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Per un posto alla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo c’è una lotta senza esclusione di colpi tra magistrati. Il pm di Genova Federico Manotti lo scorso 9 dicembre ha scritto una nota urgente al Csm chiedendo che la pratica ritorni in commissione prima di approdare alla decisione finale del plenum perché la sua candidatura era stata valutata meno significativa rispetto a quella di altri colleghi.
Manotti lamenta che la terza commissione non ha tenuto conto che lui si occupa si terrorismo sia interno sia esterno da circa 10 anni e che aveva fatto esperienze anche in materia di criminalità organizzata. Manotti aggiunge che i candidati Giovanni Munfo’, Antonella Fratello e Maurizio Giordano “non hanno alcuna esperienza in materia di terrorismo”.
Manotti aggiunge che Eugenio Albamonte invece ”a eccezione di due applicazioni non ha fatto parte della direzione distrettuale antimafia”. Il pm genovese chiede che sia riconosciuto pure a lui co e ad altri candidati un punteggio pari a 6 “consentendomi di rientrare tra i soggetti proposti”.
Federico Manotti attualmente rappresenta l’accusa nel processo per associazione sovversiva alla rivista Bezmotivny accusata di essere clandestina nonostante venisse spedita per posta e si trovasse in bacheca nella piazza di Massa Carrara, prima di essere chiusa per mancan di soldi.
Eugenio Albamonte pm a Roma e esponente della corrente di Area è il candidato in pole-position. È noto per aver indagato sui misteri inesistenti del caso Mor ovviamente sen a a risultati e soprattutto per perseguire e perseguitare da cinque anni il ricercatore
storico Paolo Persichetti. Albamonte ha impiegato un lustro per prendere atto che non vi era nulla di penalmente rilevante passando anche attraverso un perquisizione avvenuta l’8 giugno del 2021 che aveva portato tra l’altro al brillante risultato di sequestrare le carte mediche del figlio diversamente abile di Persichetti.
Sulla richiesta di archiviazione deciderà il gip Valerio Savio. Intanto possiamo registrare che la lotta per il posto in Dna tra candidati esperti o presunti tali è tra pm “garantisti”. Forse sarebbe meglio augurarsi che la scelta cada su quelli meno esperti. Magari farebbero meno danni.
((frank cimini)