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Era una bufala in piena regola. Se ne era avuta la certezza già leggendo l’articolo in prima pagina ieri sul Corriere della Sera in merito a un molto presunto attentato di Capodanno che girava intono a tre marocchini i quali prenotavano e pagavano con 700 euro un albergo per poi non farsi vedere. Uno dei tre “forse” in passato avrebbe avuto un contatto con un sospetto fondamentalista. Questo bastava per scatenare la notte dell’ultimo dell’anno intorno all’albergo e a una vicina festa con 5000 persone poliziotti di ogni tipo ai quali toccava alla fine accertare che non era successo niente.
Oggi giorno successivo allo scoop il quotidiano di via Solferino non ha scritto una riga. In pratica c’è la conferma della bufala, che però dovrebbe portare ad aprire una discussione seria su un argomento tabù: nel nostro paese ci sono in materia di terrorismo e affini apparati investigativi enormi, spropositati rispetto alle necessità che costano un sacco di quattrini. E operano dove attentati di matrice islamica non ce ne sono stati. La prevenzione è attività necessaria ma da svolgere in silenzio. Con ogni probabilità la fine di giustificare la loro attività pagata ovviamente con soldi pubblici in quantità che non è dato conoscere causa segreto di stato queste strutture inventano pericoli. Naturalmente con la complicità di giornali e giornalisti che in realtà non vedono l’ora di gridare “al lupo al lupo”, perché bisogna stringersi tutti in un grande abbraccio intorno allo stato democratico che ci protegge.
Leggendo lo “scoop” di ieri del Corrierone e ascoltando le bufale di complemento dei telegiornali, dove si è soliti mai verificare il contenuto della carta stampata, in molti se non tutti sono orientati a pensare a un pericolo reale. E così il gioco è fatto. In tempi di spending review dove possiamo già contare sulla commissione Moro che spreca denaro mandando la pg in via Fani 40 anni dopo con il laser. Per scoprire che a sparare furono solo le Br come avevano stabilito cinque o sei processi. (frank cimini)