“Signor giudice, mi faccia uscire all’alba per vedere il mio cammello. Senza di me, non mangia”. Se c’è una classifica delle istanze buffe a un magistrato, questa merita un posto d’onore. Rocco Cristodaro, ritenuto dalla Procura di Milano il contabile di Cinzia Mangano, figlia dell’ex stalliere di Arcore Vittorio, lo ha chiesto al giudice Fabio Roia che ne ha disposto la sorveglianza speciale con obbligo di dimora a Palazzo Pignano, un piccolo comune del cremasco. Tra le imposizioni, anche quella di non uscire di casa prima delle 7 e dopo le 21, un diktat apparso insostenibile a Cristodaro il quale, attraverso il suo legale, ha fatto pervenire un’accorata istanza a Roia, pregandolo di farlo uscire di casa alle 5 e mezza per andare a sfamare l’adorato amico con la gobba. Il cammello vive a pochi metri da casa Cristodaro, nella ‘fazenda’ di famiglia che ospita varie bestie e anche matrimoni. Secco il no del giudice: il cammello può mangiare benissimo più tardi o comunque a quell’ora non c’è bisogno che lo imbocchi il suo padrone. A Rocco Cristodano e a suo fratello Domenico sono stati confiscati dalla sezione prevenzione del Tribunale beni per più di sei milioni di euro, tra cui gli immobili dell’attività agricola, per un’intensa attività criminale portata avanti dagli anni ’90, compresa la creazione di un sistema di cooperative per sfuggire agli obblighi fiscali. (manuela d’alessandro)
Articoli del mese: gennaio 2016
Le centinaia di fascicoli abbandonati al settimo piano del Tribunale
I colori della legge: rosa, verde, azzurro, giallo. Non si può dire che questa fotografia scattata al settimo piano del Tribunale di Milano rimandi l’immagine di una giustizia grigia. E neppure di una giustizia chiusa in se stessa; chiunque può passare, sfogliare, portare via. Pezzi di antiquariato giudiziario o fascicoli freschi. Se avete la passione degli archivi passate di qua, nel fine settimana, a farvi un bagno di colore. (manuela d’alessandro)
No Expo, Grecia nega estradizione degli antagonisti arrestati
La magistratura greca ha detto no all’estradizione di 2 dei 5 anarchici destinatari di un ordine di cusodia cautelare in carcere con le accuse di devastazione, saccheggio, incendio, travisamento e per uno di loro anche uso di armi improprie, in relazione alla manifestazione del primo maggio scorso a Milano. Non si conoscono ancora le motivazioni ufficiali del provvedimento emesso pochi minuti fa. L’orientamento per gli altri 3 arrestati sembra essere lo stesso. Gli anarchici erano già in libertà provvisoria con il solo obbligo di firma in attesa della decisione arrivata oggi dopo che nell’udienza di ieri erano stati sentiti per circa 8 ore numerosi testimoni.
L’estradizione era stata chiesta dai giudici di Milano sulla base del Mae (Mandato di arresto europeo). Nell’indagine del capoluogo lombardo erano state arrestate altre 5 persone, sulla base dei filmati sugli incidenti visionati dalla Digos (frank cimini)
Cassazione, censura al giudice milanese che ha irriso l’avvocato
Avviso ai giudici: prendere in giro un avvocato non si può, anche se ha torto. A fare sfoggio di eccessiva ironia era stato il magistrato milanese Benedetto Simi De Burgis incappato qualche tempo fa in una sanzione disciplinare del Csm per avere tenuto un “tono irridente e allusivo” nei confronti di una curatrice nell’ambito di una procedura di sostegno. La suprema corte ha depositato ora una sentenza con la quale conferma la censura inflitta dal Csm, che è una “dichiarazione formale di biasimo” a carico di Simi De Burgis per avere violato il “i doveri di correttezza, imparzialità ed equilibrio, ponendo in essere abitualmente provvedimenti lesivi della sua immagine, gravemente scorretti nei confronti di parti, difensori, personale amministrativo, colleghi e ausiliari” (legge 109 del 2006 sugli illeciti disciplinari dei magistrati).
Il magistrato si era preso gioco per iscritto di una curatrice ironizzando sulla sua esosa richiesta di liquidazione rispetto all’entità del patrimonio da lei amministrato e su altre strategie procedurali del legale. Con la sentenza, gli ermellini smontano le tesi difensive del magistrato anche in relazione ad altre incolpazioni, tra cui cui avere fornito a una delle parti di un procedimento di interdizione suggerimenti in virtù di “un rapporto di conoscenza personale” e avere revocato a una professionista la nomina di curatrice di un minore a seguito dell’accusa, poi rivelatasi “infondata, di avere trattenuto illecitamente somme di proprietà dell’assistito”. De Burgis nel ricorso ha scritto che l’avvocatessa redarguita “aveva specifici motivi di astio nei suoi confronti” ma per le sezioni unite i sei capi di incolpazione costituiscono nell’insieme”comportamenti abitualmente e gravemente scorretti”. E, in ogni caso, anche se il legale aveva torto, come rivendicato da De Burgis, per la suprema corte poco conta: non doveva permettersi di sbeffeggiarla. (manuela d’alessandro)