giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Il ‘regalo’ di 3 finanzieri: un software gratis per 28mila pratiche della giustizia

Nel Palazzo dove si spendono milioni di euro targati Expo per informatizzare i processi, la fantasia e la tenacia di tre giovani finanzieri creano, senza alcuna spesa di denaro pubblico, un software in grado di gestire 28mila pratiche nell’ufficio della Procura Generale di Milano.

Il sistema ‘Prometeo’, così si chiama la neonata piattaforma informatica, è nato da un’intuizione dell’Avvocato dello Stato Laura Bertolè Viale che un anno fa convoca i suoi ragazzi e gli chiede: “Cosa possiamo fare per accelerare le pratiche nell’ufficio?”. Davide Carnevali, Luigi Cerullo e Damiano Franco come prima cosa vanno a bussare alle porte degli impiegati facendosi spiegare le loro esigenze e poi s’inventano questo programma capace di archiviare e gestire, anche sostituendo i polverosi registri cartacei con strumenti informatici, le delicate informazioni della giustizia.

Si presenta come un normale sito web, esportabile in altre amministrazioni, ed è basato su tecnologie open source. Come Prometeo sfidò le divinità, questi tre ragazzi sembrano provocare l’dea  del pubblico che non funziona e si deve affidare a partner privati, talvolta con modalità oscure (sospesi-gli-affidamenti-diretti-expo-per-la-giustizia-milanese-il-verbale-che-svela-il-clamoroso-cambio-di-rotta), come accaduto coi fondi dell’Esposizione Universale. Dai quali, guarda caso, è stata esclusa la Procura Generale.  (manuela d’alessandro)

NoTav, sono a casa i 4 militanti assolti da “terrorismo”

Sono a casa i 4 militanti NoTav assolti dall’accusa di terrorismo il 17 dicembre scorso a Torino. La corte d’assise ha deciso per gli arresti domiciliari accogliendo la richiesta dei difensori. Tornano a casa dopo oltre un anno passato in regime di alta sorveglianza, carcere duro, un articolo 41bis di fatto, accusati di aver agito con finalità di terrorismo in relazione all’azione al cantiere di Chiomonte che aveva portato alla rottura di un compressore. I pm avevano dato parere fortemente negativo alla scarcerazione.

I 4 militanti NoTav lasciano il carcere nel momento in cui contro la sentenza di assoluzione dall’imputazione più grave è in atto una campagna di linciaggio del verdetto della corte d’assise. Il ministro Lupi, il senatore piddino Esposito addebitano a quella sentenza la responsabilità dei recenti attentati mentre i pm all’udienza del Riesame per altri 3 militanti NoTav hanno duramente attaccato la decisione della corte d’assise, ancora prima che siano rese note le motivazioni tra circa tre mesi. Insomma pm e giornali preparano il clima in vista del processo d’appello.

La sentenza di primo grado non l’hanno proprio digerita. Eppure si tratta di una sentenza che va nel solco tracciato dalla Cassazione che aveva rispedito indietro a Torino l’accusa di terrorismo. evidentemente per l’accusa e i suoi fiancheggiatori in politica e nelle redazioni il diritto non c’entra. Si tratta in effetti di un’operazione politica a difesa della realizzazione di un’opera rimessa in discussione da alcuni degli stessi promotori perché costa troppo. Se ne sono accorti adesso, La Torino-Lione non si farà quasi certamente. E quindi, agitando un fantasma del passato, il potere darà la colpa ai “terroristi”. (frank cimini)

Stasi come Franzoni, “poca prova, poca pena”

E’ una sentenza che ricorda da vicino quella inflitta in via definitiva ad Anna Maria Franzoni, la mamma di Cogne,  per l’omicidio del figlio Samuele.  Anche Alberto Stasi viene condannato a 16 anni di carcere dopo un’aspra battaglia processuale con un verdetto che sembra riflettere tutti i dubbi ermersi in questa indagine. Non quindi ai 30 anni chiesti dal procuratore generale Laura Barbaini vittoriosa, comunque,  insieme alla parte civile Gian Luigi Tizzoni, al termine di una ‘partita’ che ribalta i precedenti esiti processuali di uno dei più controversi casi di cronaca nera degli ultimi anni.

Difficile per la Corte d’Assise d’Appello, presieduta da Barbara Bellerio, ignorare la sentenza della Cassazione (la-strana-cassazione-su-alberto-stasi-che-per-3-volte-diventa-mario) che nell’aprile 2013 aveva annullato con rinvio le assoluzioni pronunciate dal gup di Vigevano Stefano Vitelli, prima, e dalla stessa Corte d’Assise di Milano (ovviamente in composizione diversa) poi. Gli ‘ermellini’, entrando nel merito della vicenda, avevano chiesto di “rivisitare gli indizi” e sottolineato le “incongruenze” nel racconto di Stasi, identico dal primo giorno, su quanto accadde quella mattina d’estate.
Ma la pena per l’ex studente bocconiano dagli occhi celesti scende sensibilmente rispetto alle previsioni in caso di condanna perché i giudici hanno tolto alla contestazione della Procura Generale l’aggravante della crudeltà. Ai 24 anni tetto massimo previsto per l’omicidio è stato quindi applicato lo sconto di un  terzo della pena previsto dal rito abbreviato. Dopo la lettura della sentenza, in un clima surreale, è stata allestita una conferenza stampa. Da un ‘banchetto’ improvvisato, si sono affacciati mamma Rita e papà Giuseppe, molto emozionati, che hanno ringraziato con calore i loro legali, “per i quali Chiara è diventata una figlia”. Per loro e per il fratello della vittima, Marco, anch’egli presente, i giudici hanno stabilito un risarcimento di un milione di euro. “Ora guarderò Chiara e le dirò ‘ce l’hai fatta’”, ha detto la mamma. Dall’altra parte, Stasi viene descritto come “sconvolto”,  dopo aver provato a convincere i giudici della sua innocenza rendendo dichiarazioni spontanee: “Non cercate a tutti i costi un colpevole, condannando un innocente. In questi sette anni ci si è dimenticati che la morte di Chiara è stata un dramma anche per me”.

Dopo sette anni non si può dire che i dubbi siano stati dissipati, a maggior ragione di fronte a una decisione che appare ispirata al principio “poca prova, poca pena”, come ha detto un legale di Alberto. In attesa delle motivazioni tra 90 giorni, è difficile immaginare perché, qualora Stasi sia davvero colpevole, il suo non sia stato un omicidio aggravato dalla crudeltà. Un ragazzo che uccide la fidanzata sfondandole il cranio e gettandola sulle scale ha commesso un omicidio ‘semplice’? Era stata la stessa pg a parlare di una condotta senza pietas da parte dell’imputato. In ogni caso resta lo sconcerto per una giustizia che ha detto tutto e il contrario di tutto in sette anni dopo un’indagine costellata di errori clamorosi.  (manuela d’alessandro)

Perché gli scippatori vanno in galera e i corrotti no?
Un’idea di riforma da chi esegue le pene

“Volete sapere perché gli scippatori vanno in galera e i corrotti no? Semplice, basta leggere un articolo di legge e semplicissimo sarebbe cambiarlo”. Così semplice che non si fa, appunto, preferendo arrovellarsi su complicate ipotesi di riforma.

Spiega il il sostituto procuratore generale di Milano Antonio Lamanna, magistrato di grande esperienza che diede parere  favorevole all’affidamento ai servizi sociali di Silvio Berlusconi dopo la condanna Mediaset. “Quando viene pronunciata una sentenza di condanna definitiva a pena detentiva, entrano in gioco l’articolo 656 del codice di procedura penale e l’articolo 4 bis della legge sull’ordinamento penitenziario. Se la pena non supera i tre anni, e ciò accade per la maggior parte dei casi, il pubblico ministero ne sopende l’esecuzione, tranne che per una serie di reati che vengono indicati in queste norme”.

Quello che stupisce sono alcuni dei reati che costituiscono eccezione alla regola generale, per i quali cioé non si può sospendere la pena detentiva e si finisce in carcere senza ‘sconti’: scippo, contrabbando aggravato di sigarette, furto in appartamento. Tra queste fattispecie certamente la corruzione non sfigurerebbe. Invece chi prende mazzette ed è condannato a meno di tre anni (succede spesso per la concessione delle generiche o perché si viene giudicati con riti alternativi), evita il carcere. “Basterebbe aggiungere la corruzione accanto allo scippo, al contrabbando e agli altri reati, tra i quali le violenze sessuali, per essere sicuri che chi commette un reato grave come la corruzione sconti in carcere almeno parte della pena”. Una riforma facile, facile. Non giustizialismo, ma buon senso, per un reato tra i più odiosi perché spesso colpisce la fiducia nelle istituzioni e viene compiuto non da chi nasce in ambienti criminogeni ma da chi ‘sceglie’ di tradire la fiducia dei cittadini. (manuela d’alessandro)

NoTav, anche il Riesame boccia teorema Caselli

Dopo la Cassazione e la corte d’assise di Torino anche il Riesame del capoluogo piemontese ha annullato l’accusa di terrorismo in relazione all’azione contro il cantiere del treno ad alta velocità di  Chiomonte del 14 maggio 2013. La Cassazione e la corte d’assise si erano espressi in relazione alla posizione di 4 giovani arrestati a dicembre dell’anno scorso. Il Riesame invece ha vagliato la posizione di altri 3 militanti NoTav in carcere da luglio scorso ma ai quali era stata notificata di recente una nuova ordinanza con cui si contestava agli indagati di aver agito con finalità di terrorismo.

Per il teorema Caselli è la terza bruciante sconfitta che tra l’altro arriva a pochi giorni, era il 17 dicembre, dall’assoluzione in corte d’assise dei 4 militanti dall’imputazione più grave. La corte spazzava via l’accusa di terrorismo condannando i 4 a 3 anni e 6 mesi contro i 9 anni e mezzo chiesti dall’accusa.

I pm Rinaudo e Padalino avevano parlato di “un’azione di guerra” e a pochi giorni dal verdetto per i 4 avevano tirato fuori dal cappello il coniglio dell’ordinanza bis per i 3 cercando di influenzare la corte. E invece i pm ne hanno ricavato una doppia sconfitta. Converrà loro farsene una ragione, invece di far filtrare sui giornaloni la convinzione che la sentenza di assoluzione sia tra le cause delle recenti azioni a Firenze e Bologna perché avrebbe indotto a pensare in giro che non si rischia granchè a livello penale. Continua a leggere