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Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo da “Carte Bollate”, giornale pensato e finanziato dai detenuti del carcere.
È in arrivo a Bolzano il primo carcere privato italiano, figlio del decreto “Salva Italia” del 2012, quello in cui Mario Monti aveva inserito la possibilità di ricorso al project financing per l’edilizia carceraria. In sostanza, grazie a una partnership tra pubblico e privato, lo Stato manterrà la gestione della sicurezza e quindi le spese e le linee di indirizzo per il lavoro di polizia penitenziaria ed educatori, mentre il privato che si aggiudicherà l’appalto si occuperà di tutto il resto, dalla costruzione alla gestione della nuova struttura. Ma non dovrà limitarsi a fornire i servizi per così dire alberghieri: gestirà anche le attività sportive, formative e ricreative. Questo significa che la funzione rieducativa del carcere, prevista dalla nostra Costituzione, sarà regolata da un attento calcolo di costi e ricavi, magari a discapito della qualità. I detenuti potranno anche essere utilizzati dal gestore ad esempio per la cucina, le pulizie e via discorrendo, ovviamente dietro la corresponsione di un’adeguata paga. Le mansioni di sicurezza resteranno appannaggio della polizia penitenziaria e dunque a carico dello Stato, che continuerà ad avere a libro paga un centinaio di poliziotti, il personale amministrativo e gli educatori.
La notizia venuta fuori quasi in sordina è che nel capoluogo altoatesino si sono chiusi i bandi di gara per la costruzione e la gestione dei servizi della nuova casa circondariale destinata ad ospitare 200 detenuti e che, se verrà rispettata la tabella di marcia, aprirà i cancelli nel giugno del 2016. Il vincitore dell’appalto l’avrà in gestione per vent’anni. La struttura consentirà di svuotare il vecchio carcere che si trova nella centralissima via Dante e sarà interessante vedere quale uso verrà fatto di quest’area, che per la sua collocazione è certamente appetibile per la speculazione edilizia. L’importo a base d’asta per la sua realizzazione è fissato in 63,58 milioni di euro, a cui si aggiungono i 14 milioni spesi per l’esproprio dei terreni nella zona sud della città, vicino all’aeroporto e quindi decisamente decentrata rispetto all’attuale collocazione. Il nuovo carcere non disporrà di una sezione femminile, perché al momento le detenute altoatesine sono poche, in media fra le 3 e le 5.
Entro la cinta muraria, oltre alla sezione di reclusione, saranno ricavati tra l’altro un teatro, l’infermeria, gli spazi per il lavoro, una sala polivalente, una palestra, i servizi cucina e lavanderia. Il progetto prevede anche una trentina di alloggi per la polizia penitenziaria.
Visto lo stato di degrado dei penitenziari italiani, la mobilitazione di capitali e di energie private potrebbe portare una boccata d’ossigeno, ma ovviamente chi vincerà l’appalto dovrà cercare di trarre profitto dal carcere-impresa, che scaduti i vent’anni potrà diventare di proprietà statale e qui si apre l’aspetto più critico dell’operazione. In che modo gli investitori trasformeranno il carcere in business, per recuperare i milioni di euro investiti e ricavare un margine di profitto?
Per quanto riguarda il pubblico invece, si dovranno fare un po’ di conti. Le spese per il personale in divisa e per gli educatori continueranno a gravare sui bilanci statali e sono una parte consistente di quei 113 euro al giorno che sono il costo medio di un detenuto italiano.
Quello per il nuovo istituto penitenziario di Bolzano sarà un progetto pilota a livello nazionale, una partnership tra pubblico e privato finora mai sperimentata in campo carcerario. Il primo di una lunga serie?
Presentando il progetto il capo del Dap Giovanni Tamburino ha fornito alcuni dati aggiornati agli inizi di quest’anno: in Italia i detenuti sono 65.600, l’aliquota più bassa degli ultimi tre anni anche grazie alle recenti leggi svuota carceri, ma servirebbero altri 20.000 posti, nonostante l’Italia si situi al di sotto della media europea quanto a numero di detenuti. In Italia sono 110 ogni 100 mila abitanti, mentre a livello europeo la media è di 149. (Susanna Ripamonti)