giustiziami

Cronache e non solo dal Tribunale di Milano

Guido Salvini, “Tranfa ha inquinato il processo, dove sono Csm e Anm?”

E’ stata sempre un’abitudine, quasi un automatismo, una comoda scorciatoia linguistica per i capi dell’Anm, alcuni dei quali assurti al Csm, evocare la “delegittimazione” della magistratura dinanzi a qualsiasi critica nei confronti della categoria, anche una semplice inezia, anche non infondata, anche del tutto disinteressata.

Ora tanto l’Anm quanto il Csm tacciono imbarazzati davanti al gesto del Presidente del processo Ruby, tra l’altro esponente non di secondo piano dell’associazionismo a Milano, che si è dimesso, quasi sbattendo la porta, scrivono i cronisti, subito dopo il deposito delle motivazioni della sentenza. A quanto sembra, anche se la vicenda è avvolta in parte nell’ambiguità, la sua sarebbe una protesta contro l’assoluzione di Berlusconi dopo essere stato messo in minoranza dagli altri due giudici. Non è solo un episodio di scarso buon gusto. Il Presidente avrebbe potuto, come qualsiasi altro giudice e come consente la legge, motivare il suo dissenso e lasciarlo scritto in una busta chiusa depositata a futura memoria in cancelleria, senza violare il segreto del voto in camera di consiglio e senza mostrare poco rispetto nei confronti dei due colleghi. E nulla gli impediva, se proprio lo desiderava, di spiegare il suo punto di vista, magari tra qualche anno, in un libro quando anche il processo Ruby, come ogni cosa, sarà diventato storia. Continua a leggere

Bruti, tra poco me ne vado, ma prima “recuperiamo l’orgoglio”


Bruti Liberati annuncia quello che già tutti sapevano, che presto riporrà la  toga per raggiunti limiti d’età, ma prima dice di voler provare a recuperare l’”orgoglio” perduto dalla Procura più tormentata d’Italia. Con una lettera inviata a tutti i pm milanesi, Bruti convoca  per il 6 novembre un’assemblea generale aperta a tutti i colleghi per “voltare pagina e rilanciare l’orgoglio di appartere a una una Procura della Repubblica che è stata ed è parte della storia del nostro Paese”.

“Tra non molto tempo andrò in pensione – scrive –    Non ho altro obbiettivo che quello di garantire il miglior funzionamento possibile dell’Ufficio anche in vista e durante Expo 2015 e di lasciare questa Procura ben organizzata e con un clima di collaborazione e serenità”. Prima ammette che “il nostro Ufficio ha attraversato un periodo indubbiamente difficile”, ma poi attacca:  l’”immagine” di una Procura paralizzata da scontri interni presentata all’opinione pubblica non corrisponde alla realtà” perché essa “ha continuato ad assicurare un servizio giustizia di qualità al Paese”. Si può ipotizzare che il “tra non molto” significhi comunque che Bruti resterà al timone fino a dicembre 2015, quando, salvo proroghe per ora non previste, dovrà  andarsene. Difficile che lasci prima di Expo che, a questo punto, sembra sia il crocevia di ogni destino sul patrio suolo.  (manuela d’alessandro)

 

 

Sea, quando il gup è anche relatore al consiglio giudiziario

Venerdì prossimo 24 ottobre il gup Anna Maria dovrà decidere se accogliere o meno la richiesta di mandare sotto processo per turbativa d’asta Vito Gamberale e altri due imputati in relazione all’acquizione della Sea, la società che gestisce gli aeroporti di Milano. Stiamo parlando del famoso fascicolo “scomparso”, assegnato con 6 mesi di ritardo al procuratore aggiunto Alfredo Robledo e punto cruciale della guerra interrna all’ufficio inquirente con il capo della procura Edmondo Bruti Liberati.

Il giudice Zamagni fa parte del consiglio giudiziario del distretto ed è relatore sulla querelle Bruti-Robledo insieme alla collega Annunziata Ciaravolo. Dovrà riferire dunque anche sul capitolo di cui si occupa in sede di udienza preliminare. Il giudice recita due parti nella stessa commedia. E non si tratta di una vicenda qualsiasi, ma della storia che ha diviso la procura milanese e dove il Csm fin qui ha brillato per la sua capacità di rinviare e di non decidere, pur avendo da tempo tutte le carte a sua disposizione per farlo.

Il doppio ruolo del giudice Zamagni rischia di finire per aumentare le incertezze e le contraddizioni di un’inchiesta, quella sull’acquisizione della Sea, già azzoppata dal ritardo con cui il fascicolo era arrivato al dipartimento di competenza dopo che se ne erano perse le tracce a causa di “una mia colpevole dimenticanza”, per citare parole con le quali Bruti Liberati si era assunto la responsabilità dell’incidente.

Non era stato possibile intercettare Gamberale e gli altri indagati perché era finito l’effetto sorpresa dal momento che i diretti interessati sapevano della loro iscrizione nell’apposito registro. Nonostante ciò a conclusione delle indagini Robledo chiedeva il rinvio a giudizio su cui dovrà decidere il gup. Insomma è un fascicolo che non trova pace nell’ambito di una storia che all’immagine della magistratura nel suo complesso ha fatto non pochi danni. E nel caso specifico nessuno può alludere a complotti organizzati da imputati, nemmeno dal più eccellente di tutti (frank cimini)

Indagine avocata a pm Greco.
Imprenditore patteggia 4 mesi.

Ha patteggiato 4 mesi di carcere convertiti in 30mila euro di multa un imprenditore edile accusato di mancato versamento dell’Iva nell’ambito di una delle indagini che erano state avocate dalla Procura Generale di Milano dopo che la Procura aveva chiesto l’archiviazione e il gip aveva detto di ‘no’. (la-procura-non-indaga-tolte-sette-indagini-a-greco)

Altri due imprenditori che rispondono dello stesso reato (l’evasione ammonta a 193mila euro) saranno processati col rito ordinario a partire dal 22 dicembre. L’imprenditore che ha patteggiato, col consenso del pg Gianni Griguolo, oltre al versamento della tassa dovrà pagare la multa in dieci rate mensili da 3mila euro l’una.

E’ la prima delle inchieste avocate che viene definita con una condanna (manipolo-titoli-per-85-mln-procura-generale-chiude-unaltra-indagine-avocata-a-pm-greco). Era stato il procuratore aggiunto Francesco Greco a chiedere l’archiviazione valutando che nella denuncia arrivata dall’Agenzia delle Entrate non vi fossero fatti di rilevanza penale. Alcune delle altre indagini avocate sono già state chiuse nei mesi scorsi dalla Procura Generale. (a-processo-gli-evasori-archiviati-dal-pm-francesco-greco)

(frank cimini e manuela d’alessandro)

La carte degli appalti Expo senza gara per Tribunale.
A chi e perché sono finiti i fondi per la giustizia milanese

 

Abbiamo trovato negli uffici del Comune di Milano le carte (consultabili qui: Documenti appalti Expo e Documenti appalti Expo 2) che giustificano gli affidamenti diretti a imprese beneficiarie dei fondi Expo per migliorare la giustizia milanese. Un  bel ‘tesoretto’ di diversi milioni di euro  che è stato distribuito a fortunate aziende o enti scelti senza una gara, diremmo quasi ‘sulla fiducia’.  La legge prevede questa possibilità anche per appalti al di sopra dei 40mila euro, la soglia sotto la quale i contraenti fanno un po’ quello che vogliono, senza bisogno di una competizione. Ma se si scavalca l’asticella dei 40mila euro l’affidamento diretto è un’eccezione e bisogna spiegare molto bene perché non si faccia la gara, con “adeguata motivazione nella delibera o determina a contrarre”.  Seguiteci nel nostro viaggio che ha cercato di rispondere, appalto per appalto, alle domande che ci eravamo posti nei giorni scorsi (inchiesta-milioni-di-fondi-expo-per-il-tribunale-assegnati-senza-gara-perche). Ma ve lo diciamo subito: più che trovare risposte abbiamo trovato nuove domande, che giriamo agli interessati. Senza pregiudizio, ma con molta curiosità.

FACCIAMO BELLO IL SITO DEL TRIBUNALE

Perché sono toccati proprio alla Camera di Commercio trucchi e pennelli per fare il maquillage del sito internet del Tribunale di Milano e la ‘regia’ per sviluppare l’intranet (la rete informatica del Palazzo)? E perché è stata prescelta senza gara per ricevere a questo scopo 265.295mila euro di fondi Expo? Nella determinazione dirigenziale datata 23 maggio 2013 col timbro di Palazzo Marino, si fa riferimento al dlgs. 163 del 2006, la norma del codice degli appalti che prevede l’affidamento diretto come ipotesi percorribile solo in casi puntuali. I funzionari non indicano in base a quale articolo di questa legge, richiamata solo in modo generico, la scelta sia caduta sulla Camera di Commercio. Il documento è tuttavia chiaro nello spiegarci le caratteristiche che deve avere chi desidera  questo contratto: “l’implementazione dell’intranet nonché la realizzazione del nuovo sito deve avvenire, vista la particolarità del sito utilizzatore, a cura di un operatore economico in grado di garantire la massima segretezza e riservatezza soprattutto in ordine alle notizie di cui verrà a conoscenza necessarie al fine di realizzare quanto richiesto”.
Bene. Allora uno s’immagina che vengano lodate le capacità di mantenere i ‘segreti’ da parte della Camera di Commercio. Invece i dirigenti spiegano così i passaggi che portano all’individuazione dell’ente. “Gli Uffici Giudiziari del Palazzo hanno comunicato che da tempo è in essere un rapporto istituzionale consolidato tra gli stessi uffici e la Camera di Commercio in ordine all’esecuzione di attività varie”.

Questo rapporto in realtà, non era tra tutti gli uffici giudiziari bensì solo tra il Tribunale e la Camera di Commercio. Restavano fuori quindi Procura, Procura Generale, Corte d’Appello. Ma cosa riguardava esattamente questa collaborazione? Qualcosa che ha messo in luce la capacità della Camera di Commercio di mantenere i segreti? Non proprio. La convenzione del 23 luglio 2008 “è dedicata principalmente all’informatizzazione dell’iter delle procedure concorsuali ed è stata integrata con addendum specifico per la gestione della pubblicità delle aste. Questa collaborazione – si legge nel foglio – ha consentito al Tribunale di usufruire di alcuni importanti servizi della Camera, tra cui la diffusione delle informazioni relative alle procedure concorsuali pendenti”. Quindi, la Camera di Commercio viene scelta come operatore in grado di garantire la segretezza perché ha dimostrato di essere brava a dare pubblicità alle aste? Eppure questo è il know how “specifico” indicato nel documento di Palazzo Marino di cui è in possesso la Camera “all’interno di organizzazione complesse come può essere il Tribunale di Milano”.

Sia il sito della Procura che quello della Corte d’Appello sono stati invece realizzati gratis, con risorse interne all’ufficio il primo e con l’aiuto di AsteGiudiziarie. spa il secondo.

CHI MANOVRA LA CONSOLLE DEL MAGISTRATO?
Ed eccoci a uno dei ‘piatti’ più succulenti alla tavola giudiziaria di Expo: milioni di euro per i lavori necessari a mettere a punto la consolle del magistrato, il software che dovrebbe proiettare le toghe nell’era 2.0.  e, più in generale, utile allo sviluppo degli strumenti del Processo Civile Telematico.  Sono quattro le tranches di denaro uscito dal ‘cappello’ di Expo che vengono assegnate a questo fine e tutte se le aggiudicano Elsag Datamat  e Net Service, società entrambe nel ‘regno’ di Finmeccanica.

1) A Elsag Datamat finiscono con affidamento diretto 959.952 mila euro del primo finanziamento Expo. Vediamo qual è l’asserita “adeguata motivazione”  per evitare la gara. Nella delibera del 26 novembre 2010 viene spiegato che la Datamat spa già il 28 luglio 2002, quando Expo era un miraggio, aveva vinto una gara europea per costruire l’”infrastruttura tecnologica” della consolle. In seguito a quella gara, il Ministero della Giustizia aveva sottoscritto nel 2003 un contratto con Datamat che poi si era fusa con Elsag. E tanto basta per far dire al Comune, 7 anni dopo, che il contratto va rinnovato a quella che nel frattempo è diventata  Elsag Datamat “per ragioni di natura tecnica”.

L’articolo di riferimento è il numero 57 comma 2 lettera b del codice degli appalti per cui è possibile l’affidamento diretto “qualora per ragioni di natura tecnica o artistica ovvero attinenti alla tutela di diritti esclusivi, il contratto possa essere affidato unicamente a un operatore economico determinato”. Quali siano le “ragioni di natura tecnica” per cui solo Finmeccanica era in grado di effettuare la prestazione non viene esplicitato in questa sede.

2) Con identica motivazione contenuta nella determinazione dirigenziale del 24 gennaio 2011 viene affidato direttamente un altro gruzzoletto da 958.620mila euro sempre a Elsag Datamat, ancora una volta da destinarsi alla consolle del magistrato e al processo civile telematico.

3) Stesso scenario per il 1.264.147,50 euro del secondo finanziamento che viene affidato alla società bolognese Net Service srl per il processo civile telematico. Ancora spicca il riferimento all’articolo 2 lettera b dell’articolo 57 per giustificare l’affidamento diretto e quello alla gara Ue di molti anni prima. Nella determina dirigenziale, notiamo anche che l’amministrazione comunale affida il denaro a Net Service su richiesta del Dgsia (Direzione Generale Sistemi Informativi Automatizzati), previo rilascio di un parere favorevole dello stesso Dgsia.

4) Anche una fetta del terzo finanziamento viene utilizzata per migliorare la consolle del magistrato e il processo civile telematico. Per l’esattezza 631.960mila euro sono assegnati con affidamento diretto a Net Service. Nella determinazione dirigenziale del 7 novembre 2013 si fa anche un cenno all’esistenza del  ”cruscotto del Presidente che consente al capo dell’Ufficio di esercitare un monitoraggio costante e proattivo dei singoli fenomeni di interesse”. Tutto e sempre in ne della “ragioni tecniche” indicate nel codice degli appalti che determina l’eccezione alla regola della gara.

A questo punto viene da chiedersi: il Processo Civile Telematico funziona? E’ ovvio che un’innovazione così epocale ha bisogno di tempo per esprimere al massimo le sue potenzialità però fa impressione leggere in un recente  documento ufficiale dell’Anm di Milano che il “Pct attualmente dipende e si fonda su un parco macchine di estrema fragilità e su dotazioni software incomplete e inadeguate allo sfruttamento completo delle potenzialità dello strumento”.  (il-processo-civile-telematico-piu-lento-di-quello-cartaceo-e-poco-efficiente-nonostante-i-fondi-expo)

 

IL SOFTWARE E’ MIO E ME LO GESTISCO IO
Un altro affidamento diretto è quello del giugno 2011 da 40mila euro concesso a Tecnoindex spa per il “sistema di gestione Easy Doc Portal” e l’evoluzione del sistema “Giada”. Tecnoindex è la società che si è aggiudicata l’appalto informatico per la Camera dei Deputati e dietro alla quale ci sarebbe, come risulta da fonti aperte (‘Il Fatto Quotidiano’, 2 novembre 2011), Giuseppe Bonifacino, già coinvolto in Mani Pulite. Anche qui sembra che a determinare la partita abbia giocato un ruolo clou il Cisia, un’articolazione del Ministero a livello locale, i cui “rapporti” vengono indicati nella determina come decisivi per la scelta di questa società “che possiede un approfondito know how e, fra l’altro, risulta essere il produttore e manutentore del software utilizzato”.
Nel 2014, la RedTurtle Technology, sempre con affidamento diretto, si porta a casa circa 30mila euro con affidamento diretto per l’”evoluzione del sistema gestionale Easydoc Portal”. E’ la stessa RedTurtle – leggiamo – a inoltrare “direttamente agli uffici del Tribunale la proposta tecnico – economica”. Dunque, il beneficiario ente pubblico (Tribunale) riceve dal privato contraente la proposta.

PG E CORTE D’APPELLO, “NOI NON C’ENTRIAMO NULLA CON QUESTI APPALTI”.

Torniamo al punto di partenza del nostro viaggio. I fondi Expo in teoria dovrebbero servire per rendere più efficiente agli occhi del mondo la giustizia milanese e, in particolare, a permetterle un salto nel futuro col Processo Civile Telematico. Nelle carte che abbiamo avuto modo di vedere sembra che dalle scelte contrattuali che hanno portato a diversi affidamenti diretti siano stati esclusi Corte d’Appello e Procura Generale.  Siamo andati a chiedere ai diretti interessati.

“Noi abbiamo detto che non ci interessava come venivano destinati questi soldi e l’abbiamo fatto capire per vie di fatto, non andando alle riunioni”, ci spiega l’Avvocato dello Stato, Laura Bertolé Viale. Netta anche la posizione espressa da Giovanni Canzio, Presidente della Corte d’Appello: “Noi e la Procura Generale – afferma – siamo stati completamente estranei alla fase contrattuale. Abbiamo solo indicato le nostre necessità”. “Il nostro sito – risponde Canzio a una domanda sull’affidamento diretto alla Camera di Commercio – ce lo siamo fatto noi e anche gratis. Non solo non sappiamo niente di questi contratti ma niente ne vogliamo sapere. Questo deve essere chiaro perché la conoscibilità delle cose, in generale, implica delle responsabilità. Come mai il Tribunale è così presente nelle carte? Chiedetelo a loro….”. 

(manuela d’alessandro)