giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Il pediatra suicida processato dopo la morte dalla Procura di Busto Arsizio

 

Alberto Flores d’Arcais si era appena buttato dal sesto piano della sua abitazione milanese dov’era ai domiciliari quando procura di Busto Arsizio e carabinieri hanno pensato di convocare i giornalisti per una requisitoria non richiesta.

All’imputato ‘contumace’ gli investigatori hanno presentato davanti ai cronisti una ‘contestazione suppletiva’ post mortem. Oltre all’accusa, già nota, di atti sessuali sulle sue piccole pazienti, il procuratore di Busto Gianluigi Fontana ha voluto far sapere che “il consulente aveva appena terminato le perizie su due computer in uso al medico dai quali è emerso copioso materiale, circa 3000 file, tutte immagini pedopornografiche”. File scovati nonostante, hanno precisato gli inquirenti, d’Arcais avesse tentato di nasconderli nel cestino del pc.

“Non sapevamo nulla di questo materiale, non avevamo ancora visto la consulenza del pm”, ha provato una tardiva difesa l’avvocato Massimo Borghi nel surreale processo al suo assistito defunto.

Il noto professore, già docente di allergologia al San Raffaele e protagonista di missioni umanitarie all’estero, era innocente o colpevole? Doveva essere rimesso in libertà perché a rischio suicidio, come affermavano tre psichiatri di parte?

Non lo sappiamo e forse non lo sapremo mai.  Certo non è giustizia, anche quando è rappresentata da un bravo magistrato come Fontana, processare un uomo in conferenza stampa a poche ore dalla scelta di farla finita.  (manuela d’alessandro)

Il gip lo lascia solo fuori dal carcere, il picchiatore seriale non va in comunità

Nicolas è sparito da ieri pomeriggio dopo che il giudice gli ha concesso i domiciliari da trascorrere in una comunità psichiatrica vicina al mare di Varazze. Il ragazzo spagnolo arrestato ad agosto perché prendeva a pugni a caso i passanti a Milano ora è smarrito chissà dove perché, denunciano i suoi legali, il gip Livio Antonello Cristofano non ha disposto nessun servizio di scorta dal carcere alla sua destinazione.

Non è stata una svista. Per il giudice, si legge nell’ordinanza di concessione dei domiciliari, Nicolas Orlando Lecumberri, 23 anni, non ne aveva bisogno. Anzi, sarebbe stato lui a dover avvertire i carabinieri del suo arrivo in comunità. “Non sussistendo specifiche esigenze processuali o di dicurezza – scrive il gip  – l’indagato raggiungerà senza accompagnamento – immediatamente e senza soste intermediae – il luogo di esecuzione della misura, dando tempestivo avviso alla stazione dei carabinieri”.

“L’assurdità del comportamento del giudice e della polizia – protestano gli avvocati Francesco Brignola e Alessia Generoso – crea un rischio per il ragazzo e per gli altri. Trovatosi solo e senza riferimenti fuori dal carcere, se ne sono perse le tracce con gli immaginabili gravi rischi per lui e per la comunità. Se qualcuno ci avesse avvertiti, saremmo andati noi a prenderlo”. Nicolas, che prima di prendere a pugni le sue vittime casuali dopo avergli chiesto informazioni stradali faveca il dj, è sempre stato in terapia psichiatrica durante la detenzione e in cella di osservazione. (manuela d’alessandro)