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Una bugia, o perlomeno una strana amnesia, mina la credibilità delle carte americane messe oggi sul tavolo da Silvio Berlusconi per riaprire il processo Mediaset attraverso un’istanza di revisione.
La nuova testimone, Dominique O’Reilly Appleby, sapeva infatti sin dal 2007 (vedi ‘Dichiarazioni Appleby’ in Documenti) che il Cavaliere e colui il quale con sentenza definitiva viene ritenuto il suo “socio occulto”, Frank Agrama, erano coinvolti in un’inchiesta a Milano che li accusava di essere i protagonisti di una gigantesca macchina per produrre ‘nero’ attraverso la vendita dei diritti televisivi. Quindi, appare strano che Appleby, ex manager del gruppo Agrama, sia trasecolata (“ho avuto uno shock”) nel giugno di quest’anno quando gli agenti del fisco americano le hanno comunicato che il Cavaliere e l’imprenditore di origine egiziana erano incappati in un’indagine italiana. Nella conferenza stampa Berlusconi ha sostenuto che la donna d’affari ha deciso di affidare a una dichiarazione giurata le affermazioni che lo scagionerebbero dopo avere appreso dei suoi guai giudiziari e dei riflessi di questi sulla vita politica. Alcune vecchissime carte dimostrano, invece, che ‘miss’ Appleby già nel febbraio 2007 aveva presentato un ricorso, tramite il suo avvocato Luca Marcellini, contro una rogatoria in Svizzera del pm di Milano Fabio De Pasquale sul caso Mediaset. Un’iniziativa dell’accusa che serviva peraltro per accertare se 4milioni di dollari, transitati su un conto elevetico intestato a lei e ad Agrama, fossero il provento delle attività illecite sulla rotta Mediaset – Usa. (manuela d’alessandro)