giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Accusato di corruzione, perché Andrea Camporese deve lasciare l’Inpgi

Andrea Camporese, il ‘custode’ delle pensioni dei giornalisti, si dice “sgomento” perché nell’avviso di chiusura delle indagini sul crac di Sopaf (avviso 415 bis(1) che gli ha notificato la Procura di Milano viene accusato anche di corruzione, oltre che di truffa come già noto. Il presidente dell’Inpgi avrebbe ricevuto 200mila euro per favorire la società Adenium, controllata da Sopaf, danneggiando per sette milioni di euro l’ente previdenziale dei giornalisti attraverso l’acquisto di azioni a un prezzo superiore a quello di mercato.

Il suo “sgomento” di fronte ad accuse ritenute ingiuste è comprensibile, meno l’invocazione alla “gogna mediatica”, al massimo potrebbe prendersela con la magistratura che lo accusa di reati gravi, non coi colleghi che riportano gli esiti di un’indagine.

In attesa che un Tribunale valuti la fondatezza dei reati, Andrea Camporese non può restare alla guida dell’Inpgi per due ragioni. La prima è che chi ha affidato il suo futuro a un ente previdenziale deve avere la certezza, e non solo la presunzione, di un amministratore onesto; la seconda è perché ha ricevuto 25mila euro all’anno per due anni per aver fatto parte del comitato consultivo di Adenium, un incarico di solito non retribuito. Per elementari ragioni di opportunità, chi ricopre una posizione di garanzia non dovrebbe mettersi in situazioni di conflitto d’interesse. (manuela d’alessandro)

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Taranto aspetta la rinascita ma le figlie di Riva bloccano il miliardo salva Ilva in Svizzera

Con un ricorso al Tribunale Federale di Bellinzona, le figlie di Emilio Riva bloccano il rientro dalla Svizzera all’Italia del miliardo e 200 milioni, presunto frutto di reati, che dovrebbe alleggerire le pene della fabbrica tarantina in base al decreto ‘salva – Ilva’. (reuters – da gip ok a sblocco)

Fanno i loro interessi, certo, convinte che quel denaro, sequestrato nell’ambito di un’indagine della Procura di Milano in cui si ipotizzano le accuse di truffa ai danni dello stato e trasferimento fittizio dei beni, sia cosa loro. E sfruttano i varchi giuridici nell’ordinamento della Svizzera, paese che, pur con qualche resistenza, il 19 giugno ha comunque detto sì alla magistratura italiana che chiedeva di ‘scongelare’ i soldi dai conti Ubs e metterli a disposizione del Commissario starordinario Piero Gnudi. Eppure resta una certa amarezza nel constatare l’accanimento con cui le eredi di Emilio, l’ex ‘re’ dell’Ilva morto più di un anno fa ma prima annientato dalle inchieste giudiziarie, non vogliano aiutare il disgraziato stabilimento che fu di famiglia. Le due donne hanno rinunciato all’eredità del padre in Italia e non è difficile pensare che l’abbiano deciso per non andare incontro alle pretese risarcitorie dei creditori e dei danneggiati dalla crisi dell’azienda.  Ora si danno da fare per evitare la migrazione di soldi che ritengono loro mentre Taranto aspetta come l’oro quel denaro. Nei prossimi giorni il Tribunale di Bellinzona, che per adesso si è limitato a sospendere il rimpatrio del miliardo e 200 milioni, deciderà nel merito sul suo destino. (manuela d’alessandro)

Processi rinviati per caldo, Flegetonte manda in tilt il Tribunale

Processo rinviato per caldo. Nella camera di fuoco della quarta sezione penale del Tribunale di Milano, sprovvista di aria condizionata, il giudice Monica Amicone spiega agli avvocati che si sventagliano con ogni mezzo a disposizione l’impossibilità di celebrare l’udienza del processo Tronchetti vs De Benedetti (il-vuoto-di-memoria-di-de-benedetti-al-processo-contro-tronchetti).

Era già stata costretta a rinviare l’udienza precedente a quella del processo in cui il presidente di Pirelli è imputato per diffamazione perché per 4 volte si era verificato un black out dovuto ai condizionatori sparati a mille nel Tribunale che avevano fatto saltare l’impianto elettrico.

“Mi scuso, ma non ci sono le condizioni per andare avanti – dice il magistrato prima di far suonare la campanella anticipata – è già stato un miracolo arrrivare sin qui con la registrazione”.  Oggi era in programma la requisitoria del pm Mauro Clerici, assente, ma il processo è saltato non perché il magistrato (sostituito da un altro) non c’era ma per i danni provocati da Flegetonte. Che, oltre a essere il nome dell’anticiclone colpevole dei bollori di questo spicchio d’estate, viene descritto nella mitologia anche come una divinità che aiuta Minosse nel giudizio delle anime. Oggi non ne aveva proprio voglia.  (manuela d’alessandro)

10 anni dopo prescritte le corna di Paolini a Fede

Prima che il giudice dichiari prescritte le corna a Emilio Fede, Gabriele Paolini si confronta sui numeri da giocare al lotto con la mamma 81enne, una donna molto elegante che vuole presentarci. “Bella, eh? Faceva la cantante lirica”.

Non sono bastati 10 anni alla giustizia per capire se il disturbatore della tv diffamò l’allora direttore del tg4  urlandogli in diretta “Sei un cornuto”.  I giudici della Corte d’Appello di Milano ‘cancellano’ la condanna a sei mesi di carcere inflitta nel 2008 e pronunciano una sentenza di non doversi procedere per prescrizione. Paolini alza il pantalone e mostra il braccialetto elettronico: “In questo periodo penso molto e ho pensato che i domiciliari sono giustissimi”. E’ accusato davanti al Tribunale di Roma di avere abusato di cinque minorenni adescandoli tramite internet. La prossima udienza è prevista per il 7 luglio. “Io D. (una dellle presunte vittime, ndr) lo amavo anche se aveva 17 anni e un mese. Vivo solo in attesa del 7 luglio quando lui verrà in aula e dovrà confermare quello che aveva detto subito dopo il mio arresto, cioè che mi amava. Ho già tentato il suicidio una volta, non so cosa potrà succedere il 7 luglio”.

E da grande cosa farà Paolini che per anni ha saltellato sul piccolo schermo molestando giornalisti (memorabile il calcio che gli sferrò Paolo Frajese)? “Ho grandi progetti. Per adesso ci sono miei validi emuli, come Mauro Fortini. E comunque ora ve lo posso dire: mi comportavo così per urlare al mondo che non mi capiva il mio dolore”. (m.d’a.)

 

Ruby e quell’intervista da Michele Santoro
Fabrizio Corona, gliela feci fare io, pagata

Ma quindi Michele Santoro ha pagato per intervistare Ruby?

“Ho fatto fare a Ruby un’intervista”, racconta l’ex coordinatore di paparazzi Fabrizio Corona, sentito come testimone dai pm che indagano sul caso Ruby ter a marzo scorso (ve lo avevamo anticipato qui).

Dice Corona, a proposito dell’intervista e di Karima el Marough: “Era molto attaccata ai soldi, volle esser pagata prima. Era nel 2012. Le feci fare l’intervista per Santoro in cui per la prima volta parlò di Berlusconi. Tra il 2011 e il 2012 Ruby avrà fatto una decina di serate nei locali guadagnando al massimo 5mila euro a serata. Nel 2013 e 2014 non ha più fatto serate”. Millanterie di Corona, non nuovo alle sparate ma sotto obbligo di giuramento da testimone, oppure Annozero ha davvero scucito del denaro per intervistare la nota Rubacuori?

Qui l’intervista di Annozero a Ruby. Effettivamente è del 2012.

Qui invece il verbale di Fabrizio Corona.