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Da ottobre del 2011, quando arriva da Firenze la conversazione intercettata tra Vito Gamberale e Mauro Maia sulla gara d’asta per la Sea, a marzo del 2012, in procura a Milano non viene svolto nessun atto di indagine, nonostante dalla parole scambiate tra i due manager sembri subito chiara l’ipotesi di reato, la turbativa d’asta.
Questo emerge dal deposito degli atti a fine inchiesta dove ora la Procura si appresta a chiedere il processo per Gamberale, Maia e l’indiano Sahari Vinod. E’ la storia del fascicolo “dimenticato” che impiega 6 mesi a passare dal dipartimento reati societari a quello dei reati contro la pubblica amministrazione. In definitiva il procuratore aggiunto Alfredo Robledo può iniziare gli accertamenti solo dopo che il fondo F2I di Gamberale ha acquisito la Sea offrendo un solo euro in più rispetto ai 380 milioni della base d’asta. Si indaga quando gli indagati sanno di essere sotto inchiesta e sono in grado di adottare accorgimenti e precauzioni del caso.
Eppure già ai primi di dicembre il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati, dopo che era uscito un articolo sulla trasmissione atti da Firenze a Milano, aveva preavvertito il collega Robledo: ti affiderò un fascicolo sulla Sea. Prima che il passaggio si concretizzi trascorreranno tre mesi. Nell’ambito dei rapporti interni alla procura Bruti Liberati si assumerà l’esclusiva responsabilità della “dimenticanza”, ma ciò non basta a chiarire, a dare una spiegazione plausibile sulle ragioni per cui nel ‘tempio di Mani pulite’ un’indagine delicata su una gara d’asta indetta dalla neonata giunta di centro-sinistra capitanata da Giuliano Pisapia abbia segnato il passo in modo così clamoroso. Ovvio, c’è chi maliziosamente ritiene che proprio il colore della giunta non sia stato estraneo alla “dimenticanza” prima e al “ritardo” poi.
I tempi sono destinati a pesare sul risultato processuale, perchè in ballo c’è un tipo di reato dove l’accusa è molto difficile da provare. Ma a questo punto sarebbe auspicabile un passo da parte di chi è istituzionalmente chiamato a controllare e verificare il lavoro della procura e i comportamenti dei magistrati, cioè la procura generale della Repubblica e il Csm. Più la prima, visto che il secondo è in scadenza a giugno e come dicono a Napoli “non può tenere passione” (frank cimini)