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“Gli ho detto: ‘Bruno dai, quella protesi lì…e poi guarda che loro sono disposti…anche dietro compenso o che cosa…a modificare lo strumentario’. E lui mi ha risposto: ‘Ti posso dire una cosa? Non me ne frega un cazzo!‘”.
Il dottor Bruno Arosio era l’ossesione di Fabio Bestetti e Marco Valadé, i due chirurghi del Policlinico di Monza arrestati con l’accusa di associazione a delinquere e corruzione perché avrebbero ricevuto denaro e viaggi dai rappresentanti della società Ceraver in cambio dell’acquisto di protesi da applicare in sala operatoria. “Protesi di merda”, le definiscono loro stessi nelle intercettazioni, e infatti il dottor Arosio non ne vuole sapere di comprarle per i suoi pazienti. “E’ una protesi di merda quella lì – conferma “furibondo” a colloquio con Bestetti – Tu puoi montarla però vedrai che ti romperò i coglioni per non farla mettere più una roba del genere perché non ti faccio più proteggere dal Policlinico. Non so come cazzo fai a mettere quella roba lì”. E l’altro, mitemente: “Bruno, dai, tranquillo. Domani ne parliamo. Vai a casa, mangi la pappa, così ti rilassi un po’ e poi domani ne parliamo”.
Ma tutti i domani che ne parlano il dottor Arosio non è mai rilassato. Valadé, dialogando con un venditore della Cerever, Marco Camnasio, anche lui arrestato: “Io gli ho detto ‘ascolta Bruno…vabbé io comunque martedì metterò una protesi di queste qua perché viene qui proprio il responsabile’. ‘Sono cazzi tuoi mi ha detto..m’ha riposto così, capito? Sono cazzi tuoi. Allora gli ho detto: ‘Ma ascolta Bruno, guarda che loro, sono una ditta in espansione, sono molto disponibili, aiutali magari a modificare qualcosa dello strumentario (…) cioé gli ho fatto capire…non è che te lo fanno gratis, capito? E lui mi ha risposta: ‘Guarda, in questo momento non mi interessa’ “.
A un certo punto dalle intercettazioni emerge che Arosio scrive pure una lettera alla Direzione del Policlinico.
Finché i due medici pensano alla soluzione finale. E’ Bestetti a buttarla lì: “Gli diamo il ‘disturbo’ anche a lui”. ‘Disturbo’ è la parola chiave di decine di telefonate: s’intende, scrive il gip, “il compenso, sotto varie forme, promesso come corrispettivo per l’impianto delle protesi Ceraver”. Ma Valadé: “No no no…adesso non parliamo perché sai che Bruno è uno ligio al dovere...capito? Lui lo fa proprio per comodità, per correttezza, per tutto, capito?”. Comodità, dice proprio così. (manuela d’alessandro)