Andrea Camporese, il ‘custode’ delle pensioni dei giornalisti, si dice “sgomento” perché nell’avviso di chiusura delle indagini sul crac di Sopaf (avviso 415 bis(1) che gli ha notificato la Procura di Milano viene accusato anche di corruzione, oltre che di truffa come già noto. Il presidente dell’Inpgi avrebbe ricevuto 200mila euro per favorire la società Adenium, controllata da Sopaf, danneggiando per sette milioni di euro l’ente previdenziale dei giornalisti attraverso l’acquisto di azioni a un prezzo superiore a quello di mercato.
Il suo “sgomento” di fronte ad accuse ritenute ingiuste è comprensibile, meno l’invocazione alla “gogna mediatica”, al massimo potrebbe prendersela con la magistratura che lo accusa di reati gravi, non coi colleghi che riportano gli esiti di un’indagine.
In attesa che un Tribunale valuti la fondatezza dei reati, Andrea Camporese non può restare alla guida dell’Inpgi per due ragioni. La prima è che chi ha affidato il suo futuro a un ente previdenziale deve avere la certezza, e non solo la presunzione, di un amministratore onesto; la seconda è perché ha ricevuto 25mila euro all’anno per due anni per aver fatto parte del comitato consultivo di Adenium, un incarico di solito non retribuito. Per elementari ragioni di opportunità, chi ricopre una posizione di garanzia non dovrebbe mettersi in situazioni di conflitto d’interesse. (manuela d’alessandro)
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