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A San Vittore c’è un direttore che non ha paura di fare chiarezza su quello che accade nell’oscurità delle celle. Giacinto Siciliano ci ha messo un secondo a mandare in Procura una denuncia che, se trovasse riscontri, coprirebbe d’imbarazzo il carcere. Ai primi di gennaio, Ismail Tommaso Hosni, il 20enne italo – tunisino arrestato per avere aggredito in stazione Centrale due militari e un agente della Polfer, mette a verbale di essere stato violentato e chiede di essere portato alla clinica Mangiagalli.
Stamattina, a margine dell’udienza in cui la Procura ha chiesto di condannarlo a dieci anni di carcere tenuto conto di quello che considera un vizio parziale di mente, il suo avvocato, Giusy Regina, ha raccontato di avere ricevuto un paio di giorni fa una relazione dei sanitari di San Vittore che confermerebbe l’abuso. Il legale ha anche manifestato perplessità perché il ragazzo non è stato trasferito in un altro istituto. Nel corso del processo col rito abbreviato, una perizia psichiatrica disposta dal giudice ha accertato che Hosni è “capace di stare in giudizio” ma la sua “capacità di intendere e di volere era grandemente scemata al momento del fatto”. Un ragazzo fragile, con problemi di droga in passato, che risponde anche di terrorismo internazionale in un’inchiesta parallela che va tuttavia verso l’archiviazione perché non sono emersi elementi a suo carico. “Se dovesse essere condannato – spiega l’avvocato Regina che ha chiesto in prima batttuta l’assoluzione per vizio totale di mente – ho chiesto ai giudici di affidarlo a una comunità terapeutica dove possa essere curato. Il carcere per lui è solo dannoso”. (manuela d’alessandro)