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La mitica procura di Milano ormai non vince più un processo che sia uno. In appello è stato assolto tra gli altri Mario Mantovani ex parlamentare di Forza Italia ex vicepresidente della Regione Lombardia il quale era stato anche arrestato con la misura cautelare firmata dal gup a un anno di distanza dalla richiesta dei pm. Sono passati ormai sette anni, una vita.
La seconda sezione penale d’appello oltre a confermare l’assoluzione di Garavsglis e di un altro imputato (gia’ decise dal Tribunale), ha ribaltato in toto il verdetto di primo grado per tutti gli altri (una decina gli imputati in totale) assolvendoli nel merito. Assolto, dunque, dopo essere stato arrestato quasi 7 anni fa e condannato in primo grado a 5 anni e mezzo di reclusione, l’ex numero due del Pirellone ed ex assessore alla Sanita’ Mario Mantovani, difeso dal legale Roberto Lassini. Assolto, tra gli altri, anche il contabile Antonio Pisano, difeso dall’avvocato Davide Steccanella. Per Garavaglia anche ex viceministro all’Economia, il pg Massimo Gaballo aveva chiesto una condanna a un anno e 6 mesi. Rispondeva solo di uno dei 13 capi di imputazione al centro del processo. In primo grado la Procura aveva chiesto 2 anni per Garavaglia, ma per il Tribunale mancavano “elementi adeguatamente dimostrativi per affermare” che l’ex assessore avesse dato un contributo “anche solo nella forma della agevolazione alla turbativa” e non c’erano “elementi per affermare una sua consapevolezza”. Secondo l’accusa, l’allora assessore lombardo all’Economia nel giugno 2014 avrebbe dato, assieme a Mantovani, “disposizioni” e “l’input iniziale” per “vanificare gli esiti del bando” di una gara da 11 milioni di euro.
I difensori degli imputati osservano che la corte d’appello ha evitato un errore giudiziario. Da un po’ di tempo nei processi per reati contro la pubblica amministrazione la procura esce sempre sconfitta e questa volta divide il ko con la procura generale che aveva deciso di sostenere la tesi colpevolista.
Insomma restiamo nel clima del presunto credo Eni-Nigeria che aveva prodotto la sentenza di assoluzione oltre alla guerra interna alla procura tra il sostituto Paolo Storari e i capi dell’ufficio inquirente con l’intera vicenda finita sul tavolo del procuratore di Brescia. Nel momento in cui si celebra (si fa per dire) il trentennale Mani pulite appare sempre più lontana e la procura completamente allo sbando. Toccherà al nuovo procuratore capo che il Csm dovrà nominare a breve riorganizzare l’ufficio e istruire i processi in modo più convincente al fine di interrompere il momento nero dell’accusa (frank cimini)