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Non sembra avere limiti la fantasia della procura di Milano nel tentativo di ottenere l’estradizione dalla Francia di una sorta di banda dei nonni per fatti di lotta armata avvenuti oltre quarantanni fa. Il pm Adriana Blasco ha presentato ricorso in Cassazione contro la declatoria di estinzione della pena e di prescrizione decisa dalla corte d’Assise di Milano per Luigi Bergamin uno dei nove fermati il 27 aprile dalla gendarmerie e poi rimessi in libertà dalle autorità d’Oltralpe.
Nelle righe fittissime di 19 pagine con una trentina di documenti allegati il pm si concentra soprattutto sulla “condizione di latitanza protrattasi da quasi quattro decenni con l’assenza di qualsivoglia forma di resipiscenza e di ripudio delle pregresse condotte devianti’ di Luigi Bergamin oggi 73 enne.
Per la procura la corte d’Assise avrebbe violato una lunga serie di norme giuridiche non motivando sufficientemente il provvedimento di prescrizione. I magistrati stanno combattendo una battaglia con dedizione degna di miglior causa e non tengono conto che persino dal punto di vista tecnico Bergamin rimesso fuori dal carcere dai francesi che avevano ricevuto documentazione dall’Italia non può essere ritenuto un latitante.
L’8 giugno inoltre il pm Blasco insisterà davanti al tribunale di sorveglianza per ottenere che lo stesso Bergamin venga dichiarato delinquente abituale sperando nonostante siano passati decenni dai fatti che la circostanza possa influire sul procedimento di estradizione.
La dottoressa Blasco inoltre veste anche i panni della “storica” ricostruendo le vicende dei “Proletari armati per il comunismo” l’organizzazione della quale fece parte
Bergamin. I magistrati che si occuparono dei Pac all’epoca avevano accertato che ideologo e fondatore fu Arrigo Cavallina. Successivamente quando si trattava di ottenere la consegna di Cesare Battisti fu ingigantito il ruolo di quest’ultimo. Adesso tocca a Bergamin il ruolo del deus ex machina. Siamo anche oltre la storia scritta dai vincitori. Siamo approdati alle ricostruzioni sulla lotta armata secondo le convenienze e le opportunità del momento.
Comunque secondo la
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mitica procura di Milano Bergamin non può avere la prescrizione solo perché non si è pentito. Per cui anche i calcoli aritmetici relativi al passare del tempo vanno a farsi benedire.
Nei prossimi giorni a Parigi riprenderanno le udienze relative ai nove rifugiati dei quali l’Italia chiede la consegna. Si tratta di procedimenti che si preannunciano lunghi anche perché tra l’altro i dossier inviati dalle autorità del nostro paese risulterebbero incompleti. Poi finito il lavoro dei giudici la decisione spettera’ al presidente Macron il quale sembra aver messo la faccia in questa vicenda al fine della sua propaganda sulla sicurezza per arginare Marine Le Pen. C’è da dubitare che l’elettore medio francese sappia chi è Giorgio Pietrostefani al punto da farsene influenzare al momento del voto. La storia poi rischia di allungarsi al tal punto nel tempo che magari a decidere non sarà nemmeno Macron. Ma e per fortuna di questo il pm Blasco non scrive niente.
(frank cimini)