancia. La donna sul prato antistante la cascina era ormai disarmata. Ma nocn è dato satpere negli atti depositati e relativi alle indagini condotte dalla procura di Alessandria se vi fu o meno una formale imputazione a carico dei militari per la morte di Margherita che fin da subito venne fatta sbrigativamente passare come giustificata dal conflitto a fuoco. L’ex carabiniere Giovanni Villani arrivato sul luogo a sparatoria avvenuta sentito l’anno scorso nell’ambito della nuova inchiesta disse che la versione ufficiale non lo aveva mai del tutto convinto.
Anche Renato Curcio interrogato come indagato si rivolse ai pm affermando di aspettarsi indagini sulla morte della moglie. I magistrati risposero che si stavano attivando in quella direzione. Parole al vento evidentemente.
L’avvocato Davide Steccanella difensore di Azzolini nelle sue contro deduzioni inviate al gup che dovrà decidere sul rinvio a giudizio afferma che la lettura delle carte dell’accusa “lascia piuttosto perplessi”.
Curcio e Moretti fa notare la difesa sono chiamati in causa per il ruolo di dirigenti delle Brigate Rosse ricoperto all’epoca, un fatto storico è noto da almeno 40 anni e sulla base di un documento reperito ancora nel 1975 e pacificamente realizzato dopo il fatto di Cascina Spiotta. Zuffada è accusato per un concorso che dovrebbe essere ritenuto anomalo e pertanto prescritto. Azzolini è imputato di aver partecipato alla sparatoria ma dagli atti non emerge prova. Fu già processato e prosciolto per il medesimo fatto nel 1987. Poi c’è stata per due anni e mezzo una indagine segreta nei suoi confronti che ha rivelato, scrive Steccanella, una serie di iniziative assunte dagli inquirenti in aperto contrasto con quanto previsto dal codice di rito.
Con una serie di eccezioni procedurali il difensore chiede la nullità dell’ordinanza di revoca del proscioglimento, la nullità del primo decreto autorizzativo delle indagini per insussistenza dei presupposti di legge e di conseguenza di tutte le proroghe successive. La richiesta di nullità riguarda anche gli accertamenti tecnici irripetibili disposti dalla procura nel settembre 2022 per mancato avviso alla parte interessata dell’inizio lavori. Oltre all’inutilizzabilita’ degli esiti del Ris. Sono inutilizzabili per la difesa tutte le intercettazioni ambientali perché mezzo di ricerca della priva introdotto con il codice del 1989 e non applicabile in un procedimento iniziato con il codice del 1930.
(frank cimini)

Milano Cortina non è Expo si indaga senza moratorie pare

Ci sarebbe anche il presunto tentativo di pilotare il televoto per la scelta del logo Milano-Cortina 2026 nell’indagine della procura di Milano in cui si ipotizzano corruzione e turbativa d’asta in merito agli appalti dei servizi di digitalizzazione per l’evento. Massimo Zuco ex dirigente della Findazione indagato con l’ex amministratore delegato Vincenzo Novari, con Luca Tomassini rappresentante di Vetrya avrebbe insistito affinché uno dei loghi relativi all’evento oggetto del televoto pubblico avesse la meglio sull’altro.

Gli ex dirigenti sarebbero stati corrotti con denaro e altre utilità come una Smart per compiere atti contrari al dovere d’ufficio e favorire l’affidamento delle gare relative al cosiddetto ecosistema digitale di fondazione Milano.

Dal decreto di perquisizione emerge che Luca Tomassini avrebbe sponsorizzato il manager Zuco per fargli ottenere un posto dentro la Fondazione, Almeno per il momento sembra escluso il coinvolgimento di politici che insegna la storia recente non sono indispensabili per certi “magheggi”. La differenza rispetto all’evento Expo 2015 è cge la procura indaga e non omaggia il sistema paese “per senso di responsabilità” come ebbe a dire Renzi ringraziando i pm di allora.
Insomma i tempi cambiano. Del resto il sindaco Sala ha avuto già modo di lamentarsi per le indagini sulle violazioni urbanistiche dimostrando di non averle gradite. Lui che si tempi di Expo per l’affare Farinetti venne prosciolto senza neanche essere interrogsto. E per questo riuscì a essere candidato a sindaco vincendo la campagna elettorale per il primo mandato.
(frank cimini)

Dal governo ora pure “suggerimenti” dannosi a Ilaria Salis

Non bastava che il governo italiano a conoscenza del caso Salis fin dal giorno dell’arresto si muovesse per trovare una soluzione solo dopo le immagini del Tg3 con ceppi manette e guinzaglio. No, adesso al danno cercano di aggiungere la beffa, i ministeri della Giustizia e dell’Interno “suggerendo” all’insegnante di Monza l’iscrizione tra gli italiani residenti all’estero al fine di poter più agevolmente vedere rispettato il suo diritto di votare alle elezioni europee.
Giustamente Roberto Salis, il padre della ragazza definisce la proposta assolutamente fuori luogo perché come conseguenza si perderebbe il diritto di poter avere gli arresti domiciliari in Italia invece che a Budapest.
L’ingegner Salis inoltre risponde al ministro Antonio Tajani chiedendo di sapere quali sarebbero i meriti vantati per la soluzione del caso. “La decisione di presentare ricorso contro la negazione dei domiciliari è stata unicamente della famiglia, ne’ suggerita o caldeggiata da nessuna istituzione” sono le parole del padre della ragazza.
Tajani replica di non voler rispondere alle polemiche accusando come sempre chi a suo dire avrebbe politicizzato il caso. Non c’era in realtà nulla da politicizzare in una vicenda assolutamente ed è esclusivamente politica fin dall’inizio.
Parlando di cose concrete prima del 24 maggio, data della prossima udienza, la famiglia Salis verserà i 40mila euro della cauzione in modo che l’imputata possa essere trasferita nella casa di una privata cittadina disposta ad ospitarla. Ilaria Salis avrà’ il braccialetto elettronico in modo da poter essere controllata.
In udienza la ragazza in carcere dal 23 febbraio dell’anno scorso non sarà più incatenata e ammanettata per ascoltare nell’occasione i testimoni dell’accusa. Si tratta dei militanti neonazisti che lei avrebbe aggredito provocando ferite guaribili tra i 5 gli 8 giorni e che nel capo di imputazione sono diventate “letali” al punto da far ipotizzare una condanna a 24 anni di reclusione, 11 anni in caso di patteggiamento.
(frank cimini)