La decisione del Csm di nominare Marcello Viola come procuratore della Repubblica di Milano fu illegittima perché fondata sulla applicazione dell’invero inesistente automatismo valutativo relativo alla pretesa prevalenza del candidato che ha rivestito funzioni direttive in luogo di quelle semidirettive. Questo tra l’altro si legge nel documento di 42 pagine con cui il procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli si è rivolto al Tar per far annullare la delibera con cui il Csm il 7 aprile scorso designò Marcello Viola come successore di Francesco Greco.
Romanelli si presenta come portatore di un percorso “più ampio e pertinente rispetto alla trattazione di reati come mafia terrorismo e delitti contro la pubblica amministrazione“ rispetto a Marcello Viola.
Romanelli si ritiene penalizzato dai criteri adottati dal Csm che aveva dato priorità agli incarichi direttivi di Viola come procuratore di Trapani e Pg di Firenze. Romanelli invece aveva fatto parte della Dna prima di fare l’aggiunto a Milano. Non aveva mai diretto un ufficio.
La decisione del Csm è stata impugnata in sede amministrativa anche dal procuratore di Bologna Giuseppe Amato l’altro sconfitto della partita per la procura di Milano.
Nell’impugnativa i legali di Romanelli lamentano che il consigliere Nino Di Matteo avesse acennato a rapporti tra il magistrato milanese e Luca Palamara in prossimità della votazione finale al Csm senza che fosse garantito il diritto al contraddittorio. La circostanza non aveva mai costituito in precedenza oggetto di una contestazione formale.
I ricorsi al TAR contro la nomina di Viola appaiono comunque come l’ultima spiaggia dei candidati sconfitti. Il ricorso di Romanelli inoltre dimostra che la procura di Milano non trova pace dopo le polemiche relative al processo Eni-Nigeria sfociate in inchieste a carico di pm del capoluogo lombardo a Brescia. Il clima insomma non è sereno mentre il nuovo procuratore sta cercando di riorganizzare l’ufficio inquirente. I ricorsi al Tar non sembrano avere molte speranze di essere accolti. Ma potranno avere un peso sicuramente su altri piani a cominciare da quello della magistratura associata e delle correnti soprattutto nella prospettiva delle elezioni per il nuovo Csm programmate per settembre. A Milano nel recente passato c’era già stata la dura vertenza di un altro aggiunto Alfredo Robledo con l’allora procuratore Bruti Liberati.
(frank cimini)