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Perché i poliziotti hanno fatto installare da un elettricista di fiducia due telecamere in un condominio della Brianza? E perché, mentre arrestavano tre persone accusate di traffico di droga e armi, le hanno tolte di gran fretta e poi non hanno scritto nel verbale di sequestro che se le erano portata via?
Interrogativi che, a partire da lunedì 7 luglio, l’avvocato Beatrice Saldarini, porrà al Tribunale di Monza nel processo a carico del suo assistito, Francesco Desiderato. Non è proprio una mammola il signor Desiderato, già condannato a 20 anni di carcere come capo di un’associazione a delinquere che faceva girare la cocaina in tutto il mondo. Ma il suo nuovo arresto merita di essere raccontato perché adombra comportamenti gravi da parte degli agenti.
La sera del 24 ottobre 2013 Desiderato viene fermato nella sua casa a Barlassina dalla Squadra Mobile di Milano per concorso nella detenzione di droga e armi custodite nel trolley trovato nel giardino di un altro indagato, Giuseppe Baratta. Per i poliziotti, “una serie di frenetici spostamenti” tra le abitazioni degli arrestati fa pensare che Desiderato abbia dato il suo apporto per nascondere la valigia. A questo punto entra in scena l’avvocato Saldarini: “Desiderato mi ha detto che poco prima del mio arrivo i poliziotti avevano tolto le telecamere dal box di pertinenza dell’abitazione. E in effetti c’erano ancora i fili elettrici che penzolavano dalle pareti. Io lo tranquillizzo spiegandogli che gli agenti sono tenuti a indicare nel verbale tutto ciò che portano via e che avremmo avuto i filmati a disposizione”.
Invece i poliziotti non scrivono nel verbale che hanno sequestrato gli impianti di video – sorveglianza. Spariti. Dal box e dal ‘quaderno’ degli investigatori. Saldarini si mette a fare indagini difensive per capire cosa sia successo. “L’amministratore del condominio mi rivela di essere stato contattato dalla Polizia tempo prima per mettere delle telecamere sulla rampa che conduce ai box. Riesco a contattare anche l’elettricista che conferma di essere stato chiamato dalle forze dell’ordine per installare l’impianto e, infine, un perito ribadisce che dove prima c’erano i dispositivi video ci sono ancora fili recisi e altre ‘tracce’ della presenza delle telecamere”.
Perché le telecamere sono state fatte sparire?
“Ci sono due ipotesi – dice Saldarini – o erano state installate nell’ambito di un’altra indagine penale, ma al momento non mi risulta, oppure i poliziotti hanno compiuto delle indagini illegali e, in tal caso, hanno commesso un furto”. Sullo sfondo un sospetto: “Dopo la condanna a 20 anni sono riuscita a far scarcerare Desiderato per decorrenza termini, sfruttando le possibilità che la legge mi concede. E a loro non è andata giù”. Nè il capo della Mobile Alessandro Giuliano, né il procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati, hanno risposto al legale che li ha interpellati. (manuela d’alessandro e frank cimini)