Questo post è stato letto 14268 volte.
Se lo dice quella che, con ironia, si definisce “il maggior persecutore di medici degli ultimi anni”, c’è da riflettere. Le Procure, e in particolare quella di Milano, città che ha fama di ospitare poli sanitari di alto livello, sono assediate da denunce pretestuose contro i medici. Una “patologia” arriva a definirla Tiziana Siciliano che, tra le ragioni, ci mette anche il ‘divieto di morire’, categoria culturale che appartiene alla nostra epoca. “Ogni giorno che Dio manda in terra c’è una denuncia contro un medico - rivela il procuratore aggiunto milanese dal palco di un convegno in materia di responsabilità nelle professioni sanitarie in corso a Palazzo di Giustizia – nel 2017 abbiamo iscritto a Milano circa 300 fascicoli su presunte colpe mediche. Buona parte di queste denunce ha carattere strumentale per fare pressioni sui medici in vista di richieste di risarcimento in sede civile”. Ma c’è anche altro a spingere i cittadini a rivoltarsi contro chi li ha curati o dovrebbe averlo fatto. “Altre denunce vengono sporte sull’onda dell’emotività del dolore, tenendo presente che siamo nell’epoca del ‘divieto di morire’. Parlo di cose che mi sono successe, è arrivata una denuncia per la morte di un paziente di 97 anni dai suoi familiari”. Poi c’è Internet, ricorda Siciliano, con Wikipedia che da’ a tutti la patente di medici e li spinge a credersi vittime di errori. “Non ci possiamo permettere questo carico insensato – sostiene il magistrato che ha rappresentato l’accusa anche nel caso della clinica Santa Rita – la massima parte di queste denunce finisce con un’archiviazione che da scrivere può essere anche più complicata di un capo d’imputazione. Per arrivarci bisogna comunque fare costose consulenze che ti fanno entrare in un terreno scivolosissimo, con termini che si fa fatica a capire. Spesso poi arriva l’opposizione all’archiviazione e qui forse qualche responsabilità ce l’ha anche la classe forense. Fascicoli di questo tipo sono per noi delle rogne pazzesche”. Al momento, inoltre, “non sono state ancora fissate le linee guide sulla responsabilità dei medici che dovrebbero essere emanate in base alla legge Gelli del 2017. Sarebbe cosa buona farlo per eliminare le incertezze”. (manuela d’alessandro)