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L’idea è venuta al pubblico ministero esperto di reati informatici Francesco Cajani. Una pagina Facebook in cui magistrati, forze dell’ordine, avvocati, docenti universitari, criminologi si mettono a disposizione di genitori e insegnanti per aiutarli ad affrontare episodi di cyberbullismo e le questioni sollevate dal rapporto tra la tecnologia e i ragazzi. Molti di questi professionisti, per ora una sessantina, sono soci o simpatizzanti di Ilsfa, la principale associazione di informatica forense in Italia, che da un paio di settimane ha lanciato il gruppo chiuso su Fb (Ilsfa Educ@tional Response Team) a cui le scuole di ogni ordine e grado e le famiglie possono rivolgersi scrivendo un messaggio. “Vogliamo dar vita a uno spazio protetto che ha lo scopo di trovare soluzioni, idee e proposte – spiegano i promotori - Garantiremo il nostro tempo libero e un sostegno qualificato, ma senza andare di persona nelle scuole perché spetta a genitori e insegnanti risolvere i problemi”. Tra gli strumenti offerti a chi è in difficoltà, si pensa anche a dei video da proporre nelle scuole, il cui contenuto verrà calibrato a partire dalle sollecitazioni di chi chiede aiuto. In un recente incontro promosso da Ilsfa, Cajani, già pm in uno dei primi processi sul bullismo via web (Vividown contro Google) e punto di riferimento italiano per Eurojust, ha raccontato di avere messo “nello zainetto che mi porto in giro per l’Europa, tra Strasburgo e Bruxelles, anche il telefono di Peppa Pig sottratto ai miei figli. Trovo che sia un efficace simbolo del nostro tempo. E’ un giocattolo che, per essere venduto, deve avere necessariamente il marchio CE, un marchio che impone alle imprese ben precise regole di produzione e commercializzazione, ai fini di una sicurezza del consumatore finale in quanto minore e, per definizione, vulnerabile. Possibile invece che per i nostri telefoni che giocattoli non sono, e con i quali i nostri figli intrattengono spesso la maggior parte della loro vita di relazione, tutto questo non sia ancora previsto?”. Il rischio per il magistrato milanese “è che si posso realizzare una libertà intesa come assenza di leggi e, quale pendant culturale, uno sviluppo relazionale – tecnologico dei nostri figli anche qui caratterizzato da un’assenza di leggi”.
(manuela d’alessandro)