giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

NoTav, il “terrorismo” azzerato? Confinato in cronaca locale

La notizia che il Tribunale del Riesame di Torino ha annullato l’accusa di “terrorismo” a carico di tre militanti Notav in relazione all’azione del cantiere di Chiomonte del 14 maggio 2013 finisce nelle cronache locali di Repubblica e Stampa. Il Corsera che non ha la cronaca di Torino mette 6 righe nell’edizione nazionale. Il Giornale e Libero zero righe, al pari del Fatto quotidiano e del Manifesto, due giornali critici verso il treno ad alta velocità, ma va considerato che tra gli editorialisti del Manette Daily figura il procuratore ora in pensione Giancarlo Caselli, l’inventore del teorema “fu un’azione di guerra, volevano far recedere l’Italia e l’Europa dalla realizzazione dell’opera”.

Eppure quando l’ordinanza era stata emessa non mancarono ampie articolesse nelle edizioni nazionali. Adesso invece l’affare viene trattato come un fatto locale. Come se i pm non avessero indicato tra le parti offese dal reato l’Unione Europea che però si guardava bene dal costituirsi parte civile e spediva a Torino poche righe vergate da un funzionario: “Caro cancelliere non siamo interessati a eleggere domicilio in Italia”.

Di quelle poche righe però mai alcun giornale ha dato conto ai suoi lettori. “Embedded”. E per giunta servitori di due padroni: da un lato la procura, dall’altro le banche molto interessate a finanziare il Tav e che controllano direttamente o indirettamente gli editori delle gazzette nostrane. E quindi purtroppo ci sta che alle notizie negative venga data meno diffusione possibile. Basta però che non la menino con la libertà di stampa e pure con l’indipendenza facendo il paio con i comportamenti dei pm che sull’argomento continuano a ad agitare un fantasma del passato per regolare lo scontro sociale e politico di oggi proprio mentre alcuni promotori del Tav iniziano a manifestare dubbi a causa dei costi eccessivi. I pm fanno politica trincerandosi dietro un’indipendenza e autonomia sempre più presunte e dietro il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale. Ma il naso negli appalti del Tav non lo mettono. Il ministro dei Trasporti Lupi si fa giudice anzi veste i panni di un’intera corte d’assise per attaccare la sentenza che il 17 dicembre ha assolto 4 militanti sempre dall’accusa di “terrorismo”, invece di tacere e stare tranquillo. Gli appalti del Tav sono in questo straordinario paese gli unici onesti e trasparenti. E quello che spetta a Cl e Coop non si tocca (frank cimini).

NoTav, cade l’accusa di terrorismo….
3 anni 6 mesi per compressore rotto

L’accusa di terrorismo è stata fatta a pezzi dalla corte d’assise di Torino che ha deciso di condannare a “soli” 3 anni e 6 mesi i 4 militanti Notav imputati per l’azione contro il cantiere di Chiomonte del 14 maggio del 2013. I giudici hanno dato ragione all’accusa esclusivamente in relazione al danneggiamento all’incendio e alla violenza a pubblico ufficiale.

Si tratta di una sonora sconfitta per i pm Padalino figicciotto berlingueriano e Rinaudo neofascista di Fdi che in aula avevano parlato di “atto di guerra” al fine di supportare l’accusa di aver agito con finalità di terrorismo. Il teorema Caselli esce fortemente ridimensionato se non addirittura azzerato dalla decisione della corte d’assise, anche se 3 anni e 6 mesi per un compressore rotto nel corso dell’azione non sono pochi. Ma bisogna ricordare che il processo è stato sottratto al suo giudice naturale, il tribunale di Torino, dai pm e soprattutto dal gip che decideva il rinvio a giudizio contestando la finalità di terrorismo, cioè l’agitare un fantasma del passato da parte di un professionista dell’emergenza del livello di Caselli, nel frattempo andato in pensione.

La sentenza è in linea con quanto aveva deciso la Cassazione annullando sia pure con rinvio il verdetto del Riesame di Torino sulla sussistenza della finalità di terrorismo. Secondo la Suprema Corte per contestare l’accusa di terrorismo ci vogliono elementi concreti e nel caso specifico la concreta possibilità che le autorità debbano rinunciare alla realizzazione dell’opera.

Del resto gli stessi pm in sede di requisitoria facevano una parziale marcia indietro rispetto all’ipotesi originaria di accusa passando dall’attentato alla vita a quello dell’incolumità fisica di operai e poliziotti. Ma i pm poi giocavano la carta della disperazione alla vigilia della sentenza contestando l’accusa di terrorismo ad altri 3 militanti Notav che a luglio erano stati arrestati per i fatti del 14 maggio 2013. L’ordinanza bis era un chiaro tentativo di influire sul verdetto ormai prossimo, dal momento che conteneva alcune testimonianze rese in aula da appartenenti alle forze di polizia nel processo appena concluso. Erano deposizioni già sotto la valutazione della corte d’asssise e i pm e il gip che con un “copia e incolla” diceva di sì si rendevano protagonisti di un’operazione quantomeno scorretta e inopportuna.

Ai pm comunque il giochetto non è riuscito. La corte d’assise ha detto di no mettendo un punto fermo che ha un significato sicuramente più generale. In questo disgraziato paese è possibile contrastare i progetti di imprese, banche, partiti (in realtà corporazioni), sindacati, appoggiati da giornali e tg, senza dover far fronte all’accusa di terrorismo. Insomma, come aveva ricordato un legale in sede di arringa, un compressore rotto non è parificabile al sequestro Moro.

Sulla sentenza non può non aver pesato il fatto che la più importante delle parti offese indicate dai pm, l’Unione Europea, decideva di non costituirsi parte civile. “Caro cancelliere non siamo interessati a eleggere domicilio in Italia” scriveva un funzionario di Bruxelles alla corte d’assise. E il presidente chiosava: “La commissione non sembra granchè interessata al nostro processo”. Insomma non c’era stata nessuna azione di guerra, nessun ricatto tale da costringere a rinunciare alla realizzazione di un’opera sulla quale adesso persino alcuni  dei principali promotori hanno dei forti dubbi “perchè costa troppo”. Ecco, se ne sono accorti adesso. Dopo aver delegato, come tanti decenni fa, un problema sociale, politico e di modello di sviluppo, alla magistratura. I giudici stavolta non hanno tolto le castagne dal fuoco per conto della politica. Ma, ricordiamolo, 7 ragazzi (i 4 del processo finito oggi e altri 3) stanno in carceri di massima sicurezza(alcuni da un anno), torturati da un 41bis di fatto, a causa di un teorema che una corte d’assise stamattina ha buttato nel cesso(frank cimini)

Davanti a tutti in graduatoria da sostituto Pg
Ma Robledo rischia il trasferimento da Milano

Tra i magistrati in corsa per ottenere un posto da sostituto in Procura Generale c’è proprio colui che potrebbe dover lasciare Milano per incompatibilità ambientale. Per oggi è attesa la proposta della Prima commissione del Csm su un eventuale trasferimento di Alfredo Robledo (e di Edmondo Bruti Liberati?). E proprio oggi si scopre, dalle graduatorie interne pubblicate dal Csm, che lo stesso Robledo è primo in una lista di 26 magistrati che hanno chiesto un posto nell’ufficio guidato da Manlio Minale.

Tra chi ha chiesto di diventare sostituto Pg non ci sono solo magistrati milanesi, ovviamente. Ma c’è anche chi parla di una “mezza fuga dalla Procura” guidata da Bruti. Robledo risulta primo in graduatoria (valutazione: 31) davanti ad Amato Barile (30), pm alla Procura di Lagonegro, e a Celestina Gravina (26), attuale Procuratore a Matera che farebbe così ritorno nella Milano che la vide impegnata da inquirente, tra le altre cose, nell’inchiesta sulla strage di Linate. Al settimo posto c’è un’altra pm milanese, Laura Gay, attualmente all’esecuzione (dipartimento guidato da Robledo dopo la nota estromissione dal pool anticorruzione). Più indietro i sostituti procuratori Maria Mazza, Paola Pirotta (di quel secondo dipartimento che fu guidato da Robledo), Angelo Renna, Silvia Perrucci, Maria Teresa Latella.

Chiedono un posto al terzo piano lato Manara anche l’ex giudice milanese Gemma Gualdi (quinta in graduatoria), l’ispettore del ministero Paolo Fortuna, il pm di Pavia Giovanni Benelli, i pm dei minori di Milano Maria Saracino e Ciro Cascone e la pm di Brescia Silvia Bonardi, magistrato che negli ultimi mesi ha indagato per concussione il collega milanese Ferdinando Esposito.

I posti messi a bando sono solo due. Con l’eventuale trasferimento di Robledo, qualcuno verrebbe ripescato.

(Aggiornamento delle ore 16: sulla questione trasferimenti per incompatibilità ambientale il Csm ha deciso di rinviare. Prima verrà ascoltato il presidente di Corte d’Appello Giovanni Canzio, il 16 dicembre, poi si vedrà).

Camera Penale, “scandaloso negare un legale alla mamma di Ragusa”

C’è un aspetto poco attraente dal punto di vista mediatico che  si è dimenticato di sottolineare nella vicenda di Veronica Panarello, la mamma di Ragusa accusata di avere ucciso il figlio di 8 anni, Loris. Qualcosa che interpella la nostra coscienza di vivere in uno stato di diritto. Prima di essere fermata, questa donna è stata interrogata per ore dai pubblici ministeri come persona informata sui fatti, senza la possibilità di essere affiancata da un avvocato sebbene fosse chiaro a tutti che per la pubblica accusa fosse lei l’unica indiziata dell’omicidio.

In una nota diffusa oggi (nota-del-consiglio-direttivo-del-10122014.html) che critica la protesta organizzata dall’Associazione Nazionale Magistrati contro la riforma Renzi, la Camera Penale di Milano prende una posizione molto chiara. Per gli avvocati, la donna “è stata prima posta alla berlina mediatica e poi privata del proprio diritto costituzionale all’assistenza difensiva e della possibilità di esercitare il proprio diritto al silenzio in un clima quasi da auto da fe’”. I magistrati non dovrebbero preoccuparsi di falsi problemi come la riduzione delle ferie,  ma “del rispetto e dell’applicazione dei diritti e delle garanzie che sono alla base del funzionamento del diritto penale”. Era stato invece indagato come “atto dovuto” Orazio Fidone, il cacciatore che aveva trovato il corpo del bambino in un canalone nella campagna ragusana. Sarebbe stato un “atto dovuto” anche iscrivere Veronica Panarello che avrebbe goduto così della possibilità di concordare una linea difensiva con un legale, riconoscendole il diritto alla difesa garantito dalla Costituzione.  Commenta Salvatore Scuto, presidente della Camera Penale milanese: “Nell’Anm ormai ha preso il sopravvento l’ala più dura dei magistrati guidati da Piercamillo Davigo e Nicola Gratteri che puntano a indebolire i diritti delle difese. Si vuole per esempio allungare la prescrizione dimenticando che essa matura al sessanta per cento nell’udienza preliminare. E si perdono di vista problemi ben più seri, come la scandalosa negazione di un legale a Ragusa”.  (manuela d’alessandro)

Notav, pm e gip giocano sporco a pochi giorni dalla sentenza

A pochi giorni dalla sentenza del processo prevista per il 17 dicembre a carico di 4 militanti NoTav che rischiano la condanna a 9 anni e 6 mesi di carcere accusati di aver agito “con finalità di terrorismo” per la rottura di un compressore, i pm e il gip di Torino aggravano la posizione di altri 3 indagati per lo stesso fatto avvenuto il 14 maggio del 2013 al cantiere di Chiomonte. Anche ai 3 già detenuti il gip su richiesta dei pm con una nuova ordinanza di custodia cautelare contesta ora la finalità di terrorismo che l’estate scorsa era stata esclusa.

Nella nuova ordinanza si riportano le testimonianze che alcuni appartenenti alle forze di polizia hanno reso nel processo in via di definizione a giorni. La mossa di pm e gip appare quantomeno inopportuna e scorretta perché la loro valutazione non può non rischiare di interferire con la decisione che i giudici della corte d’assise di Torino stanno per adottare sulle presunte responsabilità dei primi 4 militanti finiti in carcere un anno fa, ripetiamo, per lo stesso fatto.

Il gip in riferimento all’azione di Chiomonte scrive di “atto di guerra” facendo un copia e incolla con la richiesta della procura, aggiungendo che si tratta di una minaccia all’integrazione europea. Il giudice non fa alcun accenno che proprio l’Unione Europea indicata dai pm come parte offesa nel processo ai 4 militanti Notav con una missiva di poche righe aveva rifiutato di costituirsi parte civile tanto che il presidente della corte d’assise aveva commentato: “La commissione non sembra granchè interessata a questo processo”. Un funzionario di Bruxelles aveva scritto: “Non intendiamo eleggere domicilio in Italia”.

Ma pm e gip nonostante ciò vanno per la loro strada agitando un fantasma del passato che viene utilizzato al fine di di regolare lo scontro sociale e politico di oggi, arrivando a ignorare la Cassazione che aveva annullato sia pure con rinvio la finalità di terrorismo contestata ai primi 4 arrestati.

Insomma l’accusa contenuta nella nuova ordinanza condivisa da un giudice che dovrebbe essere terzo è la carta truccata giocata dai pm in vista della sentenza del 17 dicembre. E’ in pratica la replica alle arringhe dei difensori uno dei quali aveva sostenuto che esiste differenza tra un compressore rotto e il sequestro Moro. (frank cimini)