Milano lancia, prima in Italia, la ‘tutela’ via pc. Con una piccola telecamera applicata al computer, i magistrati potranno decidere nel loro ufficio se a una persona debba essere affiancato o meno un amministratore di sostegno, senza aver bisogno di convocarla in aula. Sono più di un centinaio all’anno a Milano le udienze in cui a chiedere la tutela sono i familiari di anziani, disabili fisici e psichici, malati terminali, non più in grado di badare a se stessi e ai loro interessi. La legge prevede che un giudice controlli la fondatezza della richiesta ponendo in aula alcune semplici domande al beneficiario per valutare le sue reali condizioni. “Questo significa portare in Tribunale con un’ambulanza un malato, in sedia a rotelle o su una lettiga, provocando gravi disagi fisici e psicologici a lui e ai suoi familiari”, spiega Ilaria Mazzei, giudice del settore ‘Tutele’ e tra gli ideatori del nuovo sistema che partirà con l’anno nuovo. “Per evitare queste situazioni disagevoli e accellerare i tempi, abbiamo pensato di collegarci attraverso una telecamera installata sui nostri pc con gli istituti in cui si trova la persona che deve essere sentita. Al suo fianco ci sarà il direttore del centro che lo ospita o un suo delegato in grado di confermare che chi è in collegamento sia il richiedente tutela”. A quel punto, il giudice potrà rendersi conto se si trova di fronte a un soggetto che necessita della presenza di un amministratore di sotegno, quasi sempre un familiare oppure un avvocato. Solo ormai in casi rarissmi i giudici dichiarano interdetta una persona bisognosa di un ‘angelo custode’ , cercando di evitare una ‘sentenza’ che sbriciola, almeno a livello formale, la dignità di una persona. (manuela d’alessandro)
Articoli del mese: dicembre 2015
Lo sciopero degli avvocati per un processo meno mediatico e più giusto
La prossima settimana si può scommettere che il Palazzo di giustizia si presenterà ancora più deserto: è ben vero che la neve si ostina a non cadere sulle piste da sci, ma l’accoppiata Sant’Ambrogio-Immacolata a inizio settimana è troppo ghiotta per non allungare in surplace il ponte fino al weekend successivo. Ma già lin questi giorni i corridoi del primo e del terzo piano, dove si affacciano le aule dei dibattimenti penali, apparivano vuoti come una piazza di De Chirico: merito (o colpa) dell’astensione delle udienze proclamata dall’Unione delle camere penali per una lunga serie di doglianze. L’annuncio dello ‘sciopero’ (tecnicamente espressione inesatta, ma che rende bene l’idea) è stato accolto dalla categoria dei giudici con approcci assai diversi: qualcuno (pochi) ha capito le ragioni degli avvocati, molti se ne sono disinteressati, un giudice per le indagini preliminari ha usato toni caustici (“gli avvocati fanno la settimana bianca“) sollevando legittime proteste della categoria.
Così, visto lo scarso appoggio degli altri protagonisti della scena giudiziaria, gli avvocati si sono industriati a cercare l’appoggio degli utilizzatori finali del sistema, ovvero i cittadini: gazebo piazzato davanti al tribunale, in corso di Porta Vittoria, e volantinaggio per riassumere i motivi dell’agitazione.“Nel processo penale è in gioco la libertà di ogni cittadino”, diceva il volantino, tornando a lanciare la proposta della separazione delle carriere tra giudici e pm come unico rimedio alla disparità plateale tra accusa e difesa nelle fasi dei processi, dimostrata anche dall’avvio di dibattimenti importanti (come Aemilia a Bologna e Mafia Capitale a Roma) in un clima di restrizioni che per i penalisti rendono inevitabile parlare di “difesa menomata”.
Da segnalare anche il dibattito che la Camera Penale martedì sera ha organizzato al Cam di corso Garibaldi sul tema del ‘processo mediatico’, analizzando le modalità con cui lo strapotere dell’accusa si traduce nel trattamento che i media riservano alle indagini e ai processi. Sul palco, il presidente della camera penale Monica Gambirasio, Vinicio Nardo (l’ex presidente) e i giornalisti Frank Cimini e Luca Fazzo. A qualche pm forse saranno suonate le orecchie. (orsola golgi)
qui tutte le ragioni dell’astensione
Il Csm decide di non indagare sulla moratoria Expo… Omertà
Il Csm ha deciso di non indagare sulla presunta moratoria relativa alle indagini su Expo, rigettando la richiesta di aprire una pratica che era stata formalizzata alla settima commissione l’11 novembre scorso dal consigliere laico Pierantonio Zanettin.
“Alcuni articoli di stampa hanno ipotizzato un accordo tra procura della Repubblica di Milano e Governo per una non meglio precisata sospensione dell’attività requirente durante l’intero periodo dello svolgimento di Expo nei confronti di manager o comunque di altri soggetti responsabili dell’organizzazione e della gestione dell’esposizione” scriveva Zanettin nella richiesta aggiungendo che la notizia se confermata avrebbe richiesto valutazioni da parte della settima commissione del Csm. Il consigliere faceva esplicito riferimento all’istituzione della cosiddetta area omogenea nell’ambito del progetto organizzativo della procura in relazione a Expo 2015. Continua a leggere
Visioni e sogni dei detenuti in mostra nel Palazzo di Giustizia
Salvatore (commosso sul finale). “Io non sapevo dipingere, poi me l’hanno insegnato. Ora è l’unico passatempo che ho. Di più non sono capace di dirvi”. Nella sua cella Salvatore ha raccolto sei rose gialle e rosse e le ha piantate tra spicchi di blu. Ora profumano di gioia nell’atrio del terzo piano del palazzo di giustizia che ospita la mostra ‘Sogni di segni, segni di sogni’, dove prendono forma incanti e visioni dei detenuti del carcere di San Vittore e delle mamme dell’Icam. Per tre ore alla settimana hanno frequentato laboratori di pittura promossi dall’Anm milanese in collaborazione con la direttrice del penitenziario, Gloria Manzelli, e col centro provinciale istruzione adulti (C.P.I.A.). “In queste opere non vengono raffigurati momenti di detenzione”, spiega il magistrato della sorveglianza Gaetano Brusa, “ma c’è il frutto della libertà e della fantasia degli autori”. Ci sono spose con abiti lunghissimi e stellati, feste, squali, ritratti, santi, e tante eruzioni astratte di colore da interpretare, o anche no. A noi è piaciuto molto il labirinto fantastico in bianco e nero immaginato da Lbida Abdelhadi nel dipinto ‘Sii presente in ogni momento della vita’. (manuela d’alessandro)
‘Sogni di segni, segni di sogni’ , dal 3 dicembre al 31 gennaio nel Palazzo di Giustizia di Milano. Ingresso libero. Le opere esposte possono essere acquistate inviando una mail all’indirizzo anm.milano@outlook.it
Verifica, chi è costei? A Rozzano è andata in onda la macchina della bufala
Verifica? Chi è costei?
Due mamme che, evidentemente con molto tempo libero, vorrebbero insegnare ai bambini delle primarie (le vecchie elementari) i canti di Natale. Un preside che, laicamente, dice di no. E’ tutta qui l’ultima (non) notizia che ha infettato l’agonizzante informazione italiana e non solo (è finita anche su France Press e The Guardian) e che si è trasformata in un’ abolizione del Natale in una scuola di Rozzano che pure storicamente ha altri e ben più gravi problemi.
Ne dà notizia un quotidiano, venerdì scorso, e scatta l’autistica caccia alla ‘ripresa’ da parte degli altri organi d’informazione tutti che, citando il quotidiano ma anche no, la fanno propria. Il preside, poi ci mette del suo, con delle dichiarazioni riguardo il pericolo di reazioni dopo gli attentati di Parigi e la frittata è fatta. Con tanto di sit in di rozzanesi (non solo genitori) inferociti contro gli islamici e, lunedì, passerella di big della politica, Matteo Salvini, Mariastella Gelmini e Ignazio la Russa a rivendicare le nostre radici e a dire che “Il Natale non si tocca”. Il preside aveva già domenica sul sito della scuola la sua versione: nessuna festa vietata perché non era nemmeno stata programmata; nessun attentato alla libertà. Nulla di nulla. La macchina della bufala, però si era già messa in moto, inesorabilmente. E si sa che i giornalisti, come i politici, sono come Fonzie, per chi se lo ricorda, hanno un blocco psicologico, quando devono articolare un “Ho sbagliato!”.