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Con la scarcerazione di Alfredo Davanzo, ritenuto l’ideologo del gruppo, si chiude la vicenda giudiziaria di quelle che la Procura di Milano individuò nel 2007 come le ‘nuove Brigate Rosse’. Trevigiano, 57 anni, Davanzo ha finito di scontare il 23 maggio la pena ai 9 anni di carcere ai quali l’aveva condannato la Cassazione nel settembre 2012. La notizia della sua liberazione, passata inosservata tranne che sul sito ‘Informa – Azione’ e confermata da fonti legali, va salutata naturalmente con favore, come quella di qualsiasi detenuto che abbia terminato un periodo di prigionia.
Ci dà tuttavia il pretesto di ricordare l’indagine ‘Tramonto’, coordinata da Ilda Boccassini, che ipotizava la presenza di un’organizzazione eversiva ispirata alla ‘Seconda Posizione’ dell’ala movimentista delle Brigate Rosse, nata attorno al foglio semi – clandestino ‘L’Aurora’. Un gruppo le cui finalità sono state però catalogate come non terroristiche dalla Cassazione che aveva rimandato il processo alla Corte d’Appello di Milano facendo cadere l’aggravante che gli dava la patente di ‘nipotini’ delle Br. Secondo la Suprema Corte, la violenza evocata da Davanzo e dagli altri imputati che si riconoscevano nel Partito Comunista Politico Militare e poi si sono dichiarati “prigionieri politici” era “generica” ma senza finalità di terrorismo. Prima di Davanzo sono usciti dal carcere, tra gli altri, anche Massimiliano Toschi e Amarilli Caprio, mentre devono ancora terminare la pena solo Claudio Latino (11 anni e mezzo di carcere) e Davide Bortolato (11 anni), considerati rispettivamente capo della cellula milanese e di quella padovana. (manuela d’alessandro)