Vanno condannati gli agenti che trattenero due ore in caserma Giuseppe Uva “in modo illegittimo” perché gli provocarono un tale stress da farlo morire per arresto cardiaco. Lo scrive la Procura Generale nelle motivazioni del ricorso in appello che potete leggere integralmente qui contro l’assoluzione dei due carabinieri e dei tre poliziotti accusati dell’omicidio preterintenzionale di Giuseppe Uva, il manovale morto la mattina del 15 giugno 2008 dopo aver trascorso parte della notte nella caserma dei carabinieri di Varese ed essere poi stato trasferito nel reparto di psichiatria.
“Se è vero – argomenta il pg Massimo Gaballo – che le modeste lesioni personali riscontrate sulla persona offesa non possono avere determinato direttamente il decesso, deve però ritenersi che abbiano contribuito ad aumentare lo stato di stress in ragione della percezione del relativo dolore fisico e della loro ingiustizia”. I giudici varesini avevano assolto nell’aprile 2015 i componenti delle forze dell’ordine dopo aver riscontrato l’”insussistenza di atti diretti a percuotere o a ledere” ma ora la Procura Generale chiede di ribaltare la sentenza definita nelle sue motivazioni “molto sommaria” alla Corte d’Assise d’Appello di Milano.
“Lo stato di stress – si legge nel ricorso – integra pacificamente una malattia quale evento del reato di lesioni personali, consistendo in un’alterazione funzionale dell’organismo, anche in assenza di alterazioni anatomiche”. Per questo, viene considerata “erronea” la sentenza “laddove esclude la configurabilità del reato di omicidio preterintenzionale per insussistenza di atti diretti a percuotere o a ledere”.
Tutti gli imputati per l’accusa “devono essere dichiarati responsabili del delitto di omicidio preterintenzionale” perché “hanno posto dolosamente in essere condotte di costrizione fisica, dirette a commettere il delitto di lesioni personali e illegittima privazione della libertà personale che, per la loro durata e connotazione violenta e ingiusta, devono ritenersi causa del grave stato di stress che, innestandosi sulla precedente patologia cardiaca, ha determinato il decesso di Uva”. (manuela d’alessandro)
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