Questo post è stato letto 9019 volte.
Il capo della procura di Milano Edmondo Bruti Liberati con una circolare inviata ai suoi pm e al Csm comunica di aver soppresso la cosiddetta ‘Area omogenea Expo’ e di non essere più il coordinatore degli accertamenti connessi all’esposizione incarico che si era autoassegnato nel pieno dello scontro con l’allora aggiunto Alfredo Robledo. Bruti scrive anche di “obiettivi raggiunti”, ricordando che i filoni più rilevanti si sono conclusi con rito immediato e patteggiamenti. D’ora in poi qualsiasi pm dice il capo della procura, che tra due settimane andrà in pensione, coordinerà il pezzo di inchiesta coassegnato.
Insomma con la chiusura formale di Expo Bruti Liberati tira le sue conclusioni. Bilancio molto positivo, a sentire il procuratore. Ma bisogna capire bene di che cosa si sta parlando. Molti mesi prima dell’inaugurazione formale dell’esposizione in realtà gli accertamenti si erano fermati “per non disturbare il manovratore”. Bocce tirate insieme alla convalida dei patteggiamenti di Primo Greganti e Gianstefano Frigerio, personaggi già rottamati vent’anni fa. In agosto Bruti si era preso pure un bel grazie dal capo del governo Matteo Renzi “per la sensibilità istituzionale”. Renzi indicava il comportamento di Bruti tra le ragioni del “successo” di Expo.
In verità la procura ha scelto di fare parte del cosiddetto “sistema paese” che a Parigi aveva fatto blocco per sgominare le terribili armate di Smirne. La scelta è sta quella di non approfondire, come dicono a Napoli “di non sfottere la mazzarella a San Giuseppe”. Una vera e propria moratoria sulle indagini, con tanti saluti a quell’obbligatorietà dell’azione penale che l’Anm è pronta a sbandierare in ogni convegno e comunicato stampa.
Da coordinare non c’è un bel niente e la circolare mandata in giro oggi dimostra, se mai ce ne fosse bisogno, che l’istituzione dell’area omogenea con Bruti coordinatore unico era solo un passaggio strumentale nella guerra interna alla procura. Adesso che Expo ha chiuso i battenti e che Robledo nel frattempo è a Torino a fare il giudice, si ritorna alla “normalità”.
Il succo è che la magistratura spesso fa valutazioni politiche, iniziativa che non competerebbe a meri vincitori di concorso i quali in pratica non rispondono a nessuno perché chi dovrebbe controllare fa finta di nulla. A Bruti le valutazioni politiche furono rimproverate dai pm di Brescia nell’assolverlo dal reato di abuso d’ufficio, ma sono parole rimaste senza conseguenza. Del resto va ricordato poi che nella vicenda recitò un ruolo importante l’allora capo dello Stato Giorgio Napolitano precisando che i poteri dei capi degli uffici sono praticamente senza limiti. E Napolitano era pure il capo del Csm. Non risulta che il suo successore abbia cercato di capirci qualcosa.
Il risultato è che il direttore generale di Expo, Peppino Sala, ha buone probabilità di fare il sindaco, come candidato del centrosinistra non osteggiato dal centrodestra considerando che fu a Palazzo Marino con Letizia Moratti. Insomma è il candidato del partito della nazione… e della procura di Milano. Politici e magistrati quando si mettono d’accordo riescono a fare più danni di quando litigano (frank cimini e manuela d’alessandro)
il-procuratore-cest-moi-riferite-tutto-a-me-su-expo