giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

7 anni fa se ne andava Corso Bovio.
Quanto ci manca.

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Sette anni fa la notizia assurda: è morto l’avvocato Corso Bovio.

Ero un improbabile “pischello” alle primissime armi quando sentii arringare per la prima volta l’avvocato Corso Bovio al “processo dei casinò” dove difendeva il noto Liguori, quello del “covo del nord-est di Santa” per intenderci. Fantastico, un misto soave di leggerezza, ironia, spessore ed alta classe, si parlava di mafia e di altre oscenità, ma il tutto in bocca sua si trasformava in storia, vita ed esperienza. Chi non si “trasformava” era…lui: sarà così anche nella vita, pensavo tra me e me, rapito dalla sua aristocratica presenza, dalla autorevolezza di quella proposta sapienza frammista di studio e di innato talento. Grazie al mio Maestro, l’avvocato Isolabella, altro fuoriclasse, e per contare i veri fuoriclasse del foro bastano le dita di una mano sola, ovviamente suo amico, ebbi poi occasione di incontrarlo svariate volte, e di verificare che di persona era uguale, generoso nell’impegno ma alla apparenza distaccato, come tutti i “signori”, quelli di una volta, come avrebbe detto la mia nonna.

Tanti anni dopo un collega che difendevo in uno dei tanti ignobili processi che coinvolgono appunto i colleghi, decise in sede di appello di associarlo a me, oddio, pensai, e io cosa ci resto a fare di fronte ad un tale “ubi maior” Raramente in tanti anni di professione mi sarebbe capitato di lavorare insieme ad un collega così stimolante, corretto e persino “umile” nel senso più efficace del termine difensivo. Al termine della causa ricevetti in studio un suo biglietto con scritto, lo ricordo come se fosse ieri, “caro Davide, la cosa che mi ha fatto più piacere di questa vicenda è stato potere lavorare con te”. Non lo conservai, tanto, Corso Bovio era reale non era uno scritto, avevo occasione di incontrarlo tutti i giorni in Tribunale, e talvolta ci scappava la battuta al fulmicotone, non ero certo un suo amico, i rapporti tornarono quelli di prima del nostro processo, eleganti e distaccati.

Anni dopo ebbi un incidente di percorso che mi vide querelato da tre giudici milanesi per un mio commento sul blog che gestivo, e quando tutto finì senza danno, un mio amico e collega che lavorava con lui mi disse che i tre magistrati suddetti si erano inizialmente rivolti all’insigne Bovio per querelarmi e che lui si rifiutò. Ovviamente lui, pur incontrandomi quotidianamente, non mi aveva mai detto nulla, non voleva ovviamente che io neppure lo ringraziassi, accettai la sua ennesima prova di assoluta quanto rara signorilità, quando morì ci fu in Tribunale una clamorosa unanimità di ricordi speciali di quelli riservati ad una persona non solo stimata ma sinceramente amata da tutti, nessuno escluso. (avvocato Davide Steccanella)

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