Non ci sono solo gli appalti nella moratoria delle indagini praticata dalla procura di Milano al fine di non mettere in discussione Expo2015. Per non ledere l’immagine dell’evento tanti saluti alla strombazzata obbligatoria dell’azione penale anche sulle opere non pagate.
Lo dice la storia dei lavori relativi al padiglione della federazione russa e di un esposto per insolvenza fraudolenta aggravata presentato dai creditori in procura a ottobre dell’anno scorso. L’ufficio inquirente ha disatteso la richiesta di sequestro della struttura senza svolgere alcun atto di indagine. E questo dopo che nell’ambito della causa civile intentata per ottenere il pagamento ci fosse stata una consuenza tecnica d’ufficio disposta dal giudice che dava torto a Rsv Holding srl, società con sede a Mosca, rigettando la richiesta di non pagare le aziende italiane alle quali i lavori erano stati commissionati a causa di presunte imperfezioni e ritardata consegna.
La società con sede a Mosca inoltre non ha versato il dovuto nemeno agli esperti che avevano eseguito la consulenza tecnica.
Idealstile srl, Sech costruzioni metalliche, Mia Infissi, Catena Serna, Vivai Mandelli, Autotrasporti P&P risultano creditori di oltre 800 mila euro. Quattro di queste aziende hanno scelto una transazione recuperando il 20 per cento e tutte sono in difficoltà a causa dei mancati pagamenti.
Insomma Expo non si tocca. La vicenda del padiglione russo si aggiunge alle indagini interrotte alcuni mesi prima dell’inaugurazione dell’evento, alla tragicomica motivazione dell’archiviazione dell’abuso d’ufficio a carico di Beppe Sala (una sorta di reato a fin di bene) il quale pur di favorire Oscar Farinetti ometteva la gara pubblica, come del resto avevano fatto per i fondi di Expo giustizia i vertici del tribunale di Milano. Tutto si tiene, anche perchè nessuno controlla i controllori (frank cimini)