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“Da una verifica della situazione reddituale si rileva come il soggetto abbia avuto negli ultimi anni entrate modeste e ciò alimenta la probabilità che egli viva in parte con i proventi dei reati”. È la motivazione con cui la mitica procura di Milano chiede la misura della sorveglianza speciale per uno dei militanti del comitato Giambellino imputato per associazione a delinquere finalizzata all’occupazione di immobili e che era stato anche agli arresti domiciliari all’inizio delle indagini.
Una volta si sarebbe parlato di “giustizia di classe”. La situazione non sembra cambiata. Misure cautelari e di prevenzione ai danni di chi è povero. Ma l’aspetto grottesco della vicenda è che sin dalla conferenza stampa in cui la procura dava notizie dei arresti gli stessi inquirenti avessero escluso
lo scopo di lucro delle occupazioni. Adesso invece al fine di supportare la richiesta di sorveglianza speciale che sara’ discussa nell’udienza del 15 settembre l’accusa punta sui presunti guadagni illeciti dell’imputato.
Persino il gip che aveva disposto l’arresto aveva escluso motivi di proventi illeciti collegati a una vicenda che era di mero attivismo politico a supporto dei ceti più deboli.
“Si tratta di una storia giudiziaria svolta sempre alla luce del sole con assemblee presidi manifestazioni che non possono essere considerate capaci mettere a repentaglio il bene giuridico tutelato della pubblica sicurezza” replica in una memoria depositata in Tribunale l’avvocato Eugenio Losco. (frank cimini)