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Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Il santino di Calabresi nella fiction anti – storica della Rai

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A prescindere dal valore tecnico di una fiction su cui già si è espresso il noto critico Aldo Grasso sul Corriere, ho trovato molto grave l’“operazione televisiva” mandata in onda in questi giorni sul primo canale RAI, e di cui sono già previste altre due parti che dovrebbero, il condizionale è d’obbligo, ricostruire altrettanti significativi episodi che hanno contrassegnato la recente Storia del nostro Paese.

Già dal titolo (“Gli anni spezzati”), nonché dalla lettura di nomi e credenziali di chi ha collaborato alla stesura della sceneggiatura, era evidente la scelta precisa da parte degli autori di raccontare una storia molto poco Storia come del resto accaduto già troppe altre volte quando si è affrontato nelle sedi più “paludate” un periodo sul quale, per le note e più volte dette ragioni, non si è mai voluto fare davvero i conti.

E così, un po’ come aveva già fatto (anche se con ben altra perizia) il regista Giordana con “Romanzo di una strage” si è voluto costruire un santino intorno ad una figura alquanto complessa e che si muoveva in una realtà nazionale (e non solo) ancor più complessa, per un popolo bue che evidentemente in grave penuria di uomini in cui credere, abbisogna di eroi. 

Senza il benché minimo sforzo di volere quanto meno inquadrare il contesto storico, politico, sociale e culturale (italiano e mondiale) in cui si collocò il più grave attentato del dopoguerra italico, troviamo un Commissario Calabresi “senza macchia e senza paura”, avvenente quanto basta ma sensibile e premuroso con i deboli ed inviso ai potenti non solo per la sua scaltrezza ma anche per l’intemeratezza. E’ lui che ferma la violenza di piazza che in quegli anni di polizia infestava ogni manifestazione di protesta, è lui che fa capire al ragazzetto imberbe di turno il valore della divisa, è lui che protegge l’amico Pinelli dai soprusi dei “meno eroi”, è lui che capisce per primo la fallacia della pista anarchica ed è lui che ovviamente in quella Italietta più mediocre che malvagia, finisce ucciso dal fanatismo di quegli “anni di piombo”. Così chiamati da chi, male parafrasando il titolo di un celebre film della Von Trotta (che aveva tutt’altro significato), ha voluto in questi anni ridurre ad un manipolo di pochi terroristi venuti da Marte quella gigantesca ondata insurrezionale che ha attraversato l’Italia ed il mondo nel finale del “secolo breve”.

In tutto questo spariscono dunque gli autunni caldi di fabbrica, le paternità statali o fasciste di bombe a banche, piazze o treni, l’incombenza di golpe militari, le gigantesche rivolte sociali in atto, le resistenze incompiute o tradite per molti, i vari parricidi politici a sinistra di un PCI che confluirà poi nel famigerato compromesso storico e molte altre cose.

Ci resta così da un lato un bravo poliziotto e dall’altro un buon padre di famiglia che si scambiano libri e si stimano, qualche circolo anarchico qua e là dove si tifa per gli americani sulla luna come se fossero gli azzurri ai mondiali, o al più un ricco e goffo editore viziato che gioca alla rivoluzione e che salterà per aria anche lui.

L’amico Pinelli viene trattenuto nella Questura di Calabresi senza uno straccio di prova per oltre tre giorni e proprio nella stanza del Commissario e dopo un ennesimo ed estenuante interrogatorio troverà la morte, della quale la moglie verrà informata solo perché glielo andrà a dire due ore dopo la giornalista Camilla Cederna.

Anni spezzati, quindi, anni di piombo, come soleva dire Sergio Zavoli allorquando si trattò e sempre via RAI di celebrare a guerra finita la vittoria del paese democratico contro la barbarie, ed oggi, e a distanza di 40 anni, siamo ancora lì.

Il prossimo eroe avrà il volto Prezioso del marchese di Villa Ombrosa ed il terzo quello rassicurante di Boni, il fratello più bello e più grande della “meglio gioventù”.

Altri due eroi che mi fanno venire l’ispirazione per una sciocca filastrocca adattata al caso che potrebbe suonare così: 

“Con la scusa del filmetto/il delitto fu perfetto/ e la Historia raccontata/da chi vinse la tornata/perché resti dentro i cuori/quel che aggrada a lor signori/con gli eroi tra i buoni e giusti/meglio ancora se son…fusti”.  (avvocato Davide Steccanella, autore del libro ‘Gli anni della lotta armata’)

 

 

 

 

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