Questo post è stato letto 6090 volte.
Le scarpe da ginnastica nero – arancio che vedete nella foto qui sopra erano del bambino egiziano di quattro anni investito e ucciso domenica scorsa a Milano insieme alla mamma incinta. “Le ho viste a una trentina di metri dall’incidente e ho chiesto ai vigili di chi fossero perché non mi sembravano scarpe da donna”. Maurizio Maule, esperto fotografo milanese che ha raccontato in immagini decine di fatti di cronaca negli ultimi anni, racconta a Giustiziami un risvolto inedito sull’incidente avvenuto in viale Famogosta per il quale è indagato con l’accusa di omicidio colposo plurimo il conducente dell’auto, uno studente di 28 anni. Quando il fotografo vede quelle scarpe, l’unica persona di cui i vigili hanno certificato la morte è la donna col piccolo che portava in grembo da sette mesi. Solo più di un’ora dopo, all’ospedale, il marito spiegherà ai medici che con lei c’era il figlio di quattro anni e scatteranno le ricerche del bimbo. “Il vigile a cui ho chiesto di chi fossero le scarpe – prosegue Maule – mi ha detto che probabilmente appartenevano a un figlio della vittima che però non era con lei. Infatti sulla strada sono state trovate anche delle buste di plastica azzurre dentro cui c’erano dei vestitini da bambino”. L’ipotesi dei vigili era dunque che le scarpe fossero saltate fuori dalla busta quando la donna è stata travolta e, per questo, si trovavano a qualche metro di distanza dagli abiti della piccola vittima. L’inchiesta coordinata dal pm Marcello Musso punta anche a far luce su eventuali negligenze dei vigili che non hanno visto subito il corpicino, trovato dietro un guard – rail. Dai primi esiti dell’autopsia, non ancora ufficiali, emergerrebbe che il bambino forse poteva essere salvato se i soccorsi fossero stati tempestivi. (manuela d’alessandro e roger ferrari)