giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

“Abbiamo sbagliato tutto, ora potremmo licenziarne 600″. Terzo esposto alla Consob sul ‘Sole 24 Ore’.

Si, è vero, da anni sbagliamo tutto noi, ma adesso cosa possiamo fare, forse licenziare la metà dei dipendenti che sono almeno 600 persone. Terzo esposto presentato ieri alla Consob del giornalista Nicola Borzi (che potete leggere qui)  da cui emergono nuovi, sconcertanti risvolti della crisi del ‘Sole 24 Ore’ sulla quale indagano l’autorità di vigilanza e la procura di Milano. Sentite il fresco presidente del gruppo editoriale Carlo Robiglio, e tremate. Dal verbale del consiglio generale di Confindustria per il rinnovo del cda del 12 ottobre scorso riportato nel ricorso: “Ho trovato una situazione difficile, che voi non potete immaginare, al di là dei numeri, della quale tutti dobbiamo assumerci la responsabilità, perché nel gruppo, di fatto, manca una governance efficace, ormai da anni. Questo sta portando a uno scollamento pericoloso, con due – tre dirigenti che hanno le dimissioni pronte perché hanno offerte importanti. Abbiamo problemi nella raccolta pubblicitaria, e circa 1250 dipendenti di cui, forse, la metà è di troppo”.

Pochi giorni dopo, il 16 ottobre, rispondendo all’economista Luigi Zingales, Robiglio si è espresso  sulla misteriosa società londinese D Source, chiamata in causa da Borzi perché sospettata di avere ‘gonfiato’ il numero di copie digitali multiple creando il grande inganno di un gruppo in salute che stava invece annaspando. “I rapporti con D Source – queste le parole del presidente – sono terminati a luglio scorso. Sulla base delle nostre procedure e informazioni raccolte escludiamo che nell’azionariato di D Source ci siano persone legate al Sole. In ogni caso è impossibile risalire ai proprietari finali. Lavoriamo con società di ogni dimensione, anche quotate: impossibile conoscere tutti”. Nel suo nuovo ‘appello’ alla Consob, Borzi sottolinea “l’incoerenza” delle affermazioni di Robiglio che da un lato esclude legami tra D Source e il ‘Sole’ e dall’altro ammette l’impossibilità di risalire ai proprietari finali. Nel ricorso tuttavia il giornalista fa presente, sulla base di approfondimenti suoi e della rivista ‘Valori’,  che i rapporti tra il gruppo e Martin Palmer, il fiduciario che nel 2012 ha costituito D Source, inizierebbero dal 2000 quando delle società gestite proprio da Palmer costituirono Il Sole 24 Ore Uk, società posseduta al 100 per cento dal gruppo. Materiale esplosivo che finisce all’attenzione della Consob assieme agli altri due esposti  e potrebbe suggerire spunti d’interesse al pm Fabio De Pasquale che sta indagando, per ora a carico di ignoti, con l’ipotesi di falso in bilancio. (manuela d’alessandro)

Assolto Ananda, per la Procura il temibile pedone ‘killer’

Ananda, il pedone killer, va assolto. Forse mancava la volontà di commettere il reato, stando al dispositivo letto questa mattina dal giudice Costa della IX sezione penale. La storia era questa: un pedone mezzo ubriaco, Ananda G.U.L., attraversa la strada lontano dalle strisce pedonali. Viene investito da un motociclista di nazionalità indiana. Ananda, mezzo acciaccato, se la dà a gambe, mentre chi l’ha investito con il motorino resta a terra, ferito. Non muore, sia chiaro, il nostro titolo è una forzatura giornalistica.

Insomma però il povero pedone-ubriaco-investito finisce a processo per aver omesso di soccorrere il centauro che l’ha travolto.

Il pm ne aveva chiesto la condanna a otto mesi di reclusione. Il giudice lo ha assolto con la formula dubitativa dell’art 530 secondo comma affermando che “il fatto non costituisce reato”. Ovvero il fatto – l’omissione di soccorso – c’è stato, ma non è pienamente provato che l’imputato avesse la consapevolezza di commettere il reato: bisognerà attendere le epocali motivazioni per capire se il giudice attribuisca la mancanza dell’elemento soggettivo al fatto che il soggetto era, come dicevamo, lievemente alterato dai diabolici effetti dell’alcol.

Festeggia il legale di Ananda, l’avvocato Enrico Belloli: “Diciamolo come direbbe D’Alema: è andata bene ma è giusto così”.