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Il Csm ha deciso di non indagare sulla presunta moratoria relativa alle indagini su Expo, rigettando la richiesta di aprire una pratica che era stata formalizzata alla settima commissione l’11 novembre scorso dal consigliere laico Pierantonio Zanettin.
“Alcuni articoli di stampa hanno ipotizzato un accordo tra procura della Repubblica di Milano e Governo per una non meglio precisata sospensione dell’attività requirente durante l’intero periodo dello svolgimento di Expo nei confronti di manager o comunque di altri soggetti responsabili dell’organizzazione e della gestione dell’esposizione” scriveva Zanettin nella richiesta aggiungendo che la notizia se confermata avrebbe richiesto valutazioni da parte della settima commissione del Csm. Il consigliere faceva esplicito riferimento all’istituzione della cosiddetta area omogenea nell’ambito del progetto organizzativo della procura in relazione a Expo 2015.
Ci potrebbe essere stata, secondo Zanettin, la violazione delle regole organizzative dello stesso ufficio inquirente “peraltro di diretta attuazione del precetto costituzionale di cui all’articolo 112 della Carta”. Il riferimento era al principio dell’esercizio obbligatorio dell’azione penale.
Il capo della procura di Milano Edmondo Bruti Liberati, in occasione della presentazione del bilancio sociale 2015 aveva escluso qualsiasi moratoria o sospensione delle indagini rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano le ragioni del ringraziamento del premier Renzi, due volte ad agosto e a novembre, “per la sensibilità istituzionale” della procura in occasione di Expo.
Niente di nuovo sotto il sole, dunque. Va ricordato che il Csm fin qui aveva agito quantomeno con lentezza rispetto a presunte responsabilità del capo della procura le cui iniziative erano state censurate dal consiglio giudiziario mentre i pm di Brescia avevano addebitato a Bruti valutazioni politiche.
Il procedimento disciplinare a carico di Bruti, per il fascicolo sulla Sea “dimenticato” in un cassetto da ottobre 2011 a marzo 2012 era stato annunciato solo quattro giorni dopo la formalizzazione della decisione da parte del procuratore capo di andare in pensione il 16 novembre.
E’ la legge dell’omertà a trionfare nel cosiddetto organo di autogoverno dei magistrati. Con tanti saluti ai comunicati stampa e ai convegni utili a evocare i nomi di Falcone e Borsellino, cioè a prendere per i fondelli un paese intero. E’ la giustizia bellezza. E noi comuni mortali non possiamo farci nulla, a quanto pare (frank cimini)