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L’ex direttore del Sismi Nicolò Pollari condannato in appello a 10 anni di carcere per il sequestro dell’imam Abu Omar ormai non corre alcun rischio di finire in carcere. La Corte Costituzionale infatti ha fissato all’11 febbraio l’udienza in cui deve decidere sul conflitto di attribuzione tra poteri dello stato sollevato dal governo Monti e poi anche dal governo Letta in merito alla sussistenza del segreto di stato. La Cassazione aspetta la decisione della Consulta e non solo non ha fissato date ma nemmeno congelato il decorso della prescrizione che scatterà inevitabilmente il 17 febbraio dell’anno prossimo. Insomma la Suprema Corte ha fatto il gioco delle 3 carte per salvare Pollari e gli altri appartenenti ai servizi segreti che in pratica non corrono più alcun rischio di scontare la pena. A contribuire ad allungare i tempi c’è stato anche il secondoconflitto di attribuzione sollevato da Palazzo Chigi, gestione Letta, nei confronti dei giudici milanesi, la cui ammissibilita’ sara’ vagliata dalla Consulta il 9 ottobre prossimo. Se anche questo secondo conflitto sara’ dichiarato ammissibile (decisione scontata) verra’ poi trattato nel merito assieme al primo nella medesima udienza dell’11 febbraio. La Cassazione ha dimostrato che ha fretta solo quando vuole. Giustamente fissò a luglio scorso davanti alla sezione feriale l’udienza Mediaset con tra gli imputati Silvio Berlusconi. Berlusconi evidentemente non ha possibilità e capacità di ricattare nessun potente. Pollari, al contrario sì. E lo si era capito da tempo, se si considera che sono stati governi di diverso (si fa per dire) colore (Prodi, Berlusconi….) a sollevare conflitti in relazione al segreto di stato sui rapporti tra Cia e Sismi, estesi anche al fatto reato: un terrorista molto presunto rapito trasferito in Egitto, torturato, sodomizzato, parte civile nel processo in cui non ha avuto possibilità di essere presente perchè le autorità del suo paese, a iniziare da Mubarak, lo “zio” di Ruby, fino ai suoi successori, non hanno mai risposto ad alcuna rogatoria dei magistrati di Milano. Insomma quello dell’imam della moschea di via Quaranta fu un sequestro di Stato, o meglio di Stati, con tutte le autorità preposte impegnate a violare quella legalità con cui si sciacquano la bocca tutti i giorni pur di coprire un crimine gravissimo. Gli unici condannati sono gli agenti della Cia, alcuni addirittura dall’identità probabilmente indefinita e che mai saranno estradati e il militare Joseph Romano salvato a sua volta dalla grazia concessa dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. E’ una vicenda vergognosa che dimostra ancora una volta che la giustizia non è uguale per tutti e questo al di là di come finirà i suoi giorni il cavalier Berlusconi, unico argomento di cui si continua a discutere in un paese dove sono al potere dei pagliacci.
(frank cimini)